La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Politica

Quella strana cosa chiamata sinistra

Scritto da – 18 Febbraio 2015 – 12:08Nessun commento

marx-pistolaNel 1990 Nanni Moretti usciva nei cinema con un film documentario intitolato “La cosa”. Esso era il risultato di interviste ad ex militanti del Partito Comunista italiano, che d’improvviso erano chiamati a decidere se la “svolta della Bolognina” poteva essere o meno il giusto futuro della sinistra italiana. Achille Occhetto aveva da poco proposto di trasformare lo storico partito nato nel 1921, in un qualcosa di alternativo e progressista: il PDS, ovvero il Partito
Democratico della Sinistra. Inizialmente il progetto aveva intrigato molti esponenti sia della base, sia del comitato centrale del Partito Comunista. D’altronde, il mondo stava cambiando. L’URSS scompariva, e con essa quasi tutte le nazioni sotto la bandiera rossa. Il mondo respirava un’aria nuova. Il capitalismo ed il liberismo avevano avuto la meglio, ed anche in Italia, serviva un cambio netto che facesse capire al popolo di sinistra il fatto di essere al passo coi tempi. In realtà, si stava accendendo la miccia per dare vita alla più grande esplosione di un’intera area dell’elettorato italiano. Da allora, in Italia lentamente sparirà la sinistra.

Lo so, scusatemi, vi sto sembrando alquanto tragico. E’ che proprio non ce la faccio ad essere neutrale. Non riesco a credere che si possa dare un colpo al cerchio, ed uno alla botte, e di conseguenza non riesco a dare meriti a chi, dal 1990, ha deciso di cancellare la propria storia per creare “La cosa”, per l’appunto.
Questo perché, da quel famoso XX congresso del PCI, si è progressivamente arrivati alla scomparsa della sinistra. In questi ultimi venticinque anni di storia, abbiamo assistito lentamente al degrado, tanto che è ormai diventata pratica comune, all’interno degli ambienti di sinistra, il ragionamento “si stava meglio prima”. Questo perché dal PDS di allora, al PD di oggi, non solo si è toccato il fondo, ma abbiamo iniziato a scavare con un’energia incredibile.

Inizialmente si è cercato di stare vicino alla base della sinistra: Operai, studenti, pensionati. Piano, piano, si è progressivamente abbandonato il campo del socialismo, per approdare dapprima ad un timido liberismo, fino ad arrivare, oggi, ad un partito completamente neo-liberista, molto più vicino ideologicamente al centro-destra che non alla sinistra.

Naturalmente qualche “compagno” del PD non riterrà affatto fondato questo ragionamento. Obietterà dicendo che il PD è ancora un partito di sinistra, e che è ancora al fianco delle fasce meno abbienti. Risponderà che la parte “marcia” del partito è piccolissima, e che loro dall’interno la stanno combattendo. I vari Fassina e Civati, che si definiscono la minoranza del PD, non riescono a capire che non hanno i numeri per cambiare proprio un bel niente, rimanendo dentro quel partito. Al massimo, sono buoni per organizzare una partita di calcetto, anche se non sono sicuro arrivino ai dieci previsti per giocare.

Esistono alternative? C’è chi risponderebbe di si. D’altronde, i partiti a sinistra non sono quantificabili. Tendono all’infinito. Così possiamo trovare altre mille liste, senza che nessuna abbia davvero una qualche rilevanza politica. Abbiamo i partiti più grandi, come SEL, che oggi si attesta poco al di sotto del 5%; poi abbiamo partiti più piccoli, come Rifondazione Comunista, che si trova sotto al 2%; poi abbiamo il partito Comunista dei lavoratori; il partito dei Comunisti italiani; il partito Marxista-Leninista italiano; Lotta Comunista etc … Non sono quantificabili tutti quanti. L’ultimo lo stanno facendo mentre io scrivo, al garage sotto casa mia.

Eppure, la sinistra non è minimamente in grado di imparare dai propri errori. Né tantomeno, è in grado di imparare a guardarsi intorno, e vedere come si sta evolvendo il mondo. Qualche esempio? Benissimo. Non possiamo non partire dall’ultimo grande risultato della sinistra mondiale: La Grecia. Abbiamo assistito all’incredibile ascesa di un partito, Syriza, che non è altro che un unione di diversi partiti della sinistra greca. Gli unici assenti al progetto Syriza, i comunisti ortodossi del KKE, i quali comunque alle ultime elezioni hanno sfiorato che il 10%. Tsipras, non ha dovuto inventare nulla. Semplicemente, ha riunito sotto un’unica bandiera la sinistra greca, e l’ha portata a vincere le elezioni, mettendo sul campo proposte elettorali socialiste ed anti-liberiste. Si è dissociato in toto dalle politiche di comune accordo del PASOK e del ND. Semplicissimo.

Non vi basta vero? Avete ragione. La Grecia potrebbe essere un caso. Allora spostiamoci dai nostri altri cugini mediterranei: in Spagna. Qui non possiamo parlare di elezioni, mancando ancora diversi mesi alla prossima tornata elettorale, ma possiamo parlare di sondaggi. Per quanto io diffidi sempre dei sondaggi, non si può non notare come il primo partito spagnolo ora sia Podemos. Ancora una volta, un partito radicale di sinistra. Vicinissimo a Syriza, anche Podemos è riuscito a raccogliere le richieste del popolo spagnolo, ostile alle politiche del Partito Socialista e del Partito Conservatore.

Di esempi se ne possono fare a bizzeffe. In Irlanda la sinistra radicale continua a riscuotere sempre più successi, così come accade anche in Francia e nell’Europa centrale. In America Latina, avanzano i partiti di sinistra in quasi tutte le nazioni. Addirittura il Presidente Obama ha dovuto cambiare rotta; le ultime politiche sociali ed economiche americane non avevano riscosso molto successo. In vista delle prossime elezioni, il Presidente è tornato a spostarsi a sinistra, riproponendo modelli di intervento sociale e rispolverando la vecchia teoria keynesiana.

In tutto il mondo, è chiara una cosa: E’ il momento di ridare nuova vita alla sinistra. Ma in Italia, come al solito, il messaggio non viene recepito. Eppure, mai come oggi, l’asse del principale partito di centro sinistra (o centro-centro-sinistra)(o centro-centro-centro-sinistra), è spostato a destra. Il PD ha ormai un “leader maximo” che con eccellenti colpi politici: Affossa l’articolo 18, vota emendamenti con il solo PD nell’aula, stringe alleanze con il centro-destra di Berlusconi o Alfano, a seconda della stagione, sostiene le politiche liberiste e pro-austerity della Merkel e cerca di dare vita ad una riforma elettorale (l’Italicum 2.0) che peggio di così non si poteva fare.

Sembra evidente che tutte le componenti che si dichiarino di sinistra in Italia, debbano riunirsi sotto un’unica bandiera e fungere da opposizione a questo PD. Invece non accade nulla di tutto ciò. Anzi, se possibile, la sinistra è ancora più divisa di prima. Quelli dentro il PD, non vogliono uscire dal partito, e sperano non si sa cosa, giustificando l’ingiustificabile; gli altri, a loro volta continuano a discutere su chi sia più rosso, rimanendo nel loro isolamento. A parole sono tutti bravi a sostenere Syriza o Podemos. All’atto pratico, non hanno la minima voglia di creare una sola, vera, federazione di sinistra, che punti a governare.

Così, continuiamo a navigare in questo mare totalmente italiano. Dove abbiamo un recessione galoppante, ed un tasso di disoccupazione al 13,2%; dove due italiani al di sotto dei trent’anni su cinque, non lavorano; dove il PIL non accenna minimamente a crescere, nonostante le riforme economiche in atto. Ma in fin dei conti a noi sta bene così. Possiamo continuare, nel frattempo, a scendere in piazza in favore della Grecia. Tanto noi siamo più fichi: Invece di dover votare una Syriza italiana, abbiamo una vasta gamma di scelta. Forse alle prossime elezioni, chiudo gli occhi e sbarro il primo dei seicento partiti di sinistra che mi trovo sotto al naso.

Francesco Carta


Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.