La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » esteri

Siria, pietà l’è morta

Scritto da – 3 Dicembre 2012 – 13:5879 commenti

Ancora una volta ci troviamo a parlare di Siria, di una guerra di potere nella quale a morire sono persone povere ed indifese, civili di ogni razza, sesso ed età.
Ancora una volta stiamo assistendo a quanto l’economia spesso venga prima del senso civico, a quanto il denaro riesca ad alienare concetti quali fratellanza e cooperazione o, ancor peggio, i diritti universali sanciti nel 1948 dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una situazione in costante peggioramento della quale ancora si fatica a vedere un epilogo, qualsiasi esso posso essere.

Aleppo: 4700

Damasco: 10,000 di cui 7600 nei sobborghi

Homs: 7550

Daraa: 3550

Dayr az Zor: 2850

Hama: 3350

Idlib: 5330

I numeri sopra indicati fanno riferimento alle vittime stimate dall’inizio delle ostilità tra le forze governative di al-Asad, ancora numerose grazie all’arruolamento di soldati mercenari provenienti dalle nazioni confinanti nonché dall’Africa nera, e la popolazione siriana la quale, senza una vera distinzione religiosa, si trova ad osteggiare una dittatura “sorretta” da un immobilismo internazionale incapace di schierarsi apertamente dalla parte dei giusti, dalla parte di coloro impegnati a difendere i propri diritti.

A quasi due anni dall’inizio del conflitto, il bilancio parla di oltre 40,000 vittime, la maggior parte tra le file dei civili, ed il futuro, considerati anche gli ultimi sviluppi sul campo, non sembra promettere dei significativi miglioramenti.
Al contrario la ferocia degli attacchi militari è in continuo aumento: risale infatti a pochi giorni fa la notizia dell’utilizzo di bombe a grappolo nei pressi della capitale Damasco che hanno causato la morte di 10 bambini intenti a giocare tra le rovine di una casa rasata al suolo dai combattimenti.

Quello che lascia a bocca aperta è la naturalezza con la quale armi vietate a livello internazionale, la Convenzione di Dublino datata 2008 legifera in materia, siano state usate a “cuor leggero” dal regime e per di più non con lo scopo di colpire obbiettivi militari ma al contrario spinto dal bisogno di riaffermare la sua forza egemonica colpendo la parte più inerme della popolazione: donne e bambini.

La risposta da parte della comunità nazionale ed internazionale è stata di sdegno, di vicinanza alla popolazione e numerosi sono stati gli appelli ad un cessate il fuoco. Di fatto nessuno, complice anche il sempre più problematico rapporto con le nazioni confinanti, ha avviato una vera e propria azione atta allo smantellamento del regime e della violenza da esso scatenata.

A fornire un appoggio ed un “paracadute” ai fallimentari tentativi diplomatici, il primo proposto ed appoggiato niente meno che da Kofi Annan, ci hanno pensato i gruppi di opposizione siriana i quali riunitisi a Doha hanno dato vita alla “Coalizione Nazionale siriana delle forze rivoluzionarie e di opposizione” nel tentativo di creare un gruppo ampio e coeso. Immediata la richiesta di riconoscimento del presidente Moatz al-Khatib il quale, dopo aver ricordato che la sua gente è sottoposta ad un genocidio sistematico, si è rivolto alla comunità internazionale la quale senza esitazioni ha riconosciuto la Coalizione come la “legittima rappresentante del popolo siriano”.

Importanti le risposte arrivate dall’Italia. Il primo ad esporsi è stato il Premier Mario Monti il quale, in un’intervista all’emittente Al Jazera, ha affermato “l’importanza strategica della Coalizione alla quale l’Italia riserverà il massimo appoggio e la massima collaborazione”. É stata poi la volta del ministro degli Esteri Giulio Terzi il quale, dopo aver rimarcato le parole di Monti ha sottolineato l’importanza di questo sviluppo soprattutto in previsione di una più incisiva azione internazionale. Il Ministro ha poi speso importanti parole sul deterioramento della situazione umanitaria all’interno del paese e per la drammatica situazione degli sfollati, confermando l’impegno di ulteriori 20 milioni di euro da destinare all’assistenza umanitaria alla popolazione siriana.

Argomento rifugiati. Nonostante negli ultimi mesi l’argomento sia stato trattato in tutta la sua durezza e crudeltà dai media interazionali, ad oggi ancora non si conosce il reale numero dei rifugiati. Secondo lo “United Nations High Commissioner for Refugees” al 28 Novembre 2012 il numero totale di siriani “residenti”al di fuori dei confini nazionali è di 383,405 persone in quattro paesi che hanno aperto le proprie frontiere. I campi profughi allestiti in Giordania contano 138,000 rifugiati; quelli allestiti in Libano 133,700; in numero dei rifugiati presenti sul suolo turco si aggira attorno ai 123,700 mentre in Iraq sono 72,000 i siriani alla ricerca della salvezza da morte sicura. A questi bisogna aggiungere quasi 10,000 rifugiati arrivati alle porte dell’Africa del Nord.

Le bombe a grappolo, gli oltre 2500 tra bambini ed adolescenti e le quasi 2000 donne rimaste sul campo, i 30,000 prigionieri politici ai quali bisogna aggiungere i 383,405 rifugiati negli stati confinanti, sono solo alcuni degli aspetti che rendono quella in Siria una delle guerre più illogiche e drammatiche degli ultimi 20 anni.

Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

79 commenti »

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.