La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Intervento in Siria, armi chimiche: provocazione per trascinare USA nel conflitto

Scritto da – 16 Settembre 2013 – 10:47Un commento

9 settembre 2013: in una convergenza di straordinari eventi, i muri dell’ignoranza non sono ancora stati abbattuti. Sabato 7 settembre Kerry e Lavrov accettano di incontrarsi dopo mesi di contrapposizione ostinata, in cui si è detto tutto e il contrario di tutto; lunedì Domenico Quirico atterra sul suolo italiano, dopo cinque mesi di prigionia: nient’altro che caselle di un mosaico ancora incompleto, che nasconde una verità arcana. Da cosa sia scaturito l’accordo tra i due giganti è un quesito che sembra collocarsi al di là della portata della comprensione del cittadino mediamente informato. Nel frattempo però, una cosa è evidente: nel paese in cui“persino i bambini e i vecchi hanno smarrito il senso della solidarietà umana” la rivoluzione non c’è. Qualcos’altro è in atto. Da due anni e mezzo ormai ci viene ripresentata quasi quotidianamente nei titoli dei giornali una versione della disgraziata storia siriana. I suoi protagonisti sono gli insorti, ombre dall’identità apparentemente monolitica, ma di cui non conosciamo a fondo né le motivazioni né la storia. Già diversi mesi fa Patrick Cockburn,corrispondente per “The independent” ed esperto dei legami economico-politici tra il mondo arabo ed occidentale, era dell’avviso che la cronaca dei media circa il conflitto siriano fosse certamente la più inaccurata e fuorviante dalla prima guerra mondiale.

Le atrocità dello scorso 21 agosto, per come le conosciamo, non si sottraggono dalla sequenza incoerente, illogica e confusa di eventi che tracciano il ritratto di un popolo umiliato: gli ispettori dell’ONU sono in partenza per Damasco, vanno a verificare che Bashar al Assad stia effettivamente violando il trattato che vieta l’uso di armi chimiche; il regime decide proprio allora di mettere in moto di mettere in moto gli aerei che fanno piovere bombe chimiche su Ghouta est; ci sono morti nell’ordine delle duemila persone; Obama dichiara di avere prove certe che dietro quell’attacco ci sia il Governo siriano; Putin risponde che è convinto che l’uso di armi chimiche non sia altro che una provocazione di chi ha interessi a trascinare altri paesi nel conflitto siriano e ottenere l’appoggio delle maggiori potenze mondiali, Stati Uniti in primis; i servizi di intelligence tedeschi rivelano al“Bild an sontag” che dalle loro intercettazioni sanno che il Presidente siriano non ha dato l’ordine di compiere l’attacco. Si tratti di un apparato del regime che se ne stia lentamente svincolando al fine di sostituirlo? E che relazione c’è tra questi assassini e i bizzarri carcerieri di Quirico, che godevano della visione compulsiva di lotte americane in tv durante la sua prigionia?Le incertezze della diplomazia convergono comunque verso un punto fermo: c’è qualcosa di scritto. Qualcosa si è mosso, proprio adesso e solo adesso. La natura dello strano compromesso russo-americano riporta alla mente i ricordi dell’inizio dell’impresa in Iraq, quando si controllò che Saddam Hussein tenesse nascoste armi chimiche e biologiche, per poi invadere il Paese.

Ciononostante, Obama ha già tenuto a chiarire le profonde differenze tra le modalità dei due interventi: apparentemente, quello in Siria è stati concepito come un attacco rapido, preciso, mirante al solo obiettivo del disarmo. E mentre il Consiglio di Sicurezza attende a New York la discussione per dare seguito all’accordo Kerry-Lavrov con una risoluzione che chiarisca il ruolo dello’organizzazione per il divieto delle armi chimiche, l’America guarda anche all’Europa e al più probabile alleato Hollande, pronto a sfidare un’opinione pubblica francese che si dichiara al 60% contraria all’intervento militare. Il coinvolgimento, per vie traverse, è comunque già iniziato da tempo. I sedicenti “Friends of Syria” Stati Uniti,Gran Bretagna, Francia e Germania insieme a Arabia Saudita e Qatar si sforzano a importare l’istanza democratica (ebbene sì, anche l’Arabia Saudita e il Qatar, democratici dunque prima all’estero che all’interno dei propri confini) finanziando la Free Syrian Army. Qualche prova? Anche da questo punto di vista siamo in carenza di informazioni, ma sappiamo per esempio che il marzo scorso che gli USA si sono occupati del coordinamento di un ponte aereo di 3000 tonnellate di armi finanziate dalla salafita Arabia Saudita e provenienti dalla ex-Jugoslavia, lungo il confine tra Siria e Turchia e tra Siria e Giordania.

Da questo punto di vista, la Free Syrian army sembra essere il paradossale anello di congiunzione tra due mondi: quello occidentale e quello estremista di Hamas, sospettato di addestrare i ribelli siriani e Al Nusra, amico fedele di Al Qaeda. Ma nella confusione una cosa è certa: Domenico Quirico è tornato a casa, ha affermato che nessuno può più andare laggiù. Hanno fatto in modo che nel paese del male non sia rimasto nessuno che ci racconti

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