La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Legge Ciccioli: il PDL riapre i manicomi

Scritto da – 14 Dicembre 2012 – 14:233 commenti

Era il 17 maggio 1978 e l’Italia smossa dagli strascichi di quelli che verranno poi soprannominati a seconda della fazione politica anni rossi, a ricordo del colore del sangue versato, o neri dal colore del piombo e la polvere da sparo, stava per assistere ad un evento che ancora oggi a livello internazionale rappresenta un eccellenza unica nella sua specie.

Era il 17 maggio 1978 e il Belpaese portava ancora il lutto al braccio per la morte di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse la mattina del 9 maggio 1976.

Era il 17 maggio 1978 ed a reggere le sorti dell’ennesimo governo della Democrazia Cristina era Giulio Andreotti al suo terzo mandato.

Quel 17 maggio 1978 è il giorno nel quale fu approvato il decreto legge numero 180, la cosiddetta legge Basaglia, definita anni dopo dal filosofo Norberto Bobbio come “l’unica legge buona approvata nel nostro Paese”.

Oggi una proposta di legge che prende il nome del deputato Carlo Ciccioli, affiliato del PDL, propone la cancellazione della legge Basaglia, la riapertura dei manicomi e di fatto vorrebbe privare del diritto d’espressione, che sia essa in forma orale, scritta o delirio, ad ogni essere umano considerato “malato” a livello sociale e/o medico.

Per una chiarezza di informazioni Orizzonte Universitario ha intervistato Domenico Nano, responsabile del dipartimento di salute mentale di Novara.

Dottor Nano, cosa significò per voi la legge Basaglia?

Una conquista, la realizzazione di un sogno per il quale abbiamo lavorato anni. Quel 17 maggio abbattemmo l’ipocrisia secondo la quale un malato, si badi bene la scrittura malato e non mal-nato, non venga considerato un cittadino a tutti gli effetti e ad esso non vengano riconosciuti i diritti fondamentali dell’uomo. Quel mercoledì primaverile venne compiuto un passo importantissimo verso una vera e propria inclusione sociale democratica intesa come un processo lungo e continuamente da alimentare con l’intento di raggiungere un’uguaglianza trasversale a tutta la società e, dettaglio non meno importante, la fine di un incubo per pazienti e personale ospedaliero.

Lei parla di inclusione sociale e di fine di un incubo. Potrebbe spiegarci meglio?

Ne io ne lei siamo qui oggi per nasconderci dietro ad un dito. Non è più un mistero cosa succedesse all’interno dei manicomi. Nessuno vuole giustificare o nascondere la crudeltà e l’irrazionalità dei molti metodi di cura e di “detenzione” ai quali erano sottoposti i degenti. Metodologie errate che in molti casi invece di supportare il paziente nel suo percorso di guarigione, hanno messo la parola fine alla libertà stessa del suddetto privandolo anche della sacrosanto diritto al delirio.

In secondo luogo non bisogna sottovalutare gli “effetti collaterali” sul personale ospedaliero. Prendiamo come esempio la lobotomia. Riesce ad immaginare il modo in cui questa svuoti il raziocinio di una persona e di rimando lasci un vuoto incolmabile nel soggetto costretto ad eseguirla. Pensi alle migliaia di operatori ospedalieri i quali, per sopperire ad un “obbligo” lavorativo, hanno calpestato la loro dignità ed il loro senso civico e provi ad immaginare il senso di colpa quotidiano.

Lei ha parlato di sacrosanto diritto al delirio. In che termini?

Dalla Rivoluzione Francese in avanti, e parliamo del 1789, in tutta Europa è cominciato un processo di riconoscimento della persona in quanto tale. Con essa è nato il concetto di dignità personale che esula dalla posizione sociale, economica e/o lavorativo di un soggetto, ma al contrario intende come persona avente diritto ad una vita dignitosa e ad uno sviluppo personale ogni essere umano al momento della sua nascita, indipendentemente dalle differenze di razza, sesso, religione, colore della pelle, sano o “malato” che esso sia.

Dalla Rivoluzione francese all’approvazione della Costituzione italiana, 1 gennaio 1948, sono passati esattamente 159 anni.

Questa all’articolo 13 afferma che la libertà è un valore sacro e quindi inviolabile”. All’articolo 21 che “ogni individuo è libero di professare il proprio pensiero, con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di comunicazione”. Infine all’articolo 32, dopo aver sancito che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della comunità, afferma che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” dove questanon può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”

Da qui emerge che in alcuni casi sottrarre una persona al delirio, costringendola ad una detenzione ospedaliera o extraospedaliera, come legiferato dalla proposta di legge Ciccioli, significa privarla di un diritto fondamentale impedendo alla stessa di adempire a dei doveri ad esso correlato. Nel momento in cui rapportiamo tutto ciò a dei soggetti “malati”, si corre il rischio di privarli della vita stessa.

In conclusione, cos’è il disegno di legge Ciccioli.

In breve è lo specchio dell’involuzione culturale italiana degli ultimi 30 anni.

In pratica, nel momento in cui la proposta dell’onorevole del PDL venisse tramutata in legge, verrebbe reintrodotta l’obbligatorietà delle cure mediche ospedaliere ed extraospedaliere per tutti i soggetti considerati malati dove queste non saranno soggette a reali controlli e, visto il carattere privato ad esse connotato, verrà abolita la limitazione di tempo entro le quali potranno svolgersi.

In sintesi, con questa legge verrebbero minati almeno 6 articoli della Costituzione italiana sulla libertà personale.

 

 

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3 commenti »

  • […] Era il 17 maggio 1978 e l'Italia smossa dagli strascichi di quelli che verranno poi soprannominati a seconda della fazione politica anni rossi, a ricordo del colore del sangue versato, o neri dal colore del piombo e la polvere da sparo, stava per assistere ad un evento che ancora oggi a livello internazionale rappresenta un eccellenza unica nella sua specie. Era il 17 maggio 1978 e il Belpaese portava ancora il lutto al braccio per la morte di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse la mattina del 9 maggio 1976. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]

  • Anke ha detto:

    Jag önskar att man skrivit detta personligen!
    kudos!

  • nano domenico ha detto:

    Mi permetto di segnalare che non ho mai rilasciato alcuna intervista al giornalista Marcello Canepa che, interpellato a proposito, mi ha riferito di aver assistito ad una mia conferenza. Nell’articolo sopra pubblicato vengono riportati correttamente argomenti da me trattati in quella serata quali ad esempio: l’inclusione sociale e democratica, il diritto al delirio, i pericoli di proposte di legge come quella dell’onorevole Ciccioli. Ma vengono riportati anche altri argomenti di cui non ho mai parlato, come la lobotomia e la Rivoluzione Francese e due in particolare che non mi appartengono culturalmente nel modo più assoluto: 1) “malato/mal-nato” (addirittura in grassetto), quando ormai da anni evito di parlare di malattia mentale perché credo sia necessario che si sviluppi sempre più una cultura che non veda nel disturbo psichico tanto una malattia quanto piuttosto una crisi: crisi esistenziale, familiare,sociale. 2) e poi il riferimento alle “migliaia di operatori ospedalieri che (…) hanno calpestato la loro dignità e il loro senso civico (…) il senso di colpa quotidiano”. Cosa che non si può affermare (e tanto meno attribuire a me) perché negli ospedali psichiatrici – luoghi orribili che la Legge 180 ha (speriamo) definitivamente chiuso – lavoravano anche bravi infermieri che con la loro umanità cercavano di infondere un pò di calore all’interno di quelle assurde e gelide mura manicomiali.
    Tali precisazioni perché credo sia opportuno che il pensiero di ciascuno non venga travisato, anche se sono ben convinto che il giornalista che ha scritto con passione questo articolo (non intervista) lo abbia fatto sicuramente in buona fede.
    Domenico Nano

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