La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Sapienza, intervista alla Minerva

Scritto da – 5 Agosto 2011 – 16:41Nessun commento

È una mattina di inizio Agosto alla Sapienza. Gli impiegati degli uffici amministrativi fanno il conto alla rovescia all’inizio delle ferie (ma non lo dite a Brunetta), qualche studente irriducibile è asserragliato in aule solitamente affollate per via delle lezioni mentre i docenti chiudono gli ultimi verbali della sessione estiva. Nonostante sia nuvoloso e minacci pioggia, il caldo e l’afa sono proprio quelli di Agosto, che un testo dei Perturbazione definisce il mese più freddo dell’anno. Torno da un viaggio a vuoto ai chioschi gialli, dopo aver riempito la mia bottiglietta d’acqua mi siedo al bordo dell’aiuola intorno alla statua della Minerva: ”Non è che me la farebbe un’intervista?” Mi giro, ma intorno a me non c’è nessuno: ”Sono io, la statua” “Minerva, ma lei parla?” “Non si spaventi, lei non è per caso il caporedattore di quel giornale che si chiama Tramonto Univ…” “No, il nome è Orizzonte Universitario” “Siete un periodico ottimista. Insomma, me la fa questa intervista?” “Va bene, prendo carta e penna…”

Cominciamo con una domanda semplice signora Minerva, come sta?

Un altro anno accademico è ormai passato. La settimana scorsa sono venuti gli ultimi laureati a farsi le foto e a stappare le bottiglie di spumante. Per fortuna che ogni tanto passa qualcuno dell’Ama a pulire, altrimenti più che lancia e scudo dovrei impugnare ramazza e raccogli immondizia, rigorosamente cinesi. Non può capire quanto invidio quelli che si tuffano nella piscina per festeggiare. Sempre qui immobile al sole, mai che passi un bronzo di Riace che mi chieda di uscire…

Capisco. Cosa ne pensa dell proteste che ci sono state contro il ddl Gelmini?

Prima di tutto vorrei ringraziare gli studenti che con sprezzo del pericolo hanno posto degli striscioni su di me, è stato un inverno molto rigido. È quasi passato un anno da quando avete fatto gli esami in notturna, quella che il Rettore chiamò “protesta folkloristica”. Voi ce l’avete messa tutta, però è anche vero che se oltre ad un governo incapace e autoritario, avete contro pure P2, P3 e P4, il gioco si fa duro. E quando il gioco si fa duro Vucinic e Menez chiedono di uscire. Poi c’è da dire che in questo Paese la rivoluzione si farà solo quando Sky smetterà di trasmettere in diretta il campionato di serie A, come ha scritto una giovane promessa mantenuta del giornalismo italiano. Certo, c’è sempre chi grazie alla protesta magari si è fidanzato/a, chi si è lasciato/a e chi ha perso l’occasione. A lei come è andata?

Mi scusi, qui le domande le faccio io. Qual è la sua idea rispetto al concetto di meritocrazia?

Non vorrei essere brutale, ma avete un Rettore che viene al lavoro con la Yaris della consorte per far vedere che l’unico privilegio che ha è quello di essere il principale dirigente dell’Ateneo più grande d’Europa, però ha fatto assumere prima la moglie, poi la figlia e per ultimo il figlio, che si è fatto un culo come un pajolo (cit.) E la cosa è avvenuta poco prima che si approvasse il ddl Gelmini che conteneva il divieto di assumere parenti, fino al quarto grado, nella facoltà in cui gli omonimi professori insegnavano. Ecco, diciamo che questa è una concezione leggermente distorta del concetto di meritocrazia.

La Riforma Gelmini estendeva il significato di quella parola anche rispetto ai fuori corso, che secondo il Ministro rappresentano una piaga per gli Atenei pubblici italiani.

Proprio l’altro giorno è passata qui davanti una ragazza che al telefono si lamentava con qualcuno del lacunoso servizio del laurea tutoring per chi da più di dieci anni è fuori corso. Il punto è che lo studente fuori corso paga una tassa comunque più alta rispetto agli altri, quindi non pesa economicamente al bilancio dell’università. La fregatura sta nel fatto che i punteggi vengono dati a seconda dei laureati che vengono sfornati ogni anno, pronti da dare in pasto alla macelleria sociale, più elegantemente chiamata “mercato del lavoro”. L’unico concorso che al momento sembra attendibile è quello esterno in associazione mafiosa e la N’drangheta è l’unica azienda che non ha attuato il blocco delle assunzioni. Se domattina il Censis si svegliasse e cambiasse i parametri in “Qualità delle pizze dei bar vicino all’Ateneo” e “Numero di studentesse iscritte con la quarta di reggiseno” probabilmente assisteremmo all’attuazione dei programmi “Village tutoring” e “Wonderbra tutoring”.

Si è anche parlato di privatizzazione, visto che il decreto prevede l’ingresso di istituti privati e la creazione di un consiglio di amministrazione per la gestione delle risorse.

Per carità, il solo pensiero di fare da testimonial a una ricerca su un nuovo potente lassativo di una qualsiasi casa farmaceutica mi fa orrore.

E con il mancato taglio dei fondi alle scuole private e parificate come la mettiamo?

Il problema è che io ho sbagliato religione: se al mio posto ci fosse un povero Cristo inchiodato tre volte nel legno (cit.) a quest’ora di soldi ne arriverebbero a palate. Anzi, a mazzette. Anche l’unificazione e la ridenominazione delle Facoltà è un’operazione di facciata. Sono come i partiti, cambiano nome ma le cose e le persone che ci rimangono dentro sono sempre le stesse. Come al solito i tagli vanno a colpire quelli che veramente lavorano per far funzionare le cose. Così un semplice impiegato dell’ufficio informazioni deve lavorare per due, prendendo uno stipendio solo. Sa quanto hanno speso per quel logo con il mio faccione stilizzato? All’incirca 180.000 €, quando per quattro fototessere avrebbero chiesto molto meno e potevano contare sulla mia totale immobilità per la posa. E poi, per concludere, non puoi immaginare quanti servizi catering ho visto arrivare per i vari convegni che comunque vengono organizzati in diverse facoltà. Non è vero che con la cultura non si mangia, diteglielo al vostro Ministro dell’Economia. Comunque, se adesso ci fosse lui…

Lui chi?

Mio padre Giove, chi se no. Li avrebbe già fulminati tutti.

Credevo si riferisse a qualcun altro…

Quello che faceva arrivare in treni in orario? No, si figuri. Anche se sono qui per sua volontà non posso essere nostalgica di un dittatore che ha fatto morire tanta gente tra guerra, deportazioni e pestaggi. Certo, guardando il vostro attuale capo del governo, aveva ragione Piero Gobetti quando definì il fascismo l’autobiografia di questa Italia. Per ironia della sorte gli hanno intitolato un viale proprio qui davanti. L’unica alibi che quel dittatore può avere è aver costruito questa cittadella, bonificato la palude pontina e costruito l’Eur. Un alibi di cemento, più che di ferro.

Ultima domanda: è vera la leggenda secondo cui guardarla negli occhi il giorno di un esame porta sfortuna?

La ringrazio per questa domanda che mi permette di sfatare un mito che va avanti da troppo tempo. Cari studenti, se la mattina di un esame mi vedete fissarvi con gli occhi serrati incrociando il vostro sguardo è perché sono miope – d’inverno soffro pure di congiuntivite – e faccio fatica a riconoscervi da lontano. Perciò, se venite bocciati ad un esame, la prossima volta studiate di più, invece di prendervela con una statua.

 

 

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