La strage degli innocenti: Grass, Böll e la parte sbagliata della barricata
Polonia, 1959. Oskar Matzerath, nano trentenne rinchiuso in un ospedale psichiatrico, ripercorre la propria vita a ritmo dell’inseparabile tamburo di latta, cominciando dal mirabolante concepimento della madre sotto le odorose gonne della nonna casciuba.Germania, 1962. Hans Schnier, rampollo di una famiglia milionaria abbandonata anni prima per dedicarsi alla recitazione, torna al suo hotel dopo l’ennesima esibizione fallimentare. Un incidente al ginocchio e la depressione incipiente hanno ormai stroncato la sua carriera, ma preferirà chiedere elemosina per strada piuttosto che piegarsi alle offerte do ut des di amici e parenti. Due romanzi, Il Tamburo di Latta e Opinioni di un Clown, lontani nel tempo e nello spazio. Due voci, quella di Günther Grass e di Heinrich Böll, estremamente diverse. Il primo militante attivo nelle Waffen – SS, il secondo cattolico, pacifista, disertore della gioventù hitleriana. Grass lascia la scuola lavora in miniera, come scultore, come jazzista. Böll, con diploma di liceo classico e laurea in letteratura tedesca, comincia a trent’anni la sua brillante carriera di scrittore.Due premi Nobel complessi, figli di un tempo, di uno spazio dolorosi e doloranti. Due punti di vista completamente differenti sullo stesso, fragilissimo tessuto sociale. Due voci, sì, così diverse eppure così straordinariamente intonate nel cantare la storia di una Mitteleuropa travolta dal proprio presente. Di una società che si appella ad ideali tanto prematuri quanto distruttivi, che in coro, concorde, si eleva nel nazismo, che in coro viene distrutta, che tutta insieme supera il trauma. Di nuovo unita, di nuovo forte, d nuovo barricata dietro le proprie, troppo facili, certezze.Ecco, in questa società Hans e Oskar hanno scelto la parte sbagliata del fossato: quella di chi resta in silenzio, quella di chi non cammina col gruppo.
Oskar, che a tre anni ha deciso di non crescere più come protesta contro il mondo degli adulti, dopo essere stato modello, musicista, fenomeno da baraccone, capo di una banda di teppisti, responsabile della morte di entrambi i suoi padri, verrà rinchiuso in un manicomio dove finirà i suoi giorni. Hans, che ha rinunciato alla stabilità di una vita borghese per i suoi due amori, il teatro e Maria, sarà da essi accantonato, rifiutato per alternative più certe, più regolari.
Se il lirismo allucinato della narrazione di Grass poco e niente ha a che fare con la prosa disillusa e pacata di Böll, i loro sguardi hanno lo stesso punto di vista: quello dell’emarginato, quello dell’escluso. Quello di chi, dall’esterno percepisce la falsità, la precarietà del compromesso, e decide di non parteciparvi. E lo fa senza esibizioni plateali, senza grandi manifestazioni. La protesta che emerge da questi libri è tanto netta quanto silenziosa. Il clown e il bambino rifiutano ciò che trovano già pronto, apparecchiato, condiviso. Scelgono un sistema di valori personale, autentico, diverso. E a quello sanno rimanere fedeli. Non si propongono come modelli, come esempi. Non pretendono di avere seguaci, non commettono eclatanti atti di rivolta.Il clown e il bambino sono innocenti, perché hanno scelto un altro modo di vivere, a cui non vengono mai meno. Ma il clown e il bambino sono colpevoli, colpevoli e imperdonabili perché il loro silenzioso dissenso è già una minaccia, un assedio continuo e logorante alla roccaforte di certezze in cui ogni cosa deve assolutamente rimanere al suo posto.
Macchiati dal peccato originale di vivere, vivere e capire che non basta essere cristiani per avere fede, essere sposati per amare, dichiarare la democrazia per archiviare il nazismo. E perciò è divina volontà, è divina giustizia che vengano sterminati, eliminati nello stesso modo in cui sono eliminati tutti i problemi. Nascondendoli.
Valentina Avanzini
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