La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Milano, vademecum di una storia criminale

Scritto da – 9 Ottobre 2012 – 16:367 commenti

Via Jean Jaures, civico 9, un centinaio di metri dalla fermata della metropolitana Turro, su viale Monza. Una volta qua sopra campeggiava un cartello nero, con due conigliette di Playboy. C’era scritto Pink rabbit. La saracinesca del negozio, però, per quasi dieci anni non s’è mai alzata. Era il dicembre 2007 quando il proprietario dell’immobile, Antonino Pristeri, annunciava l’imminente apertura del night club. Stucchi rosa, specchi, luci stroboscopiche, due piccoli privée, i pali per la lap dance: era tutto pronto per l’inaugurazione. Solo la Direzione investigativa antimafia milanese l’ha impedito, sequestrando il locale. Ancora oggi ci sono anziani del quartiere che chiedono quando aprirà il Coniglio Rosa. Questo quartiere operoso, che unisce Milano con Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia, nel suo piccolo fotografa il percorso criminale della città: dalle bande milanesi alla ‘ndrangheta. Fino ai movimenti antimafia.

René e Faccia d’angelo. Riciclaggio. Ecco a cosa è servito per dieci anni il night di Pristeri: a reinvestire il denaro sporco, macchiato dalla polvere bianca e dall’eroina. Droga attraverso cui la ‘ndrangheta ha costruito il suo impero, fin dagli anni ’70. All’ombra della Madonnina. “Negli ’80 Milano era la borsa della cocaina”, ricorda il pm Alberto Nobili. Era la piazza dove si stabiliva il prezzo della roba venduta per le strade di tutta Europa. Antonino Pristeri ha preso parte a quel grande business. Era uno che piaceva a gente importante: ai De Stefano, ai Coco Trovato, ai Flachi, ai Papalia. Il gotha della ‘ndrangheta che s’è comprato Milano. Lo racconta il pentito Antonio Zagari nel libro Ammazzare stanca. Dopo anni di gavetta, Antonino Pristeri ha potuto persino mettersi in proprio e iniziare a comprarsi i locali.

Classe 1945, da Reggio Calabria: una vita nel segno della “mala”. Pristeri è arrivato a Milano intorno agli anni ’70 e sa subito da che parte stare. Sono gli anni in cui impazzano gli Indiani, la banda di Angelo Epaminonda, il primo pentito di mafia del Nord. Sono gli anni della Milano a mano armata, dove gli omicidi sono, in media, 150 all’anno. Epaminonda prende il posto di Francis “Faccia d’angelo” Turatello, amico-nemico di Renato Vallanzasca, padrone assoluto della città fino agli albori degli anni ’80. È in questo momento che il crimine della vecchia guardia, fatto da pluriomicidi poco inclini agli affari, lascia il posto a colletti bianchi e multinazionali del crimine colluse con la politica. “Tanto Francis tendeva a condurre le proprie attività senza attirare l’attenzione, quanto Renato (Vallanzasca, ndr) era portato a gesti eclatanti, alle azioni vistose. I due stili erano incompatibili nella stessa città. Renato e la sua banda somigliavano più al “mucchio selvaggio” del famoso film western. Francis era il prototipo del moderno manager criminale”. Così racconta Antonella D’Agostino, moglie del bel René e autrice del libro Francis Faccia d’angelo in un’intervista a Lettera43. Con Turatello cominciano gli anni della mafia imprenditrice.

Coco Trovato. “Rividi Coco Trovato fuori dal carcere nel 1982. A questo punto era assolutamente noto tra di noi che aveva abbandonato le vecchie attività di rapine e di sequestro di persona e si era dato al traffico di stupefacenti, che controllava e dirigeva nella zona di Lecco, insieme ad Antonino Pristeri, un altro calabrese di Reggio Calabria”. È sempre il pentito Antonio Zagari a raccontare i primi anni della ‘ndrangheta “emigrata” in Lombardia. Franco Coco Trovato ha messo le mani sul nord est del capoluogo. Viale Monza la lascia all’amico Pristeri, lui si tiene il lecchese e il comasco. Sono anni di successo per Pristeri, considerato uno dei fornitori di cocaina più affidabili d’Italia. Un giorno, in un locale di via Ludovico il Moro a Milano, Pristeri siede al tavolo con degli uomini del potentissimo clan De Stefano. Progettano di prendersi un castello nel milanese e trasformarlo in un casinò per un pubblico d’élite. Precursori dei tempi: sebbene la loro impresa non sia riuscita, oggi il gioco d’azzardo – soprattutto tramite videopoker – è una delle principali fonti di guadagno delle mafie.

Intanto, alla Comasina, erano i Flachi a farla da padroni. E Pristeri lavora anche per loro, sicuro dell’alleanza che lega Franco Coco Trovato e Pepè Flachi. Un sodalizio che porta entrambi in carcere, nel 1992. L’inchiesta che arriva fino a loro si chiama Wall Street, come il nome del locale di Coco Trovato: un ristorante di lusso dove sfilano alte personalità della politica locale, vip e imprenditori.

L’impero dei Flachi emerge dalle pagine dell’inchiesta Redux-Caposaldo. Il 24 marzo finiscono in carcere 35 affiliati della cosca. Tra loro ci sono Paolo Martino e Davide Flachi, il figlio di don Pepè. Martino è cognato del potente Paolo De Stefano, boss dell’omonima cosca, che dopo anni di omicidi si è dato agli affari. Possiede i locali più trendy della movida milanese, dove la coca scorre a fiumi. A portarcela, fra gli altri, anche Antonino Pristeri.

Il duemila. Negli anni 2000 Pristeri lavora da solo. Ha le protezioni giuste, nessuno può mettergli i bastoni fra le ruote. Nelle cronache si parla del suo clan come della “banda di piazzale Loreto”. Il suo figlioccio, a cui intende passare il testimone è un ragazzo di Lodi: Alessandro Godi. Uno che si sentiva come Al Capone, girava in Porsche con accanto una bellissima ragazza slovacca e tirava coca ad ogni ora del giorno. Ma nella sua vita pubblica, Godi era un inospettabile. Metà delle sue giornate le passa a bordo di un’ambulanza della Croce Verde di San Giuliano milanese. È uno dei fondatori della cooperativa per il pronto soccorso. Peccato che quelle stesse ambulanze lo portassero in giro per rapine ed estorsioni. Il 12 settembre 2002 Godi si presenta al 109 di viale Monza, di fronte alle vetrine del ristorante Moby Dick 2. Imbraccia una mitra. Apre il fuoco contro le vetrine del ristorante e lo distrugge, davanti a titolare e clienti, impietriti. Stessa sorte tocca a un ristorante etnico in via D’Apulia 4, colpevole di fare troppo chiasso. Non va per il sottile nemmeno con la concorrenza: il 18 gennaio 2002 dà fuoco ad un’ambulanza della cooperativa Emergenza soccorso e il 22 ottobre dello stesso anno compie un attentato dinamitardo contro i mezzi della Milano soccorso, provocando anche la distruzione di una decina di macchine in sosta. L’epopea criminale del gruppo si conclude nel 2004, quando la polizia arresta Godi, Pristeri e altri 26 uomini. Le indagini raccontano di una banda profondamente radicata nel territorio, capace di spartirsi il mercato anche con la mafia albanese e quella slava, da cui compravano le armi. Tutta la cocaina, invece, faceva prima tappa in Spagna, dove Pristeri aveva ottimi contatti.

Qualche tempo dopo, Pristeri evade e si dà alla latitanza. Aveva in testa di riprendersi quello che la prigione gli aveva tolto: il controllo del nord di Milano. Ma i suoi progetti naufragano con l’arresto definitivo, il 4 novembre 2009. Passeggiava per via Trento a Cologno monzese: in una mano, una valigia, nell’altra una pistola. Al collo, come sempre, il medaglione d’oro con il volto del fratello, ucciso in una guerra tra cosche in Calabria. Non ha mai saputo far altro Pristeri, se non appartenere al mondo della malavita, tanto da sembrarne una caricatura.

Frequenze a impulsi. Hanno aperto i battenti nel 2010, tre anni dopo che la polizia aveva sottratto il locale a Pristeri. Sono ancora lunghi i tempi per la concessione dei locali confiscati alla ‘ndrangheta. La cooperativa Arché, attiva soprattutto con i giovani tossicodipendenti, ha trasformato il night del Coniglio rosa in una sala prove e in una web radio per i ragazzi del quartiere. “Ci lavorano tre volontari e un’educatrice – spiega Anna, una delle tre studentesse universitarie che mette a disposizione i suoi pomeriggi -. Per ora riusciamo ad essere aperti solo tre pomeriggi a settimana, perché le forze che abbiamo sono poche”. “Il Comune è proprietario dell’immobile e ci esenta da pagare l’affitto”, aggiunge il presidente della onlus, Jacopo Dalai. Milano è quarta in Italia per numero di beni sequestrati con 276 immobili. Si tratta soprattutto di appartamenti, che in seguito vengono affidati a famiglie in difficoltà. Ma su questa pratica qualcuno ha da ridire. “I beni confiscati alle organizzazioni criminali vanno venduti subito. È necessario riportare allo Stato le risorse saccheggiate, sottraendole alle mafie. Nessuna paura che tornino alle mafie: lo Stato troverà il modo di sequestrarli di nuovo. Ma devono essere venduti, e subito”. A dirlo, il 14 giugno via Twitter, è stato Roberto Saviano. Una dichiarazione che ha creato scalpore e che ha diviso il mondo dell’antimafia. Il rischio, come sempre, è che a guadagnarci siano sempre i soliti: gli uomini della Mafia spa, la multinazionale del crimine che fattura ogni anno 44 miliardi di euro.

 

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7 commenti »

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  • Werique ha detto:

    Ciao Anna sono Damiano (quello di FERRARA),ti seguo da queste lande desotale grazie al web ed in particolare il tuo Blog che ho rintracciato Googlando qua e le0.Indirettamente concorri a tenermi aggiornato su temi di attualite0 privi di filtro mediatico di parte e di questo te ne son veramente grato.Ho appreso leggendo del poco umano trattamento riservato alle mamme in pediatria a Roma e nel cercare di dare una motiazione a questo assurdo modo di agire, e8 scaturita in me una remota ipotesi(forse per deformazione professionale)E plausibile che questo comportamento sia una misura drastica per contrastare l’aumento di peso e/o cellulite poiche8 il nuovo governo preveda per le donne un brillante futuro da Velina col quale accedere successivamente e pif9 facilmente a pif9 alte cariche o semplicemente ad un lavoro ben retribuito?!? Perdona lo Humor nero spero che la Bimba sia uscita dall’Ospedale e guarita del tuttodalle una bacio in fronte da parte miaun caro abbraccio ad entrambePS Spero questo post sia lecito in questa sede,in realte0 ho tentato di inviare tramite mail ma non son state recapitate.

  • juri ha detto:

    ciao anna ho letto la tua storia molto avvincente ma ti devo correggere su alcuni punti.
    1° quado il sig.pristeri e stato arrestato a cologno monzese non stava passegiando con una valigia e una pistola ma era in macchina e stava andando all ospedale per farsi curare un tumore ai polmoni infatti pochi mesi dopo e morto.
    2°il fratello pasquale pristeri e vero che e morto giovanissimo ma e morto a milano e non durante una guerra tra cosche ma per mano di un ragazzino che non sapeva neanche chi era. mi sono permesso di scriverti questo perche se vuoi scrivere un articolo informati meglio sulle storie che vuoi raccontare……
    p.s.
    per la cronaca il pink rabbit non doveva essere un night ma un club privè ossia uno scambio di coppia e non era del sig. pristeri ma del nipote,il sig. pristeri era li solo a fare i lavori di ristrotturazione ma voi giornalisti come i giudici vedete solo quello che vi fa comodo e dite solo quello che vi pare…..

  • Stella ha detto:

    Buongiorno. Ho letto adesso cosa ha SCRITO sig Anna e naturalmente mi viene da ridere . Io nn so il lavoro che lei fa xche giornalista nn posso dire xche un giornalista nn scrive STE fesserie . E ti spiego io il xche io che sn vedova di buon anima sig pristeri. 1. Sig pristeri quando è stato arrestato nn era con una valigia in mano e altra mano una pistola . Ma era semplicemente con un paio di kiavi della machina dv andava x dei controlli sanitari .2.suo fratello si è morto giovane ma nn x le guerre delle cosche ma di un ragazzo che n si conoscevano nemeno ( per sbaglio) 3. Per il locale di via jan non è ASSSOLUTAMENTE vero che era di sig pristeri ma del suo nipote . E per tanto fammi un piacere prossima volta informati bene e scrivi x ka vita dei altri …. Intanto la faccio scrivere dal mio avocato . Buona giornata .

    • Lorenzo Bagnoli ha detto:

      Gentile signora Stella,
      premetto che sono assolutamente disposto ad una rettifica, nel caso in cui mi garantisse fonti certe rispetto a quanto afferma nel suo commento. Per quanto mi riguarda, una parte di ciò che ho scritto è stata attinta dal sito MilanoMafia, curato da due colleghi di esperienza e che considero molto attendibili (https://sites.google.com/site/milanocronaca). Per quanto concerne la proprietà del locale, io non ho mai scritto niente di via Jan, ma di via Jean Jaurès. A darmi le informazioni sono stati i ragazzi a cui è stato affidato in comodato d’uso il bene confiscato.

      Resto disponibile per ulteriori chiarimenti e soprattutto a sentire la sua versione dei fatti su questa vicenda.
      Cordiali saluti,
      Lorenzo Bagnoli

  • Stella ha detto:

    Sig Lorenzo visto che dici una parte lai letta dai due collegi milano antimafia so dire che nulla che è SCRITO e vero NULLA . Nn lo dico xche sn moglie di sig pristeri ma semplicemente che ero presente… Quelle cose che quelli che gestiscono in jean pure nn sn vere xche nn era il lavoro di sig pristeri di gestire o aprire certi locali ma ben si altra cosa … Nel bene o nel male … Si sa cmq dalle esperienze di 14 anni visutti cn sig pristeri dico che tante cose nn sn vere scrive così mafia milano che così li conviene … Nn dico che sig pristeri era un angelo ma nemeno le cose che scrivono certi giornale …. SAREBE BELLO IL MONDO SE SI DICE SEMPRE LA VERITÀ NEL BENE O NEL MALE 🙂 SCUSAMI se scrivo forse male ma nn sn italiana e sbagli gli facciamo tutti . In poce parole fin ora in tutto che si scrive di mio marito a volte mi viene da ridere e a volte arrabbiare ma e così nn posso farci nulla … Continuate a scrivere quale che vi pare e vi conviene xche alla gente le favole gli piacciono . Buona continuazione .

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