Teheran, l’oppressione del Regime.
A Teheran non si vedeva niente di simile dal 1979, quando la rivoluzione di Khomeini scalzò il regime dello scià Reza Palhavi. Il paragone si fa sempre più insistente, le analogie sempre più palesi. Ogni mese scoppiano rivolte contro l’amministrazione di Ahmadinejad. Le milizie rivoluzionaria basilij sono in aperto conflitto con gli studenti afferenti al movimento Verde, nato a seguito della morte della studentessa Neda. Il 19 dicembre si spegneva Hossein Ali Montazeri, il Grande Ayatollah acerrimo nemico di Khamenei che fu parte dell’entourage di Khomeini e che in un primo tempo era stato indicato come successore della Guida Suprema. Montazeri era visto con favore dai contestatori di Ahmadinejad proprio per la sua opposizione al potere di Khamenei. Il suo funerale è stata l’occasione per nuovi scontri a Qom, Teheran, Isfhan e Najafabad. Per le strade le foto di Khomeini venivano date alle fiamme. Otto giorni dopo si festeggiava la Ashura, il martirio di Hussein, il nipote di Maometto, morto per mano del califfo Yazid. Gli studenti del movimento a favore di Mir Moussavi ne hanno approfittato per occupare di nuovo le strade iraniane. La guerra tra i basilij e gli studenti ha causato più di 50 arresti nella sola capitale. Durante gli scontri è morto il nipote di Moussavi anche se nessuno ne ha potuto vedere il cadavere. Tra gli arrestati ci sono anche la sorella del leader riformista e Riza Beheshti, collaboratore del leader dell’opposizione e editore di Kalemeh, un giornale antigovernativo. Oramai le critiche non investono solo il Governo ma anche la leadership spirituale di Khamenei.
Il 2010 si preannuncia un anno di sangue: anche i terroristi fanno capolino nella scena politica. L’amministrazione Ahmadinejad evoca complotti internazionali ai danni della Repubblica islamica, Israele annuncia una «covert war» condotta dai servizi segreti (il Mossad) contro l’Iran. Visto da Occidente l’Iran ormai appare una delle peggiori dittature al mondo, ma forse i media sono condizionati dallo scenario geopolitico. Ne è un esempio l’omicidio del professore di fisica nucleare Massoud Ali-Mohammadi. Stava scendendo dalla sua auto, appena tornato nella sua casa di Pol-e-Rumi, vicino al quartiere Qeitarieh. Una bomba azionata da un controllo a distanza esplode in quell’istante. Sul selciato resta il corpo esanime del professore, i vetri rotti delle auto e delle finestre.
Chi era Ali-Mohammadi? Di certo insegnava fisica nucleare all’università di Teheran. Il Governo sostiene che fosse impegnato nello sviluppo del nucleare e che fosse sostanzialmente svincolato da interessi politici. La fazione riformista nega, assicurando che il professore era un detrattore di Ahmadinejad e che addirittura il suo nome compare in una lettera aperta contro il Presidente pubblicata su un sito web. Secondo l’emittente Press Tv, di orientamento filogovernativo ma trapiantata nel Regno Unito, gli esecutori materiali si conoscono: sono i terroristi del gruppo “Kingdom assembly of Iran”. L’organizzazione terroristica si profila come obiettivo la reintroduzione della Costituzione del 1906, figlia del primo movimento rivoluzionario persiano che mise fine alla dittatura degli scià della dinastia Qajar. Il 13 aprile 2008 la Kingdom assembly of Iran con un attentato alla moschea di Shiraz uccise 11 persone e ne ferì 150. «Quelle persone – afferma Mohammad A. Zamani , uno dei leader dell’organizzazione intervistato da Press Tv – che erano presenti alla cerimonia di supporto al regime senza avere la minima conoscenza del problema politico andavano uccise». Il documentario dell’emittente in lingua inglese testimonia una rete che lega la Kingdom assembly of Iran a Israele e Stati Uniti. L’organizzazione, infatti, possiede un sito internet, Tondar.org, ed una televisione, yourtv, con sede negli Usa e gestita da un cittadino americano di origini iraniane, Jamshid Sharmahd. Accanto a lui ci sarebbe un certo Imman Afar, altro cittadino statunitense, il quale, a quanto afferma Zamani sempre a i microfoni di Press Tv, sarebbe nato in Israele e avrebbe contatti con il governo di Tel Aviv e di Ankara. Il portavoce del Ministero della sicurezza accusa gli Stati Uniti di aver stanziato 55 milioni di dollari per indebolire la Repubblica Islamica. Il Segretario di Stato Hillary Clinton ha smentito seccamente tali voci, ma il portavoce Ian Kelly, interrogato da un giornalista riguardo i sospetti circa i fondi americani destinati alla Kingdom assembly of Iran, afferma semplicemente di non sapere nulla a riguardo. Ahmadinejad in persona è tornato a parlare di una «cospirazione Sionista» che ha come obiettivo strategico l’Iran, soprattutto per via dell’aiuto militare fornito dalla Repubblica Islamica alle milizie di Hamas. L’associazione terroristica avrebbe colpito il professore per via del suo ruolo fondamentale nello sviluppo dell’energia nucleare. Secondo il Governo di Teheran non c’entra la militanza politica: lo dimostra il fatto che intellettuali più radicali di Ali-Mohammadi non hanno mai ricevuto minacce. Eppure i media occidentali continuano a discostarsi da questa versione dei fatti. Il mandante dell’omicidio sarebbe l’establishment conservatore della Repubblica Islamica. Entrambe le ricostruzioni appaiono deboli e documentabili fino a un certo punto. Il resto sono supposizioni, che spesso sfiorano le illazioni. La “rivoluzione-conservatrice” persiana incute timore all’Occidente. Il fronte di lotta al terrorismo impedisce di dichiarare palesemente le ostilità: sono due falsi miti mediatici a contrapporsi. Da un lato, il fulgore della Repubblica Islamica, dall’altro la beata innocenza dell’Occidente- poliziotto del mondo intero. La posta in palio è il controllo del cuscinetto che comprende il Vicino Oriente e si spinge fino ai limiti del subcontinente indiano.
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