La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Dietro la crisi: storia di una oligarchia finanziaria al potere

Scritto da – 6 Giugno 2012 – 13:15586 commenti

Si narra che,ironia della sorte, proprio nel giorno della festa della Repubblica di vent’anni fa il 2 Giugno 1992, nei pressi di Civitavecchia salpò una lussuosa imbarcazione della Regina Elisabetta II, il panfilo Britannia, sul quale viaggiavano i più influenti rappresentanti dell’alta finanza americani, anglo-olandesi di cui si ha memoria (Barclays, Baring & Co.,la Federal Reserve, Coopers & Lybrand, Goldman Sachs ecc.) e che lo affittarono per avere un luogo sicuro dove poter discutere con certi nostri compatrioti, della svendita delle più belle industrie e proprietà italiane. Tra i partecipanti ricordiamo: Mario Draghi a capo del ministero del Tesoro (1991-2001), Lorenzo Pallesi presidente dell’INA, Innocenzo Cipoletta presidente di Confindustria, Beniamino Andreatta dirigente dell’ENI il cui presidente era Franco Barnabè, Riccardo Galli dirigente dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) il cui presidente al tempo era Romano Prodi e Giulio Tremonti che nel 1994 diventerà ministro delle Finanze nel primo governo di Berlusconi. Appena rimesso il piede a terra così, il signor Draghi comincerà il suo operato con la liquidazione dell’ Efim ( Ente Partecipazioni e Finanziamento Industrie Manifatturiere) azienda storica del parastato e la prima che verrà messa all’asta insieme a migliaia di posti di lavoro ad esso collegati.

A fine dell’estate del 1992 il valzer delle dismissioni continua grazie al neo-insediato governo Amato che consultando le tre più grandi banche di Wall Street (Merrill Lynch, Salomon Brothers, Goldman Sachs), permetterà che i nostri più importanti enti pubblici verranno trasformati in società per azioni per poter così poi esser meglio piazzate sul mercato della borsa: Enel, Ina, Iri e poi la Sip, le Poste, le autostrade, il ramo agroalimentare ( Buitoni, Locatelli, Negroni, Ferrarelle, Perugina, Galbani) dato completamente in pasto alle industrie olandesi, inglesi e il ramo immobiliare che ad acquisirne la fetta più grossa fu un colosso dell’intermediazione finanziaria Usa, la Goldman Sachs che inoltre insieme alla Morgan Stanley fece incetta anche dei patrimoni della Fondazione Cariplo, Unim, Ras e Toro. Senza dimenticare la privatizzazione e la svendita dei vari istituti di credito: Bnl, Antonveneta, il Credito Italiano (una delle più note banche italiane, facente parte del BIN), per arrivare alla stessa Banca d’Italia… Più del 48% delle proprietà nostrane insomma, finirono in poche mani straniere. Tra gli imprenditori nazionali invece che parteciparono alla privatizzazione spiccarono: Pirelli Real Estate di Tronchetti Provera, Ligresti, L’Ipi di Danilo Coppola…

Il Fondo monetario Internazionale (FMI) per agevolare l’inizio di questo dominio economico finanziario, doveva però, prima puntare alla svalutazione della lira e l’incarico di ciò venne dato a George Soros, altro invitato eccellente del Britannia, a capo del Quantum Fund e protagonista indiscusso di una incredibile serie di crac provocati in altri paesi nel mirino degli Usa (vedi l’Inghilterra sotto Tony Blair). Tramite le informazioni che riuscì a ricevere dalle reti della banca Rothschild portò a far crollare la nostra moneta e le azioni di molte industrie italiane. Nel 1993 la lira arrivò a perdere ben il 30% del suo valore, fatto che costringerà Ciampi l’allora governatore di Bankitalia a prosciugare quasi 50 miliardi di dollari per fronteggiare tale attacco speculativo. Il tutto aggravato dall’azione congiunta dell’agenzia di rating Moody’s che declassò i nostri Bot. Le inchieste che si aprirono in seguito per aggiotaggio finirono invece praticamente nel nulla.

Pochi politici ebbero la voce di opporsi o di denunciare la cosa, come Craxi, che indagato nel processo “Mani Pulite” esploso tempestivamente, quasi “ad hoc”, finirà per essere punito e allontanato dalla scena insieme a tutti quei personaggi della pubblica amministrazione che avevano alimentato il mercato nero delle tangenti. D’altronde tutto questo fu proprio possibile anche perché la stampa si occupò espressamente solo di ciò e delle sanguinose stragi di Falcone e Borsellino e di quelle seguenti che destabilizzarono non poco la società civile. Tutto il resto passò come un dovere per risanare un decifit di bilancio e come mezzo per non essere tagliati fuori dalla nascente comunità europea.

In otto anni Mario Draghi con la vendita dei gioielli di casa guadagnerà circa 200mila miliardi delle vecchio conio. Così nel 2001 una volta terminato la sua “missione” da direttore generale del Tesoro diventerà il primo vicepresidente non americano proprio della Goldman Sachs International. In questo colosso passeranno anche Gerald Carrigan ex presidente invece della Federal Riserve Bank e molto legato a George Soros, pure Romano Prodi figurerà come un consigliere di essa nel periodo in cui era a capo dell’ IRI e si adoperò per la svendita della SME (le società alimentari del Gruppo dell’Iri). Fu così che sotto il governo tecnico di Lamberto Dini e poi quello di Prodi, Ciampi e ancora Amato che il nostro paese divenne un immenso supermercato all’ingrosso per banchieri e uomini d’affari occidentali.

Per arrivare a constatare che ancora oggi, ricaduti sotto un governo tecnico e in balia delle medesime società di rating di allora, il discorso delle privatizzazioni continua, per intaccare forse quello che è rimasto della libertà d’impresa dell’intera comunità europea.

Mario Monti d’altronde non è estraneo a questi ambienti: è infatti da almeno il 2002 che presta il suo ingegno alla onnipresente Goldman Sachs ma cosa ancora più inquietante è che risulta essere membro di diversi clubs dalla natura poco chiara: il Bilderberg e il Trilateral, all’interno dei quali tutta questa miriade di nomi e società citate risultano confluire.

Il gruppo Bilderberg nato negli anni’50 ha tra le sue persone fondatrici: Laurence Rockefeller e Lord Rothschild, che l’hanno resa un’organizzazione dinamica in cui fanno convergere una rete d’ interessi politici,economici e industriali intrecciati tra loro. Questi rispondono ad un’ideologia comune d’intenti e hanno come scopo ultimo quello di creare una società per azioni mondiale. Tale società prevede: un solo governo terrestre, controllato da unico esercito e regolato da una banca centrale per tutto il pianeta, tramite una moneta universale.

La Trilateral Commission fondata negli anni ‘70 da David Rockefeller e Zbigniew Brzezinski è invece, finalizzata a stabilire una costante collaborazione tra l’élite dominati dell’Europa Occidentale, del Giappone e degli Stati Uniti.

Entrambi questi clubs organizzano incontri a periodica cadenza in cui sono invitati le persone più influenti del globo, ad esempio l’ultima che si è tenuta per il gruppo Bilderberg (molti partecipanti comunque sono membri attivi anche per il secondo gruppo), sulle sponde italiche è stata quella del 2004 a Stresa presso l’hotel des Iles Borromees. Ogni riunione che dura alcuni giorni comporta che l’intera struttura venga in toto affittata per il congresso e un’intera mandria di forze dell’ordine ne perlustrano la zona e tengono lontano occhi indiscreti. La stampa eccetto qualche notizia soprattutto in passato in genere non ne fa cenno. A tutti gli invitati inoltre, viene imposto l’obbligo di non riferire nulla di quello di cui si discute durante i lussuosi meetings.

Tra i presenti all’ultimo incontro avvenuto a St. Moritz dal 9 al 12 Giugno 2011, c’erano per l’Italia: Franco Bernabè (CEO e telecom), Elkann John (Fiat Spa), Monti Mario (Presidente università Bocconi), Scaroni Paolo (Eni Spa), Tremonti Giulio (Ministro al tempo dell’economia). Altri nomi interessanti: Hughes Chris (co-fondatore di Facebook), Hoffman Reid (co-fondatore e membro esecutivo di Linkedln), Mundie Craig (Microsoft Corporation), David Rockfeller (predisente della Chase Manhattan Bank), Sutherland Peter (Goldman Sachs), Schmidt Eric (Google Inc.), Agius Marcus (Barclays), David George (Coca Cola H.B.C. S.A.) più altri uomini tra ministri, banchieri industriali del mondo occidentale e parlamentari della comunità europea.

E in generale ospiti regolarmente presenti agli incontri che si sono tenuti nel tempo sono: tutta la dinastia dei Rothschild, Mario Draghi, Rodolfo de Benedetti, Tommaso Padoa Schioppa, Corrado Passera (artefice della privatizzazione delle Poste sotto il governo Prodi e poi passato alla dirigenza di Banca Intesa), Marco Tronchetti Provera, Romano Prodi, Rainer Masera (al vertice del Gruppo Imi San Paolo), Innocenzo Cipolletta (per Confindustria), Alessandro Profumo, Josè D. Barroso ( Presidente della Commissione Europea), Jean Claude Trichet (Presidente della BCE), il principe Filippo della Gran Bretagna, Manlio Brosio (segretario NATO), Margaret Thatcher ( ex primo ministro inglese), Giovanni Agnelli (ex presidente della Fiat), George Soros (Soros Fund Management), svariati nomi legati a diverse agenzie di rating come la Satandard & Poor’s che in passato come oggi si diverte a suoni di spread a mettere in ginocchio i titoli di una nazione.

In conclusione, citando una frase riportata nelle Memorie di David Rockfeller: “Qualcuno ancora pensa che facciamo parte di una setta segreta che agisce contro i principali interessi dei Paesi, dipingendo me e la mia famiglia come internazionalisti e accusandoci di cospirare con altri soggetti sparsi per il mondo, per costruire una struttura politica ed economica più integrata a livello mondiale; un mondo unico se volete. Bene se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono fiero”.

In quella riunione del 1992 si decise come poter acquistare le nostre aziende e la Banca d’Italia e come far crollare il vecchio sistema governativo per insediarne uno nuovo formato da un’oligarchia finanziaria angloamericana che per arricchirsi e comandare sta imponendo precarietà, povertà e perdita di ogni diritto lavorativo costituzionalmente riconosciuto.

 

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