La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Roma, 15 ottobre 2011. Restate a casa, se ce l’avete.

Scritto da – 17 Ottobre 2011 – 17:31Un commento

Sabato ero andato a Piazza della Repubblica con le migliori delle intenzioni, ma altrettanto consapevole del fatto che la manifestazione potesse finire male, se non peggio di quella del 14 dicembre scorso. Il corteo si è mosso lentamente, con alcuni miei amici ci eravamo posizionati nello spezzone tra Sel e la Fiom. Imboccata via Cavour avevamo cominciato a vedere il fumo nero delle prime auto incendiate mentre due elicotteri della Polizia volavano sopra le nostre teste e ci preparavamo ad uscire dal corteo da un momento all’altro. È stato un attimo: il mare di bandiere rosse si è aperto in due, schiacciandosi sui lati e subito dopo è iniziata la fuga, con il rischio di essere travolti da una folla colta di sorpresa. Scoppia l’ennesima bomba carta, questa volta è più vicina. Sembrava di essere in un film di Marco Tullio Giordana, ma la paura era vera e le botte anche. Per qualche minuto ho perso di vista i miei amici, poi li ho ritrovati in una strada laterale che porta a via Merulana, dove la situazione era ancora tranquilla. San Giovanni è ancora irraggiungibile, attraversiamo Piazza Vittorio Emanuele mentre altre camionette dei Carabinieri si dirigono verso il luogo degli scontri. A via Conte Verde assistiamo a una fuga simile alla nostra:”Togliamo le moto!”, grida una vigilessa ai suoi colleghi. I nostri genitori ci chiamano per avvertirci degli scontri a via Labicana, per fortuna la Metro è agibile e riusciamo a tornare a casa.

Guardando la televisione ho scoperto che ad attaccarci è stato un gruppo di persone incappucciate, casco nero d’ordinanza e vestiti dello stesso colore, forse per simboleggiare il proprio lutto razionale più che una precisa appartenenza politica. Ha poca importanza il fatto che potessero essere fascisti, comunisti, anarchici, monarchici, black block, centri sociali e compagnia bella. Di sicuro non erano operai cassaintegrati, terremotati dell’Aquila, pastori sardi, precari Eutelia e tutti quelli che di rabbia ne avrebbero da vendere in questo momento. Quindi la teoria dello sfogo della tensione sociale con cui certi cercano di giustificare gli scontri di sabato improvvisandosi Bauman della situazione è facilmente sconfessabile. Difficile capire cosa volessero ottenere con le devastazioni che hanno compiuto; gli serviva qualche morto tra le forze dell’ordine per lavare il sangue di Carlo Giuliani, per far assorbire i lividi di Stefano Cucchi e Aldo Bianzino? Ristabilivano l’equità sociale spaccando le vetrine di un supermercato “Elite” e i finestrini di un Audi Q7 targato San Marino, sicuramente assicurato contro gli atti vandalici? Oppure consegnavano chiavi in mano la possibilità ai vari Gasparri e La Russa di esternare le solite tronfie dichiarazioni sulla violenza di piazza? Piazza San Giovanni doveva essere la nostra Puerta del Sol, ma così non è stato perché la guerriglia lo ha impedito. Maroni, bravissimo a contare quanti latitanti manchino per completare il suo album di figurine non è riuscito a gestire una situazione che in molti paventavano, mettendo a rischio sia la vita delle forze dell’ordine, sia quella dei manifestanti pacifici che sicuramente qualche manganellata gratuita se la saranno presa e alcuni video su RepubblicaTv ce lo hanno mostrato. Immagini di un epilogo doloroso ma purtroppo scontato.

Una responsabilità ce l’hanno anche i partiti che sono sia fuori e dentro il Parlamento. Per mesi gli studenti hanno manifestato contro una riforma che svuotava il valore e il ruolo dell’università pubblica in questo paese e che avrebbe aumentato la precarietà del lavoro come della vita. È un anno che il governo è in agonia, in mano a personaggi improbabili come Scilipoti e non hanno ancora presentato uno straccio d’alternativa quando il programma glielo abbiamo scritto noi e tutti quelli che per colpa della crisi economica e politica hanno bisogno di risposte, di opportunità e di sogni per il futuro. Lo abbiamo fatto strada per strada, piazza per piazza, urlando e cantando. Ma non ci hanno mai degnato di uno sguardo. Sabato siamo stati lasciati soli mentre cercavamo di buttare fuori gli infiltrados (cit.) dal corteo e ricordavamo a Pannella che il partito Radicale è l’emblema della Partitocrazia, cambiando schieramento politico a seconda di come tira il vento giusto per conservare il contributo di alcuni milioni di euro che tutti paghiamo per la loro emittente radiofonica. Il fallimento di questa manifestazione può essere anche da lezione per i componenti dei movimenti, soprattutto per quelli che si faranno intervistare nei prossimi giorni dai vari tg. State attenti, perché di retorica apartitica si muore e si risolve ben poco. Più che alimentare di aria fritta i mulini a vento un movimento dovrebbe concorrere al rinnovamento delle idee, dei partiti e della classe dirigente di un paese. Se si continua a fare demagogia sterile si rischia di uccidere anche la politica della piazza, dopo che quella dei palazzi è defunta da tempo. Gli indignados spagnoli dopo l’occupazione di Puerta del Sol hanno dato vita a Equo, un piccolo partito di stampo ecologista che si presenterà alle prossime elezioni. Sono più fessi di noi?

P.s. Il titolo di questo articolo è stato preso da una bellissima vignetta di Mauro Biani che trovate qui:  http://maurobiani.splinder.com/post/25665604/fascisti.

 

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Un commento »

  • alessandra baduel ha detto:

    Caro Aldo Benassi,
    il tuo articolo sul 15 ottobre mi è piaciuto molto – a me e ad altri – e ti vorremmo invitare a un incontro del rione Monti che stiamo organizzando sul medesimo tema, dato che la zona è stata più che coinvolta nei fatti che tu stesso racconti, che io ho visto da poco più giù lungo via Cavour e soprattutto che l’intero quartiere ha visto e subìto.
    si tratterebbe del prossimo 14 novembre, h. 18, a via Baccina 66 appunto a Monti. sempre che tu sia a Roma…. cerco un modo per poterci parlare e sapere se sei interessato a venire. mi puoi dare un tuo recapito? io aggiungo qui il mio cellulare: 346/60.57.864, nella scheda c’è già la mia mail, se ti fai vivo in qualche modo sarà un piacere, grazie!! a. b.

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