La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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WikiLeaks, la guerra in rete

Scritto da – 19 Novembre 2010 – 05:52Nessun commento

L’estate scorsa ha visto due argomenti riempire per giorni le pagine dei quotidiani nazionali: uno è WikiLeaks stato l’appartamento di proprietà, o presunta tale, di Fini a Montecarlo; l’altro è stato il sito, che il 25 Luglio ha diffuso su tutta la rete 92.201 rapporti segreti del Pentagono sulle operazioni militari in Afghanistan dal Gennaio del 2004 al Dicembre del 2009, che documentano il fallimento della guerra: la morte di migliaia di civili, la corruzione dei servizi segreti pachistani, la forza dei taliban e la violenza dell’intervento statunitense nel paese. Tutte cose di cui sospettavamo l’esistenza, ma ora ne abbiamo la certezza ufficiale. Le informazioni contenute in quei rapporti sono state pubblicate lo stesso giorno anche da alcuni quotidiani internazionali come il New York Times, il Guardian e il tedesco Der Spiegel che avevano ricevuto in anteprima il materiale dallo stesso sito.  WikiLeaks è apparso per la prima volta su internet nel 2006. È stato fondato da un gruppo di dissidenti cinesi, giornalisti, matematici ed informatici provenienti da diversi paesi, tra cui Usa, Europa, Taiwan e Australia. Di quest’ultimo Paese è originario Juian Assange ex giornalista e hacker di 39 anni, attuale portavoce del gruppo. Il nome fa riferimento a Wikipedia, perché usa lo stesso software dell’enciclopedia online e all’inglese “leak”, ovvero “fuga di notizie”. Oltre ai documenti sopra citati, su WikiLeaks sono stati pubblicati documenti riservati su Scientology, su Sarah Palin e sul carcere iracheno di Abu Grahib. Il segretario alla difesa Usa Robert Gates e il presidente afgano Hamid Karzai hanno dichiarato subito dopo la pubblicazione di rapporti segreti, che la fuga di notizie potrebbe mettere in pericolo le vite degli afgani che hanno collaborato con i militari statunitensi. Circa due settimane prima, il giornalista del quotidiano britannico “The Guardian” Sthephen Moss aveva intervistato Assange che spiegò l’importanza di un sito come WikiLeaks e la sua organizzazione. Il ritratto che ne fa Moss è di un tipo schivo quanto schietto dalla capigliatura bianca che ricorda un po’ Andy Warhol che dichiara di essere un attivista dell’informazione e la volontà di denunciare le violazioni dei diritti umani nel mondo. 

Il server principale di WikiLeaks si trova in Svezia, dove esiste una legislazione che permette la totale sicurezza per la privacy di chi invia i documenti e ogni pubblicazione viene fatta da Assange in Islanda, dove ci sono norme che tutelano in modo assoluto la libertà di stampa. Chiaramente per il lavoro che fa, si deve preoccupare della sua sicurezza personale, tant’è che non dorme mai nello stesso posto per due notti di seguito, vive dappertutto come se fosse un corrispondente di guerra. Oltre all’identità delle fonti, Assange protegge quella dei suoi finanziatori. Il Wall Street Journal ha condotto un’inchiesta a proposito di questo tema: il perno della rete finanziaria di WikiLeaks è la fondazione tedesca Wau Holland che incoraggia i donatori a versare denaro sul suo conto presso la fondazione, che in base alla legge tedesca non può rivelare i donatori. Inoltre la fondazione non può essere citata in giudizio, perciò il denaro dei donatori è al riparo dalle azioni legali. Il resto viene dalla rete, attraverso le donazioni fatte direttamente tramite il sito e da contatti personali con alte disponibilità economiche che elargiscono cifre a quattro o sei zeri.

Lo staff di WikiLeaks è composto da 1200 volontari e vengono messi in rete ogni giorno circa trenta dossier. Molti giornali hanno mosso critiche al sito di Assange, così scrive Farhad Manjoo, giornalista di Slate.org: “WikiLeaks non è un vero wiki, non permette a tutti gli utenti di internet di intervenire sui documenti o sui commenti. Non è un’organizzazione aperta in cui può entrare chiunque e non ha regole democraticamente accettate sulle notizie da pubblicare. Per gli aspetti che contano, anzi, è un’organizzazione opaca e di orizzonti ristretti.” Al di là della diffusione dei documenti riservati a metà Luglio, il portavoce è stato al centro delle cronache per via dell’accusa da parte di due donne di molestie sessuali avvenute, secondo la loro deposizione alla polizia di Stoccolma, nella metà di Agosto. Assange non era stato avvertito e il pubblico ministero ha spiccato la richiesta di arresto per poi ritirarla subito dopo, visto che ha raccolto nuovi elementi che facevano cadere l’accusa. Una delle due donne ha detto di essere stata molestata ma non  stuprata e ha smentito di essere stata ingaggiata dal Pentagono per mettere nei guai Assange.

Al di là di questi contorni tipicamente cinematografici, WikiLeaks è un altro prodotto della rete che lancia un sasso nel ristagno dell’informazione tradizionale, oramai appiattitasi sul linguaggio del potere.

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