Roma, tra protesta e violenza.
Viva la libertà. Viva la protesta, viva il dissenso civile. Si, perché la disapprovazione deve essere incanalata su un percorso pacifico: in caso contrario, va condannata. Aspramente condannata. Il 14 dicembre, a Roma, è successo il finimondo: una parte di protestatari, abitanti dei centri sociali, vi ha partecipato solo perché invasata di violenza. Petardi, bombe carta, spranghe: tanto basta per porre in essere una guerra civile. Questi borghesucci annoiati, questi figli di papà dei centri sociali hanno rovinato una giornata che doveva porsi all’insegna della civiltà e del civismo più autentico. Delinquenti pervasi da un ingiustificato livore ideologico che, da sempre, intendono riversarlo nei riguardi delle forze dell’ordine, uomini e donne che incarnano lo Stato.
Questi dei centri sociali sono dei vigliacchi, delle canaglie: nelle piazze sfasciano, rompono, si rivolgono alla polizia come se fosse un nemico da abbattere e poi che fanno? Falsamente fanno le verginelle democratiche dinnanzi alle telecamere, cercando di giustificare la violenza con discorsi triti e ritriti, con inutili giaculatorie che sanno di vigliaccheria e di ipocrisia. Giocano a fare i marxisti, questi dilettanti delle barricate. Aveva proprio ragione Pasolini: i proletari non sono coloro i quali giocano e si divertono a fare i rivoluzionari col prurito alle mani, armati di kefiah e spranghe: no, non sono loro. I veri proletari sono i poliziotti che, costretti a guadagnare due lire al mese, rischiano la vita per rendere effettivo l’ordine pubblico. Sia chiaro: se fossero riscontrati abusi di potere posti in essere da alcuni poliziotti, è doveroso che, anche per loro, la giustizia possa compiere il suo corso. Tuttavia le forze dell’ordine vanno difese, incoraggiate, aiutate nel loro compito di stabilire l’ordine e la tranquillità sociale: non pestata, non insultata.
Certo: a Roma c’è stata tanta gente che ha voluto protestare in maniera pacifica, contro un governo ormai trinceratosi nella sua arroganza autoreferenziale, il cui leader indiscusso pare asserragliato da angustie preoccupazioni di natura giudiziaria. Questo è un potere partitocratico arrogante, cieco, sordo dinnanzi alle istanze, alle proteste di una società civile stanca e depressa. Parliamo di un governo moribondo che non vuol governare e che non ha più le forze per riformare questo paese: insomma, è un cadavere che cammina. Eppure, va avanti. Dopo aver ottenuto la fiducia grazie ad una manciata di voti, questo governo si ostina a non guardare in faccia alla realtà dei fatti: non possiede i numeri per governare. Ma, dato tutto ciò, le violenze del 14 dicembre non possono essere in alcun modo giustificate. Vogliamo mica pensare di giustificare la violenza, cari manifestanti? I manifestanti civili, democratici cosa hanno da dire? Prendete si o no le distanze da questa marmaglia di delinquenti? Il loro silenzio si fa quasi assordante: spero di sbagliarmi.
Andrea Costanza
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