L’Università pubblica. Da qui parte la cura per l’Italia. Intervista a Margherita Hack
«Ho fatto tutta la gioventù sotto il fascismo , in casa mia erano antifascisti, mi babbo lavorava in una ditta che produceva energia elettrica per la Toscana, e fu licenziato l’anno dopo che sono nata io, perché non era iscritto al fascio.» Così introduce la sua vita Margherita Hack, membro delle più famose società fisiche e astronomiche, nonché autrice di oltre duecentocinquanta pubblicazioni.
Dottoressa Hack, quindi ricorda benissimo il fascismo.
Chi ha tirato avanti la carretta è stata mia mamma, che aveva il diploma delle belle arti, che ci ha campato facendo la miniaturista e vendeva le miniature ai turisti.Il nostro futuro era sempre incerto perché, con la guerra, di turisti se ne vedevano pochi. Mi ricordo che quando ero bambina , in famiglia spesso si parlava dell’assassinio di Matteotti.
Lei è un’antifascista convinta. Lo dimostrano anche le sue attività in campo sociale e politico.
Sono diventata antifascista più o meno nel 1938 quando avevo 16 anni,durante le leggi razziali, che mi hanno aperto gli occhi. Avevo una professoressa di scienze, ebrea, che si chiamava Enrica Calabresi, e che l’ho vista andarsene da un giorno all’altro. Poi avevo anche dei compagni di scuola ebrei che sono stati cacciati via. Tutto questo mi indignava.
Eppure c’è ancora qualcuno che si ostina a fare del negazionismo sul ventennio. Che ne pensa?
Basterebbe guardare i documentari. Probabilmente non viene dato giusto peso a questi avvenimenti, nemmeno a scuola. Mi pare che i ragazzi sappiano poco o nulla sul fascismo.
L’istruzione dovrebbe, quindi, avere un ruolo fondamentale nello sviluppo morale dei cittadini italiani. Che mi dice della scuola oggi?
Indro Montanelli diceva che gli italiani, dopo la prima volta, sarebbero stati vaccinati. Ma evidentemente non funziona così. Basti vedere che la seconda carica dello Stato è un ex-fascista. Così il Sindaco di Roma. Mi spaventa il fatto che la gente rimanga indifferente. Per la quarta volta Silvio Berlusconi è stato eletto Presidente del Consiglio; per quattro volte la maggioranza degli italiani ha votato questa destra. Credo che la scuola sia l’unica soluzione: un popolo istruito è un popolo libero e non si farebbe prendere in giro da un “venditore di tappeti” come Berlusconi.
Qui si passa alla politica. Anche lei è stata spesso protagonista della politica italiana, non ha mai avuto timore di schierarsi. Per lei è così indispensabile?
Non riesco a stare zitta. Berlusconi ha fatto una campagna elettorale basata sulla riduzione delle tasse e sulla sicurezza. Riducendo le tasse, però, si riducono anche i servizi; per quanto riguarda la sicurezza, questo governo ha proposto, nel piano Tremonti, di togliere quattromila agenti. La reale questione non è la sicurezza sbandierata dal centrodestra, ma la vera emergenza sono la mafia e la camorra. Mi chiedo come mai non ci sia una reazione da parte degli italiani.
Forse allora noi, come popolo italiano, ci meritiamo tutto questo?
Non lo so, però credo che questo derivi anche dal fatto che il centro-sinistra sia diviso. Tutto questo anche a causa della politica del Partito Democratico, che oltretutto è riuscito a togliere Berlusconi dall’isolamento in cui si era cacciato qualche mese fa. Tutto questo rifiutandosi di allearsi con la sinistra.
Lei si definisce di sinistra?
Mi sento di sinistra, più precisamente comunista. Mi auguro che tutta la sinistra si unisca al più presto perché non ha senso stare divisi. L’Italia avrebbe bisogno di una lunga stagione di riforme.
In merito alle sue esperienze personali in campo scientifico e guardando la situazione attuale italiana con la cosiddetta fuga dei cervelli, a quale posto metterebbe la ricerca scientifica in una ipotetica lista di priorità dello Stato?
Sicuramente tra i primi posti. Se si vuole essere competitivi nel cosiddetto villaggio globale, dove il terzo mondo produce le stesse cose a prezzi molto più bassi. Basta guardare la Cina. Si parla tanto di innovazione ma non si fa nulla perché questa innovazione sia reale, e per raggiungerla ci vuole una grande cultura e tecnica scientifica. Assieme alla ricerca, nei primi posti metterei anche l’istruzione: i nostri studenti, anche per le elementari, sono fra gli ultimi posti in Europa, e questo spiega anche perché oltre il cinquanta percento degli italiani applaude Berlusconi.
Per concludere, di cosa ha bisogno oggi l’Italia?
Come prima cosa, dobbiamo tornare ad esaltare il senso della democrazia e dello Stato, nonché dell’etica politica e della nostra Costituzione. Tutto questo può partire solo dalle scuole e dalle università pubbliche, che devono fornire a tutti gli stessi strumenti perché chiunque possa avere le stesse possibilità. Questo per me oggi è la cura per l’Italia.
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