La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Tunisia, tre miliziani annunciano: “Non sarete al sicuro finchè non sarà governata dall’Isis”

Scritto da – 23 Marzo 2015 – 15:55Nessun commento

attentato-tunisiaUtilissima la tecnologia. Fantastico poter comunicare gratis attraverso un semplice tablet con qualcuno che si trova dall’altra parte del mondo. Anche condividere tramite i social network link, video e foto è una cosa meravigliosamente sorprendente. Quella che però trovo, aprendo twitter, è una di quelle foto che non vorresti mai vedere, che ti rovinano la giornata e che per quanto ti possa essere abituato a vedere la violenza, avrà sempre su di te lo stesso effetto di scalpore. Alcuni ostaggi sono seduti gli uni vicini agli altri con la schiena verso il muro, uno di loro si copre il volto con le mani, nel Museo archeologico nazionale del Bardo, situato nella periferia occidentale di Tunisi, il tutto accompagnato da una didascalia “children are also locked inside the museum – “anche dei bambini sono bloccati nel museo”, ed effettivamente zoommando, si scorge il volto di alcuni bambini.

Apprendo in questo modo, memore dell’11 settembre, di Bush contro Saddam Hussein, del fondamentalismo di Mahmoud Ahmadinejad in Iran e del suo arsenale atomico, dell’ultimo attacco jihadista sferrato a pochi giorni di distanza dalla festa Nazionale del 20 Marzo, che ha provocato almeno 22 morti (tra cui quattro italiani) e tredici feriti di diversa nazionalità; australiani, giapponesi, polacchi, tedeschi e spagnoli. Non hanno tenuto conto di religioni, etnie o culture diverse, hanno ucciso spregiudicatamente, perché questa è la sola manifestazione che conoscono. Non risparmiano niente e nessuno, ce l’hanno già dimostrato con le morti avvenute in Francia o a Copenaghen, ma loro non si rassegnano, perseverano con i loro folli piani in un racconto a puntate che tragicamente vede la morte di nuovi personaggi, stavolta dei turisti che non avevano nessuna colpa, se non quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto: “un gesto vile ed odioso, non ci faremo intimorire dalla barbarie”. Quanto vorrei poterci credere. Quanto vorrei solo per un secondo pensare che potremmo arrivare a convivere con questa realtà. Ma la logica, purtroppo non è questa. Attualmente non credo esista un compromesso. E’ lo scontro tra due mondi, occidente e oriente. Le democrazie occidentali hanno conquistato quei territori e li hanno sfruttati, ora tocca a loro fare altrettanto. Questo per lo meno è stato il grande errore di George Bush, credere che quei paesi avrebbero aderito a questo modello politico, credere di poter esportarlo non solo in Europa, ma anche in Asia e soprattutto in Africa.

Ma la democrazia è molto più di una forma di governo, è una “way of living”, è l’accettazione di una finzione in cui “anywhere power seems to be elsewhere” – “ovunque il potere sembra essere altrove”. Implica darsi un ordinamento giuridico e possilbimente rispettarlo. Impossibile da fare per popoli che, pur dotandosi di un corpus legislativo e di un sistema giudiziario, conoscono solo una legge: quella divina. E nell’esservi tutti egualmente sottomessi, mettono a tacere quel principio egualitario che nella democrazia si esplica nei diritti universali. E quindi perché lasciare immune un paese che è approdato alla democrazia solo di recente nel 2011 con la rivoluzione dei Gelsomini? La Tunisia è il grande traditore, l’unico paese in cui la primavera araba sia progressivamente sfiorita, imboccando la via del laicismo. E quindi come tale da punire. In un video su Internet tre miliziani dell’Isis annunciano: ” non sarete al sicuro finchè la Tunisia non sarà governata dall’Isis”.

È proprio questa strategia del terrore che tanto affascina i militanti, i cosidetti “foreign fighters” che da ogni parte del mondo decidono spontaneamente di arruolarsi e di farsi addestrare dall’Isis nei territori in Libia e in Siria, per poi tornare in patria più feroci di prima, come nel caso dei terroristi Jabeur Khachnaoui e Yassine Laobidi, entrambi originari di due cittadine in Tunisia. Per quanto sia difficile stimare delle cifre precise attualmente sono 3000 le persone che dalla Tunisia sono andate a combattere in altri territori e 400 le cellule dormienti, potenziali squadre terroristiche.

Le tappe della strage. Tutto ha inizio alle 12:25 pm circa con un tentato assalto alla sede del governo. Viene avvistato un ragazzo sui 25 anni, senza barba, con in mano un khalashnikov che comincia a sparare a sangue freddo a coloro che scendono dal pullman; tra le 8 e le 10 persone restano uccise, in quello che è il primo conflitto a fuoco. Alle 12:30 respinti dalle forze di sicurezza di guardia al palazzo, inseguono i civili che si rifugiano nel museo, continuando a sparare. Da questo momento la zona rimarrà blindata per le prossime tre ore. Nel frattempo arrivano i primi soccorsi per i feriti e i bat Tunisi, le teste di cuoio o forze speciali, che alle 14:00 lanciano un blitz all’interno del museo con l’obiettivo di liberare gli ostaggi e catturare i terroristi. Alle ore 15:15 si conclude l’azione dopo un secondo interminabile conflitto a fuoco in cui “i colpi di mitra sembravano interminabili” come racconta Alfonso Letizia uno dei turisti sopravvissuti alla strage, in cui muoiono due terroristi e un’agente. Nel frattempo, un gruppo di deputati tunisini – chiusi per un’ora come misura di sicurezza in un’area del Parlamento adiacente al Museo- cantano a gran voce l’inno nazionale:
O difensori della Patria, O difensori della Patria!
Radunatevi attorno alla gloria del nostro tempo!
Il sangue che scorre nelle nostre vene,
moriamo moriamo, purché viva la nazione.

Alle 17:30 i nostri connazionali vengono ricondotti sulla Costa Crociere scortati dai militari per fare rientro il prima possibile in Italia. Due giorni fa il premier Renzi al loro arrivo all’aereoporto militare di Ciampino ha accolto le salme delle vittime e i loro congiunti.

E così anche la Tunisia entra a far parte della zona calda, nella lista dei luoghi ad alto tasso di pericolosità, lei che affacciandosi sul Mediteranneo era diventata quasi un paradiso (anche fiscale) in cui vivere degnamente e in cui il turismo fornisce il 20% delle entrate. Tra gli stati del Maghreb è sicuramente uno tra i più aperti all’Occidente, in cui convivono diverse minoranze etniche berbere ed europee, soprattutto francesi (ottenne l’indipendenza nel 1956 dalla Francia e nello stesso anno aderì all’Onu) e italiane.

Giorgia Boccherini


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