La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Italia, un paese sotto sfratto

Scritto da – 11 Febbraio 2013 – 16:272 commenti

Tutto è cominciato negli Stati Uniti, nel 2008. La finanza s’è inventata i “mutui subprime”, strumenti economici per accendere mutui anche a quella galleria umana che di solito era messa alla porta negli istituti di credito a stelle e strisce: afroamericani, ispanici, caraibici… Peccato che il sistema fosse destinato a fallire. Senza garanzie, i neoacquirenti di cui sopra sono stati spolpati in fretta dal sistema economico. E il banco è saltato. Nelle città americane, hanno cominciato a vedersi cartelli “vendesi” di fronte ad ogni immobile. La casa è stato il primo bene sottratto dalla crisi. E dalla casa è nato tutto. Quattro anni più tardi il film si ripete in Europa, con gli stessi attori. Dopo aver solleticato le banche, la crisi infuria sull’economia reale: toglie il lavoro, assottiglia i risparmi sui conti correnti. Tanto che persino l’abitazione diventa un lusso. Il domino della recessione ha colpito prima l’Irlanda, poi la Spagna e ha spazzato via l’economia della Grecia. Bersagli prevedibili, con bilanci sempre in bilico. Ma l’emergenza casa, l’origine del male, è una metastasi che sta sfaldando anche i conti di Paesi ben più stabili. In Olanda i prezzi delle case tra luglio 2011 e luglio 2012 sono calate a picco: -9%, la discesa più ripida dal 1995. A questo s’aggiunge un debito pubblico ipotecario, tra i più alti al mondo, pari al 110 per cento del Pil e, dulcis in fundo ING, la seconda banca del Paese, registra una riduzione degli utili del 28% nel secondo trimestre 2012.

A causare il buco soprattutto i mutui concessi in ambito immobiliare. Insomma, lo scenario ricorda quanto si è visto al di là dell’Oceano. Sconvolge, però, pensare che nemmeno la Germania è estranea alla crisi del mattone. A Berlino gli affitti crescono in un anno del 7,4%, ma anche nel Meclemburgo-Pomerania gli affitti sono più cari di dieci punti percentuali. Il segno che la bolla sta crescendo ovunque, non solo nella capitale. A questo s’aggiungono mutui per l’acquisto con tassi d’interesse dimezzati rispetto agli anni ’90 (oggi sono al 3% quando una volta stavano al 7,7%). Il tasso di disoccupazione al 6,9%, una certa disponibilità di denaro e soprattutto le ottime prospettive di lavoro per i giovani, rendono gli investitori più spavaldi. Così la domanda si moltiplica e l’offerta alza l’asticella sempre più in alto. Pericolosamente: “La gente sta comprando case a prezzi altissimi”, commenta Steffen Sebastian, direttore del Centro di finanza immobiliare dell’Università di Ratisbona.

Intanto i palazzinari tedeschi costruiscono senza sosta (+9% rispetto al 2011, soprattutto in condomini) e la domanda sorge spontanea: per quanto potrà durare tutto questo? Gli ingredienti per una nuova bolla immobiliare ci sono tutti. Giovedì 22 ottobre un gruppo di contestatori dei centri sociali, insieme ad alcuni residenti del Comitato dei cittadini di San Siro, hanno interrotto la seduta delle commissioni consiliari di Casa e Antimafia che si riunivano in seduta congiunta a Palazzo Marino, il cuore politico di Milano. Protestavano contro lo sgombero di due giorni prima, proprio in zona San Siro. Mentre degli inquilini irregolari venivano allontanati dagli appartamenti occupati abusivamente, le forze dell’ordine chiudevano le manette ai polsi di Domenico Zambetti, assessore alla Casa della Regione Lombardia, accusato di aver comprato i voti alla ‘ndrangheta, 50 euro a preferenza. Aler, l’ente gestore delle case popolari di cui Zambetti era responsabile politico, è considerato da sempre una bolgia infernale dagli inquilini. Ma che i suoi dirigenti fossero nominati dalla criminalità organizzata, questo è indigeribile. Perché a Milano si sente la pressione degli affamati di casa: i 30mila in attesa nelle liste delle case popolari, così come i redditi medio bassi, troppo poveri per il libero mercato, troppo ricchi per le case popolari. Il Comune ha scritto alla Prefettura per chiedere una graduazione degli sfratti. La Corte d’Appello del Tribunale di Milano ha accordato all’amministrazione un avviso che anticipi di un mese l’esecuzione dello sfratto.

Perché le famiglie impoverite non riescono nemmeno a permettersi l’affitto e il rischio, se non c’è intermediazione degli enti locali, è che debbano andarsene per strada. E di alloggi liberi nell’edilizia pubblica da assegnare in fretta e furia, ovviamente, non ce n’è nemmeno l’ombra. Se a Milano il quadro è questo, nel resto d’Italia è ancora peggio. Gli sfratti esecutivi nel Paese sono stati circa 63mila, nove su dieci per morosità. S’inizia con il non pagare le bollette, le spese condominiali, poi si passa all’affitto. L’80% delle famiglie ritarda il pagamento di una settimana. Per il 40% le settimane diventano mesi e per 160mila famiglie italiane i mesi diventano anni. Secondo le stime dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), la platea tra tre anni sarà di più di 400mila. Così a Roma i movimenti per la lotta alla casa riempiono piazza Venezia e fanno a botte con la polizia. A Brescia i comitati degli inquilini si trincerano davanti alle porte dove sta per presentarsi l’ufficiale giudiziario. A Palermo i comitati inquilini del quartiere Zen minacciano di occupare la Cattedrale, come hanno già fatto nel 2002 e nel 2006. Tutti chiedono il blocco degli sfratti che semplicemente congela la situazione, senza offrire vie d’uscita.

E il problema abitativo non si conclude solo nell’emergenza sfratti. Ci sono categorie che non hanno nemmeno accesso alla richiesta di una casa: dai rom, ai senza dimora , fino agli immigrati dei centri d’accoglienza. A questi s’aggiungono precari, padri separati e gli altri nuovi poveri: anche per loro non ci sono posti, né ammortizzatori sociali.

Secondo uno studio condotto da Eurostat nel 2009, il 6,7% delle case italiane è inadeguato: non ha il bagno, non ha tetto oppure è troppo buia. È peggio essere sfrattati o vivere in una baracca? Difficile rispondere: fatto sta che la crisi aggrava entrambe queste condizioni. Morale della favola, l’Italia è un Paese sotto sfratto, dove la crisi, dopo essersi mangiata il lavoro si sta divorando le case. Soprattutto quelle più esposte, cioè le abitazioni in locazione. In Italia si vive un’anomalia: in affitto sono solo i redditi medio-bassi: tutti gli altri hanno investito sul mattone.

Un destino che accomuna l’Italia agli altri Paesi “Club-Med”, gli Stati affacciati sul Mediterraneo. Quali sono quelli con cui più analogie? Spagna e Grecia. E la triade della crisi si ripresenta, immancabile. Senza lavoro, gli italiani cercano di ricavare liquidi altrove. Ora che si resta senza casa, non si riesce nemmeno a nascondere le ultime ricchezze sotto il materasso. Così s’investe altrove: si spiega solo così il proliferare di Compro Oro, che secondo i dati Eurispes si sono quadruplicati nel giro di due anni. Il giro d’affari stimato è di circa tre miliardi di euro all’anno. Libera, l’associazione antimafia di don Luigi Ciotti, denuncia che i “Compro Oro” sono un luogo di riciclaggio per il denaro sporco. Dei 28mila punti vendita italiani, solo poche centinaia sono registrati alla Banca d’Italia. A questo si somma il fatturato di Azzardopoli, il complesso delle diverse forme di gioco d’azzardo. La quinta azienda d’Italia, dopo Fiat, Telecom, Enel, Ifim, con un fatturato da 80 miliardi di euro. Peccato che non aiuti il reddito e che, al contrario, lo azzeri.

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