La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Strage di Bologna, 2 Agosto. I giorni della collera

Scritto da – 10 Giugno 2014 – 15:26Un commento

Dalla strage di Bologna a Marco Biagi, da Andreotti a Berlusconi passando per Mani Pulite. A pensarci bene ne ha passate di ogni colore (in ogni senso) la nostra piccola grande Italia, quell’Italia che è si è trasformata nella democrazia tanto sognata durante gli anni della guerra, democrazia poi messa a durissima prova dagli avvenimenti della storia repubblicana che ne hanno scandito, fino ad oggi, la durata. Una memoria storica che – anche e soprattutto negli accadimenti più disastrosi dal grande conflitto ad oggi – rivela quell’immancabile vena di campanilismo che ha contraddistinto il nostro popolo fin dall’epoca medievale dei Comuni. Un’unione nazionale voluta, desiderata ed infine ottenuta a caro prezzo ma che ha sempre dimostrato un’affascinante, ma non per questo poco doloroso, tratto di instabilità e divisione: tutti caratteri insiti nella nostra cultura di popolo però difficilmente sradicabili. Potremmo chiamarli retaggi culturali, retaggi di natura socio-politica che hanno mantenuto, sotto le braci ancora accese delle ferite della guerra, le “scosse di assestamento” delle agitazioni politiche avvenute durante gli Anni di Piombo. Il piombo dei colpi di pistola, ma, in metafora, anche il piombo della pesantezza degli effetti che molte manifestazioni di violenza hanno avuto sulla società civile, quella che il Paese lo muoveva per davvero. In avanti.

Questo il contesto nel quale, ad oltre trent’anni dal fatto, i registi Daniele Santamaria Maurizio e Giorgio Molteni hanno voluto ricordare le 85 vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 con il film “Bologna 2 Agosto…I giorni della collera” presente in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane. Approvato come di interesse culturale e prodotto da “Telecom planet film production” in collaborazione con la Rai, la pellicola narra dell’escalation di violenze messo in opera dal gruppo terroristico armato di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari durante il triennio che va dal 1978 al 1980 e che vede la propria punta dell’iceberg rappresentata proprio dall’eccidio di civili avvenuto alle 10:25 del mattino alla stazione ferroviaria di Bologna. Fu l’atto terroristico più distruttivo nell’Italia del dopoguerra con il coinvolgimento di più di 300 persone fra morti (85) e feriti (218), teso a minare alle fondamenta la solidità delle istituzioni reggenti la Repubblica e ad ulteriormente nutrire il senso di panico ed impotenza nella popolazione civile tramite la “strategia della tensione”. Protagonisti di questa vicenda ma anche delle tante altre che portano in un climax ascendente di violenze efferate alla strage della ferrovia sono i cinque componenti dei N.A.R, presentati con nomi di fantasia ma facilmente riconducibili ai personaggi reali (con l’unica eccezione del personaggio interpretato da Tatiana Luter): Valerio Fioravanti detto Giusva (Alverio Fiori), Francesca Mambro (Antonella De Campo), Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Giorgio Vale.

All’epoca dei fatti tutti più o meno ventenni, furono riconosciuti come esecutori materiali della strage: addebito per il quale Fioravanti e Mambro, i due personaggi principali, hanno già finito di scontare, nonostante rispettivamente gli otto e i nove ergastoli comminati, 28 e 31 anni di reclusione. Compagni nella vita (sono sposati dal 1985), hanno riconosciuto tutti i delitti compiuti (omicidi e concorsi morali in omicidio) meno, giusto ricordarlo, quello della stazione di Bologna dove, come dicevamo sopra, più che un complotto terroristico-politico di un gruppo armato di ventenni è sempre sembrato la responsabilità fosse da collocare diversi piani più in alto: fra coloro che le fila di queste violenze spesso fini a sé stesse avevano ben presente dove e quando tirarle, in un disegno complessivo più ampio da ascrivere fra i tentativi più seri di destituire alla base le fondamenta governative della Repubblica. In nome di cosa, di quale nostalgia, di quale sogno politico ciascuna organizzazione, qualsiasi fosse il colore di riferimento, ne aveva una risposta diversa.

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