La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La cronaca italiana tra paura e politica

Scritto da – 19 Dicembre 2011 – 17:34Un commento

Poche settimane fa il mondo è tornato al passato, rivedendo le immagini della strage delle Torri Gemelle dell’11 settembre. Speciali in prima serata, testimonianze dei sopravvissuti, scene di strazio e dolore, questo bombardamento mediatico, da cui tutti in buona misura siamo stati colpiti, mi ha fatto tornare alla mente un saggio di Antonio Scurati, insegnante universitario e scrittore: “Gli anni che non stiamo vivendo – il tempo della cronaca” (edito da Bompiani, 2010). Il libro è una raccolta di articoli comparsi su quotidiani italiani e di riflessioni dello stesso autore riconducibili ad un denominatore comune: la cronaca in Italia.

L’episodio della ricorrenza dell’attentato è stato, a mio parere, un esempio emblematico della situazione dell’informazione televisiva italiana: pochi fatti e molti pianti. Non che sia sbagliato ricordare quanta sofferenza ha causato l’evento, ma il sottofondo musicale, i feriti, le testimonianze piene di sofferenza, si sono subito allineati ai tanti servizi relativi agli episodi di cronaca nera che infestano quotidiani e telegiornali. Naturalmente, il collegamento è dovuto al numero elevato di casi di questo tipo di cui siamo a conoscenza, ma la domanda che sorge spontanea è: perché? Perché la cronaca occupa una così grande fetta dell’informazione nazionale? Qualcuno potrebbe rispondere che questo accade perché, purtroppo, gli episodi di violenza vanno moltiplicandosi. Ma è davvero così? Come dice lo scrittore A. Scurati, noi siamo la popolazione che gode di maggior benefici rispetto all’umanità che ha vissuto prima di noi, basti pensare alla mortalità infantile, alla ricchezza pro capite, all’incidenza delle malattie, eppure sentiamo di vivere in una società poco sicura.

Guardando la maggioranza dei telegiornali televisivi, dopo un iniziale servizio di politica interna ed estera, tutto si riduce ad un mondo bicolore fatto di cronaca nera e rosa. Anzi, nel nostro Paese i punti di contatto tra cronaca rosa e politica sembrano quanto mai numerosi. L’informazione sembra essersi ridotta ad una struttura schematizzata e bipolare: da un lato i vizi dei politici e dall’altro lato una società continuamente in pericolo. Domani ci sarà un’altra adolescente scomparsa, un altro giovane ubriaco che investe un signore ignaro, un figlio che uccide la madre per l’eredità e dopodomani parleremo di altri strazianti episodi, ancora un altro giorno, e ogni giorno ancora: diverse vittime, ma stessa sofferenza. Di certo non si vuole affermare che sia sbagliato parlare della violenza o che la violenza nella nostra società non esista, ma è sbagliato credere che essa sia la sola realtà. Viviamo spettatori e vittime di un sistema di informazione, che non sembra volerci informare adeguatamente, ma rappresentare la realtà nella sua tonalità rosa e nera, lasciando da parte tutto il resto. Se ci dovessimo basare sulle aspettative che ci fornisce la cronaca italiana, per timore, non usciremmo di casa la sera.

Questo tema è identificato da Scurati come il Fattore S, il fattore sicurezza: la gente cerca sicurezza poiché quello che recepisce è un forte senso di instabilità e precarietà della propria vita. Da questa situazione, che non riguarda la sola Italia, ne sono avvantaggiati i partiti politici che propongono di cacciare gli stranieri, ronde, più sorveglianza, e che comunque promettono al cittadino di rendere la sua vita ancora più sicura. Paura, a questo ci porta l’informazione mediatica: paura dello straniero, del diverso, del vicino di casa, ma anche dei figli o del coniuge; basti pensare ai famosi casi di Erika e Omar e di Cogne. Una società che ansima per vedere il prossimo delitto dimentica che altre cose, ad esempio a livello politico, non vengono dette. Non che informazioni sulla politica non vengano date, ma esse non scavano a fondo nel problema, non lo analizzano, non informano; l’opinionismo non informa del tutto, crea soltanto un buon diversivo per lo spettatore.

Valutando questi fattori e la società in cui viviamo mi assale una profonda tristezza, sia per il grado di violenza scellerata che l’uomo mostra di essere in grado di raggiungere oggi come ieri, ma anche e soprattutto, per tutti coloro che ridono alle spalle di questo meccanismo vizioso, beandosi del guadagno che danno il dolore e la paura.

 

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