La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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“A freddo” sulla morte del criminale Bin Laden

Scritto da – 4 Maggio 2011 – 13:032 commenti

Quando la giustizia trionfa ammazzando una persona -perfino uno come Bin Laden- percepisco sempre un senso di disagio.
La gioia di fronte alla morte “a freddo progettata” mi comunica il pessimo gusto dell’onnipotenza dell’uomo, che decide quando è giusto uccidere e quando non farlo sulla base di precetti di giustizia imposti a priori come buoni e giusti; non diversamente da quanto fanno quelli che chiamiamo brutti e cattivi (e che lo sono sul serio).
Non è come in guerra, dove ci sono morti “ipso iure”, perché in sé la guerra è morte; qui c’è un operazione “ad hoc”, concepita in modo asettico per uccidere un uomo, quando poteva -magari- essere catturato e privato della libertà personale fino all’eternità.
Forse gli States non volevano ucciderlo: obbiettivo magari resosi impossibile dalla violenta difesa del criminale Bin Laden; ma sta di fatto che nelle parole trionfanti di Obama non si accenna, nemmeno minimamente, all’uccisione come estrema ratio, trattandola come un normale epilogo di una caccia al porco durata per anni.
Chiariamoci: da un punto di vista formale gli Americani sono una straordinaria nazione, nel senso che la comunità d’intenti che nutrono è quella di un vero popolo coeso che si rispecchia in valori condivisi, non come le pecore di questa pseudo repubblica delle banane; tuttavia quella coesione ha anche delle controindicazioni, in particolare la totale assenza di criticità e di riflessione; li si fanno le cose, punto. E una guerra come quella irachena viene firmata dal congresso praticamente all’unanimità in poco più di mezz’ora, come se questo fosse motivo di orgoglio; detesto la superficialità e la mancanza di riflessione degli americani, la loro splendida capacità di rendere tutto “spettacolare ed effimero”; si vede che non hanno né i greci né i romani né i cristiani né gli illuministi alle loro spalle, ma solo la peggior feccia di illuministi disoccupata e ripudiata qui in Europa al tempo del diciottesimo secolo. Hanno fatto cose straordinarie, hanno “sacramentato” il limite del potere legislativo come fondamento delle Costituzioni democratiche; hanno liberato l’Europa dal nazifascismo. Ma hanno anche disseminato odio e dolore in giro per il mondo sulla base di una demenziale e presunta superiorità culturale.
Di fondo la colpa non è solo loro, ma anche dell’Europa. La quale avrebbe avuto e avrebbe tuttora l’onere di fare da bilanciere al pragmatismo degli States: la loro efficacia temperata dalla nostra storia e dalla nostra riflessione, e viceversa. Invece facciamo a gara ad imitarli. E loro giustamente ci comandano.
Guardando in casa nostra poi, viene da mettersi la mani nei capelli: i nostri politici, quelli che straparlano di “radici cristiane” un giorno si e l’altro pure, commentano la notizia senza un minimo accenno al problema della morte gratuita, della vita da salvaguardare e del cristiano ripudio della violenza. Per il massone puttaniere Presidente del Consiglio è (solo) “un grande risultato nella lotta contro il male”; per il Ministro della Difesa La Russa, quello che già aveva dato prova di “cristiana coerenza” in merito alla vicenda del crocifisso sostenendo a piena voce (e in diretta televisiva) “possono morire, il crocifisso non lo togliamo”, si tratta invece si un “atto simbolico”.
Tocca attendere, e da ateo me ne dispiace, l’intervento del Vaticano per qualche parola semplice, sensata e ineccepibile: “la morte non si festeggia”. Punto.
Ogni idea di giustizia, fino a prova contraria, è contingente e storica; quindi le miriadi di “giustizie giuste” che popolano la terra non consentono a nessuno di uccidere in nome della “propria” giustizia e di sperare di ricevere pure applausi da parte delle vittime.
Per questo, forse proprio il rispetto della vita, soprattutto di quella difficile da difendere (criminali e aguzzini), può essere l’unico vero valore sul quale tentare di iniziare a costruire una decente convivenza sulla Terra. Non perché debba per forza essere un principio assoluto e giusto; quanto per il fatto di essere “istintivamente” condiviso dalla parte moderata delle grandi culture che popolano questo pianeta. E che costantemente si affannano per distruggerlo.

Fabio Ferrari


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2 commenti »

  • EDOARDO ha detto:

    io non so chi scrive ste robe ma ripigliati!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    ti conviene scappare dall’italia se sei cosi disperato e critico, mi viene da pensare che allora pure tu ti trovi bene nella repubblica delle banane……..o forse hai anche tu i tuoi interessi da fare?!?
    meglio non entrarci neanche su questi blog….scusate il disturbo!

  • Fabio Ferrari ha detto:

    Gentile Edoardo, sono io che scrivo “ste robe” e mentre cerco di ripigliarmi provo a risponderti:
    1. non ho intenzione di scappare dall’Italia; non credo che le alternative possibili siano solo fuggire o restare: per qualche malsana forma di masochismo preferisco “restare, pensando e lavorando”;
    2. so quali sono i meriti e le virtù del mio Paese ma non per questo non ne vedo i limiti e le contraddizioni;
    3. Quelli che tu scambi per interessi (che semmai coltivo, non faccio) sono in realtà diritti costituzionalmente garantiti all’esercizio della parola e del pensiero che, come cittadino, rivendico; allo stesso modo di come tu, grazie a quella Carta costituzionale, puoi permetterti di non entrare più dentro questo blog.
    saluti e grazie, Fabio Ferrari

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