La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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#JesuisCharlie. Le cinque giornate di Parigi

Scritto da – 12 Gennaio 2015 – 18:21Nessun commento

Je-suis-Charlie-Hebdo-2 (2)Le strade di Parigi tornano alla normalità dopo una degli eventi più forti degli ultimi anni. La folla che nel pomeriggio di domenica 11 gennaio si è riversata nelle vie attorno a Place de la République è stata paragonata a quella presente il giorno della liberazione dai nazisti. Una marcia a cui hanno partecipato capi di stato e altre eminenti personalità politiche. Soprattutto un corteo che ha unito persone di ogni nazionalità, di ogni confessione, di ogni età. Uno schieramento enorme, per opporsi agli orrori che la follia terrorista ha portato in questi giorni nella Ville Lumière. Per ricordare le vittime, i disegnatori, le persone che hanno perso la vita. Un po’ per cercare insieme, di scacciare la paura che è entrata nelle case di tutti mercoledì mattina. L’Università di Paris 8, quella mattina di mercoledì 7, dal silenzio della biblioteca, ha iniziato piano piano a riempirsi di bisbigli preoccupati. Guardando i social network, tutto è seguito pressoché in diretta. Appaiono i primi titoli, i link sulla pagina di “Le Monde”, “Le Figaro”, “Le Parisien” e altri; poi si diffonde ai quotidiani online, poi ai nostrani. Inizialmente non si capisce la gravità della situazione. In uno stato quasi di trance, scorro le notizie, cercando di ricostruire il quadro dei fatti. Uscendo dalla biblioteca, i bisbigli diventano vociare animato. Studenti al telefono, che ne parlano ovunque. Iniziano ad arrivare i messaggi dei parenti preoccupati, anche loro tentano di capire la dinamica, le distanze, il pericolo.

Poco dopo arrivano i primi video del sopraluogo di Hollande, le sue parole, il numero dei morti che sale a 12. SI iniziano a fare le prime congetture, le prime teorie di complotto, compaiono i primi hashtag #JesuisCharlie. Poi piano piano si comincia a comprendere la gravità del fatto. Le perdite di quegli uomini dalla matita carica, pronti a far fuoco, solo con la loro ironia ed irriverenza, e di chi era li con loro. Gli affezionati di Charlie Hebdo sono scossi. È quasi strano vedere la commozione di costoro, il loro attaccamento al giornale che in Francia è anche e soprattutto un simbolo di libertà di pensiero.

In tutto questo arrivano le prime condanne al terrorismo, i primi “ma…”, i primi “e la sono cercata”. Le prime risse su internet. Arrivano le prime diffamazioni verso i musulmani tutti, in Italia gli immigrati diventano il nuovo oggetto di polemica, di commenti, di frecciatine. Pesi e contrappesi, internet si carica delle risposte dei mussulmani che con i terroristi non vogliono avere nulla a che fare. Alcuni affermano che secondo loro le vignette del settimanale satirico risultavano comunque diffamanti. Non una giustificazione alla barbarie, ma un po’ di risentimento verso i toni non proprio pacati dei vignettisti non manca.

Passa così il primo giorno. In giro polizia, volti preoccupati, metro bloccate qua e là. Ancora le orecchie sono tese, ci si chiede che fine abbiano fatto gli attentatori. Il protocollo Vigipirate, dispositivo antiterrorismo è attivato. È il momento di qualche riflessione, ancora con un po’ di tensione palpabile. E in questo clima di tensione trascorre anche giovedì. Attacchi vicino ad alcune moschee. Una sparatoria a Montrouge. Ma venerdì la tensione esplode, con il ritrovamento degli attentatori, la carneficina al supermercato kosher. Evacuazioni a Trocadero e Disneyland.

Parigi e i suoi abitanti in questi giorni hanno avuto sicuramente più di un tuffo al cuore, e hanno vissuto il malessere palpabile dal susseguirsi di azioni di violenza estrema. Domenica però, tutte queste persone hanno voluto riunirsi.

Questi eventi tragici hanno portato alla luce delle note nuove negli animi della popolazione, non solo francese, ma in tutto il mondo. Una critica forte, unita come raramente è accaduto prima, è arrivato dalla comunità musulmana. Un’ondata di dissenso, per allontanarsi da quella violenza. Per far capire al mondo che coloro che hanno agito in quel modo si fanno scudo della religione svuotandola di ogni significato. La volontà di non essere associati a questi assassini, a questi folli, non è mai stata così forte e decisa. Chissà se questo riuscirà a fermare l’ondata di malcontento dei cittadini non musulmani. Uno tsunami xenofobo che ha colpito ovviamente anche l’Italia. E se da una parte Le Pen cavalca- non troppo sapientemente direi, la sua assenza alla marcia potrebbe costarle caro- l’onda per avvicinarsi alle elezioni, da noi la Lega fomenta l’odio verso quelle persone che a detta di un qualcerto Salvini, potrebbero sgozzarci nel sonno (sperando non gli macchino la felpa del momento).

La speranza è che l’odio non semini altro odio infondato. La marcia ha visto una fiumana di gente, di ogni estrazione possibile, riunita per dare una risposta decisa a questi atti. Per difendere dei diritti che dovremmo tener stretti a noi e non lasciare mai andare e che di cui invece troppo spesso dimentichiamo l’importanza. Una folla riunita per la libertà e per commemorare insieme una grande perdita. Questa marcia è un evento indiscutibilmente senza precedenti.

Dovremmo cercare di ricordarci questo giorno, di continuare sempre a perseguire questa compattezza, di difendere le opinioni altrui. Il dialogo è un arma bianca di cui ciascuno dovrebbe dotarsi. Il dubbio, sua necessaria premessa. A nulla serve puntare il dito verso gli altri, coprendosi gli occhi con l’altra mano. Quindi da questi eventi impariamo. Impariamo ad isolare i carnefici e a non mettere le popolazioni in scomparti prefabbricati. Se il pericolo ora è una caccia alle streghe, cerchiamo di vedere il buono di chi ha voluto porre una distanza netta tra sé e i carnefici.

Federica Stefani

 

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