Iva al 21% : cosa cambia per l’università
Entra in vigore l’aumento al 21% dell’IVA per una lunghissima lista di beni e servizi. Lungi dall’entrare nel merito del provvedimento, fortemente recessivo e che si abbatte indiscriminatamente su tutti i consumatori, ci limitiamo ad analizzare in questa sede gli effetti sulle politiche di diritto allo studio e per le tasse universitarie. In particolar modo, ci preme ricordare che l’aumento dell’IVA, generando un aumento del costo di beni e servizi, determina un incremento dell’inflazione (costo della vita) senza determinare un adeguamento automatico dei redditi individuali e delle famiglie. Venuta meno la scala mobile, che assicurava un adeguamento automatico, l’incremento dei redditi è divenuto meramente discrezionale o, in alcuni casi, è stato bloccato (Blocco degli stipendi nel Pubblico Impiego. D.L. 78/2010)
Cosa centra con l’Università?
L’Università di Bari ha adottato lo scorso anno, con la nostra forte contrarietà (si ricordino le occupazioni, le manifestazioni del maggio 2010), il piano di risanamento, per abbattere il disavanzo di bilancio 2010 inizialmente previsto in 52 milioni di euro. Oltre a determinare un incremento delle tasse e dei contributi a partire dai redditi ISEEU > 25.000 euro, il Regolamento tasse e contributi 2011/2012 ha previsto l’adeguamento automatico delle tasse e dei contributi al valore dell’inflazione.
Ogni anno, quindi, le tasse universitarie lieviteranno in via automatica per effetto dell’aumento del costo della vita. Se ad una prima valutazione l’entità di tali aumenti può sembrare “limitato” (per il 2011 l’inflazione verificata è stata pari al 2,6% determinando un aumento di MAX 34 euro per i redditi > 43.500. Minore per i redditi ISEEU > 43.500), sicuramente più problematica è la valutazione in un arco temporale maggiore, rispetto al quale gli incrementi si sommano e fanno lievitare in modo esorbitante le tasse universitarie.
Con l’aumento dell’IVA al 21%, quindi, la situazione non può che peggiorare: i costi dei beni e servizi aumenteranno, facendo incrementare l’inflazione che inciderà ancora una volta sulle tasse universitarie che già paghiamo. Ciò al netto degli ulteriori aumenti derivanti dalla manovra economica (I tagli agli enti locali che porterano ad una riduzione dei servizi e aumenti dei costi; diritto allo studio passato dai 100 mln di euro del 2011 ai 25 mln del 2012 a fronte di una necessità finanziaria per assicurare le borse di studio a tutti gli idonei pari a 400 mln, etc.)
Come LINK Bari crediamo necessario che l’amministrazione universitaria blocchi immediatamente l’incremento automatico e si riapra la discussione sulle modalità di determinazione di tasse e contributi. In particolare chiediamo:
- ridefinizione della figura dello studente a tempo parziale. Lo studente NITP (Non impegnato a tempo pieno) paga una quota forfettaria annua pari a circa 700 euro, per conseguire la laurea in un arco raddoppiato di anni rispetto a quanto previsto dal piano di studi, indipendentemente dal reddito ISEEU prodotto e senza la possibilità di beneficiarie di idoneità e borse di studio ADISU
- controlli a tappeto sugli ISEEU prodotti e sui CFU dichiarati in sede di ADISU per l’ottenimento di idoneità e borse di studio ADISU
- definizione di un sistema progressivo di tasse e contributi universitari, attraverso l’incremento del numero di fasce previste
- blocco dell’adeguamento automatico ISTAT
- agevolazioni per nuclei familiari con più studenti iscritti all’Università
- agevolazioni per ragazze-madri
LINK – Sindacato studentesco universitario
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