Santoro, eroe per una notte
Annozero non delude mai. L’ultima puntata, fino ad ora, del programma di Santoro ha regalato emozioni. E sì, perché succede che giovedì sera sintonizzi la tua tv su Rai2 sapendo che potrebbe essere l’ultima puntata (ci dissero così anche l’anno scorso) e, automaticamente, ti aspetti di assistere all’attacco frontale del giornalista campano a Garimberti. Non a Berlusconi, a Garimberti. Perché Santoro sarà pure un vecchio arnese della sinistra, ma non è banale. In realtà, forse, ti frega poco degli ospiti, i politici, o presunti tali. L’informazione la fa il contorno, cioè tutto il resto. Aspetti e aspetti ancora, davanti al televisore, sino alle undici e venti minuti circa. Lo fai, forse inconsciamente, solo nella speranza di vederlo zittire due ministri del calibro di Castelli e Brunetta; nella speranza di poter avere anche tu, insieme a lui, idealmente, la possibilità di replicargli in faccia, perché proprio certe sere non li reggi questi signori. E puntualmente lui lo fa.
Prima però, e qui viene il brutto, l’irreparabile, l’insopportabile persino, devi sorbirti il resto. Prima le prediche di don Bersani, in versione cardinalizia con tanto di pause soporifere. Eh, se non ci fosse stato Crozza con le sue imitazioni esilaranti…( ti chiedi mentre ti affossi pian piano sul divano). Poi il duetto formidabile Brunetta-Castelli, che litigano perché mentre parla uno lo interrompe l’altro e viceversa. E pensi: avessero almeno qualcosa di serio da spiegare… Poi un primo lampo, ed è dello stesso Brunetta, quando ricorda al prete progressista che solo qualche anno fa, lui, il nucleare lo voleva eccome. “Si vabbé ma..”, si dirà. Lo voleva, punto. Tant’è che pensi: vuoi vedere che stasera Brunetta mi dà qualche soddisfazione? Invece niente, è un falso allarme. Poi inizia a dare i numeri anche lui. A proposito, c’è Castelli! No niente, quando parla lui il tuo cervello è in “stand by” (succede soprattutto se sei Terrone).
Nel mezzo, però, c’è spazio anche per chi ti rinsavisce, ognuno a modo suo. Uno con i discorsi intelligenti sulla politica energetica e l’altro con qualche battuta o metafora esilarante: Beppe Grillo e Tonino Di Pietro. Nonostante la simpatia innata dell’ex magistrato, ti tocca riconoscere che i ruoli sono invertiti. Non se l’abbia a male il buon Tonino, perché una “standing ovation” se la becca lo stesso quando si riferisce al Nano dicendo:“A me va bene che il fedele non vada in chiesa, ma che il prete dica ”non venite a messa” mi pare un peccato mortale”. Mentre Grillo, come al solito, colpisce nel segno. Illustra, argomenta, fornisce fatti (ah! I fatti… che bello sentir parlare di fatti, nell’Italia delle opinioni).
Arriva l’ora di Travaglio. Ecco, finalmente Annozero ti sembra una tribuna politica. Peccato duri solo cinque miseri minuti, troppo pochi per chi ha voglia di sentir parlare gente che non urla, che parla bene. Gente d’altri tempi forse. Dispensa qualche pillola di giornalismo serio, poi si rimette al suo posto e di lui si sentono solo le risatine contagiose.
E infine l’eroe, o l’antieroe, della serata: Michele “Sant’Oro”. Dicono che sia diventato antipatico, magari lo è sempre stato. Che sia fazioso lo dicono in tanti, ma questo non è un problema, almeno per te. Per esempio, preferisci lui, e di gran lunga, a quel mattacchione di Fabio Fazio. Lui, che fazioso lo è eccome, ti sta sui santissimi perché fa di tutto per nasconderlo. In pratica, fa lo scemo per non andare in guerra. Santoro invece no, quasi te lo conferma con lo sguardo. Anzi, ci gioca su questa cosa, anche con gli ospiti. Ed è questa sua sincerità che apprezzi di lui, oltre che la sua bravura da indiscusso showman. L’apoteosi arriva nel finale, quando non può far altro che rivendicare i suoi numeri (numeri da fenomeno, piaccia o non piaccia); quando disperatamente invoca una Rai libera dai partiti, pubblica più che privata; quando, insieme a te, grida in faccia ai ministri, ancora più forte di loro. E in quel momento provi quasi un orgasmo di libertà. Al costo di un euro a puntata.
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