La nave “Titanic” passa alla storia: inaugurato il Museo di Belfast
Si sa, la nascita di un nuovo museo porta con sé tante aspettative, come un amore appena sbocciato; si fa persino contento chi con noia pensa alla cultura in un momento in cui i soldi sono un privilegio di poche e “alte” sfere, in una fase storica in cui la formazione delle persone e il loro accrescimento individuale non ha più importanza. Eppure il 31 marzo è stato inaugurato: la nave “Titanic” è definitivamente e stabilmente consacrata alla storia; discutibile il contenitore in cui cotanto dramma sia stato messo. Ad occuparsi del progetto “Museo Titanic” presso Belfast (Irlanda del Nord), la città dove il transatlantico fu costruito nel 1912, è stato Eric Kuhne, architetto di origine americana, ora attivo a Londra e autore, fra gli altri di “Arena Square” a Birmingham (UK, 2007). L’ edificio consta di una “prua-parallelepipedo” al centro che accoglie (o respinge) il visitatore, chiusa a sua volta fra altri due blocchi imponenti dalla “pelle squamosa” e una scritta “Titanic” ai piedi di questi ricavata al negativo. Sul fatto che sia una costruzione imponente, quasi “titanica”, se è consentito a chi scrive, pare non vi siano dubbi; Davide Rampello, nell’ articolo “Il museo che fa venire i brividi” in Sette, supplemento al Corriere della Sera (5 aprile 2012) parla addirittura di “[…] un’ aria quasi da cantiere abbandonato. Domina la non presenza, l’ assenza, il vuoto nonostante l’ enormità della costruzione. E un senso di freddo pervade il tutto. Così, se si osserva meglio l’ architettura di Eric Kuhne, concepita a volumi, a frammenti imponenti, viene spontaneo (considerando anche l’ asperità della pelle dell’ architettura) pensare più all’ iceberg che al Titanic, al ghiaccio tagliente e aspro che fece affondare la nave più che alla stessa nave. L’ occhio percepisce il gelo […].” Una grandiosa massa di ferro e acciaio che non celebra neanche l’ avvenimento che custodisce; un’ accoglienza a braccia aperte, si potrebbe dire. D’ altra parte la tragedia che viene raccontata fra queste mura non ha nulla di divertente in sé, anche se non sono mancati risvolti positivi a seguito di quell’ incidente: per esempio sono state introdotte per la prima volta regole per la sicurezza durante la navigazione. Forse è vero che sbagliando si impara. E -commettendo probabilmente un errore-si dirà che rimane nello scrivente la perplessità circa la scelta dell’ argomento “Titanic” già abbastanza spettacolarizzato. Non si vuole negare il fatto che questo museo sia positivo; è giusto ricordare, si sa quanto sia meglio farlo e che se si fossero spremute le meningi di più, certi avvenimenti non sarebbero neppure capitati, però si insinua il dubbio che sia stato grazie ai film recenti che il famoso naufragio abbia avuto tanta fortuna e di conseguenza si sia meritato l’ onore di un allestimento permanente. Essendo stato immortalato dalla luce dei riflettori di Hollywood, è naturale che più visitatori andranno a cercare, chissà, magari qualche traccia perduta dell’ amore fra Rose e Jack, non disilludendo le aspettative di chi in quest’ opera ha creduto e soprattutto investito.
[…] Si sa, la nascita di un nuovo museo porta con sé tante aspettative, come un amore appena sbocciato; si fa persino contento chi con noia pensa alla cultura in un momento in cui i soldi sono un privilegio di poche e “alte” sfere, in una fase storica in cui la formazione delle persone e il loro accrescimento individuale non ha più importanza. Eppure il 31 marzo è stato inaugurato: la nave “Titanic” è definitivamente e stabilmente consacrata alla storia; discutibile il contenitore in cui cotanto dramma sia stato messo. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]