La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Le “conseguenze umane della crisi”

Scritto da – 11 Settembre 2012 – 17:55Un commento

E’ molto difficile trattare, pubblicamente, alcuni argomenti; le tematiche più delicate ed emotivamente coinvolgenti  appaiono quasi inafferrabili. Si cerca l’approccio più adatto possibile, il più equilibrato, e non lo si trova quasi mai.                                               Volendo fare un po’ di ordine nel contemporaneo marasma della comunicazione giornalistica e politica sembrerebbe possibile individuare due tendenze nell’affrontare questo genere di contenuti, diciamo pure due scuole di pensiero situate su posizioni opposte: nell’ un caso si mette a tacere ogni barlume di umanità e si considerano esclusivamente numeri e statistiche, nell’altro, al contrario, la tendenza è rivolta a valorizzare l’aspetto più intimo e personale delle vicende, stimolando un gioco che spesso diviene morboso e  quasi macabro.    Si tratta, certo, di una categorizzazione tutt’altro che univoca. Le sfumature sono effettivamente infinite, ma questa indicata polarità, che possiamo definire tra “tecnicismo e cuore” ha una sua efficacia, se pur semplicemente  orientativa.

Detto ciò, bisogna ricordare come vi siano soluzioni comunicative tutte particolari, forse estrose, che rifuggono da ogni tentativo di categorizzazione. Ce ne ha offerto un ottimo esempio  il premier Mario Monti parlando delle “conseguenze umane  della crisi”, definizione da lui coniata in relazione ai ripetuti suicidi che negli ultimi mesi hanno costellato le cronache dei giornali, e ritenuti in buona parte riferibili alla situazione di profondo disagio, non solo economico, prodotto dalla tanto insigne crisi che sta investendo il nostro continente.

Iniziamo dal principio. È il 4 aprile 2012, alla Camera dei deputati il leader dell’Idv, Tonino Di Pietro, pronuncia il suo aggressivo j’accuse scagliandosi contro l’esecutivo di Mario Monti, “vi sono persone che non arrivano a fine mese che si stanno suicidando. Lei, signor Presidente, ce li ha sulla coscienza questi suicidi, perché lei sta usando due pesi e due misure”. Da questo momento l’attesa di una replica da parte del misuratissimo premier diviene frenetica. I giornalisti lo incalzano in diverse occasioni, ma i risultati sono scarsi: qualche risposta evasiva o un atteggiamento quasi stizzito in altri casi.

Insomma deve passare poco più di un mese (tempo infinito se paragonato al ritmo serrato dei botta e risposta a cui gli esponenti politici ci hanno abituato) perchè il leader del governo dei tecnici si slacci il bottone più alto della camicia, quello all’altezza del colletto, e ci offra soddisfazione. È l’8 maggio e Monti è impegnato in una delle tante conferenze; quella di quest’oggi si tiene presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il titolo è “Riforme e crescita: l’agenda italiana per l’Europa”. L’ospite d’onore è Olli Rhen, il vicepresidente della Commissione europea, una presenza fondamentale considerato che il lavoro del governo è costantemente posto sotto esame dall’Europa, e Rhen è uno dei principali esaminatori. Inizio fissato per le ore 17.00 e tutto fila liscio, ma il delicato argomento relativo alle conseguenze umane della crisi, qui, non può più essere aggirato. La conferenza ha lo scopo di indicare il positivo percorso intrapreso dal Paese, e quindi il coerente programma per il futuro. Considerata l’importanza della presenza di Rhen, quindi, l’evento  rappresenta fondamentalmente l’ufficiale promozione della “manovra del rigore” e il rilancio della stessa fino a fine mandato. Ma proprio nel riconoscere la validità della ricetta Monti, quella domanda covata da più di un mese dall’opinione pubblica non la si può proprio più ignorare: Lei, signor Presidente, non sente gravare sulle sue spalle la responabilità delle persone che si sono tolte la vita, prevedendo di non poter sostenere gli incrementi fiscali fissati dalle manovre del suo esecutivo?                                                                                                             Seduti di fianco lui, insieme a Rhen, lo fissano incuriositi il Professor Pietro Ichino, il Presidente del Cneil Antonio Marzano e il Presidente di Eni Giuseppe Recchi, Monti non abbandona certo il suo caratteristico aplomb, ma finalmente si esprime: ”le conseguenze umane che a volte si verificano, naturalmente, dovrebbero fare riflettere soprattutto chi ha portato l’economia italiana a questo stadio, non chi cerca di farla uscire da questo stadio”.                                                                                                               Poche parole ma un concetto chiaro: il governo stringe forte al petto l’attestato di idoneità rilasciato dall’Europa e firmato Angela Merkel e procede per la sua strada. Non c’è alcun ripensamento e nessuna esitazione. E, dopotutto, se è innegabile che dei suicidi da crisi ci siano stati, beh, allora, se qualcuno si deve assumere delle responsabilità, che se le assuma il governo precedente. E’ Berlusconi ad essere invitato a riflettere, forse anche Prodi.  O magari l’invito è da intendersi rivolto all’intera classe politica, sindacati compresi?

Difficile individuare un’interpretazione certa ed univoca. Ma qualcuno rifletterà su queste morti si spera, e se nessuno lo farà…Pazienza. Lo spread ci minaccia e le istanze dell’ UE sono troppo pressanti, non c’è nulla di sindacabile, “mi permetto di osservare -ha detto ancora il Premier- che se il 16 Novembre quando siamo entrati in carica, o ancora fino a queste ultime settimane, avessimo, a Bruxelles, picchiato il pugno sul tavolo anzichè cercar di persuadere le Istituzioni europee e di dimostrare credibilità verso la Germania e gli altri Paesi, il tavolo avrebbe determinato un sobbalzo e il grafico dello Spread sarebbe salito”. E adesso non ci si può fermare, tantomeno si devìa il percorso a causa dei ripetuti tragici e disperati eventi. Insomma, “Cchi mmore more”.

Sì: “Cchi mmore more”. Proprio come nella Roma raccontata dai sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli, la Roma papalina di Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX, dove sopra di tutti stava lui, “er Papa, er Visceddìo, Nostro Signore”, e la trasmissione delle cariche avveniva con “er passamano” . Dove i generi umani erano due, da una parte quelli che “c’hanno la patacca de Ssiggnori e dde fijji de miggnotte” e dall’altra “noantri”: “pe cquelli er zangue e ppe nnoantri er ziere”, ma anche “gabbelle, ghijottine, passaporti, mano-reggie, galerie e cavalletti”.

Certo, siamo nel 2012 e di tempo ne è passato, la Roma papalina è Preistoria. Sono passati già più di cento anni da quando la commovente vicenda della giapponesina “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini veniva rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala. Conrad ha scritto “Cuore di tenebra”, i Doors hanno cantato “Light my Fire”, Rostropovich ha suonato il violoncello davanti al muro di Berlino che cadeva e Lino Banfi ha recitato nel film “La liceale nella classe dei ripetenti”.                    Sì di tempo ne è passato, certo, ma a quanto pare, ancora oggi, di fronte al grafico dello spread non ci possono essere esitazioni, e cchi mmore more.

E, così, adesso ci aspettano tempi molto duri. La Grecia appare ingovernabile, poichè tecnicamente fallita. Uscendo dall’area Euro con un ritorno ad una Dracma pesantemente svalutata, l’economia di Atene subirebbe un contraccolpo tremendo, si parla di una caduta libera del Pil che sfiorerebbe i 12 punti e un’inflazione che raggiungerebbe livelli vicini al 35, 40%, se non addirittura superiori. La Bce si troverebbe a dover far fronte alla perdita dei 160 miliardi di Euro spesi sotto forma di prestiti alle banche elleniche e per l’acquisto di Bond greci. Così lo scenario arriverebbe a coinvolgere la maggior parte dei Paesi dell’Ue: in primo luogo Madrid, Lisbona e poi, ahimè, Roma. Inutile continuare a snocciolare i numeri ipotetici di una crisi che sin dall’inizio si è rivelata incomprensibile anche per gli economisti più affermati. A questo punto non c’è davvero nulla, o quasi, di prevedibile rispetto al futuro del nostro continente, del nostro bel Paese.

Questa crisi passa sopra le nostre teste, poco ci rimane da fare o da dire. “‘Na pissciatina, ‘na sarvereggina, e, in zanta pasce, sce n’annàmo a lletto”.

 

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