A Berlusco’, tiè!
Diciamoci la verità: queste elezioni amministrative non hanno avuto solo la funzione di scegliere il sindaco adatto a governare il municipio di pertinenza. Nossignore, troppo semplice. Qui si è testata anche la caratura politica di Silvio, in quanto è stato proprio lui a voler misurare la sua popolarità di capo del Governo imprimendo un’effige referendaria al voto. Con un obiettivo: magnificare ancor di più la sua persona e infognare i suoi detrattori, vogliosi di cacciarlo a pedate. Ma incominciamo dalla sua roccaforte: Milano. Il Berlusca, candidandosi da capolista, era sicuro di vincere. Sicurissimo. Ha animato la campagna elettorale sbraitando le sue solite cazzate eversive che neanche un panzone caudillo col prurito alle mani pronuncerebbe mai. Certo, in aggiunta Silvio ha goduto della sortita “moderata” di Letizia Moratti, la quale ha pensato di conquistare la simpatia degli indecisi calunniando a freddo il suo rivale, Pisapia. Bella mossa moderata.
In campagna elettorale, ergendosi a oncologo, il Berlusca ha delirato su cancri, tumori, carcinomi, neoplasie, storie di mancanze igieniche dei sinistroidi, eccetera eccetera. Eppoi sperava nell’appoggio dei moderati e dei borghesi. Sperava che i milanesi si immedesimassero, ancora una volta, nelle sue beghe giudiziarie, con l’obiettivo di intruppare loro nella eterna battaglia contro i magistrati brigatisti, secondo lui intrufolatisi nella procure per sodomizzare il suo culetto flaccido (Minetti docet). L’entourage berlusconiano, di conseguenza, sperava che un individuo sgorgato dall’anonimia come Lassini, a furia di affiggere manifesti dementi contro la Magistratura, avesse potuto guadagnarsi una comoda poltroncina in consiglio comunale.
Risultato? Un fiasco. Una disfatta per la Moratti e per Silvio, i quali si devono accontentare del ballottaggio. Un risultato, quello della sinistra, che dire inaspettato equivale a sparare un’ovvietà. Perché mica si credeva nella roboante rimonta sinistroide; assistere alla prodezza elettorale di un comunista come Pisapia sorprende un po, il quale è stato selezionato dal signor Vendola per tentare l’impresa nel feudo berlusconiano, brulicante di pragmatismo. Vabbè, una cosa è certa: Berlusca ha fatto la figura del pirla. Tiè. Ha pigliato solo 27.972 preferenze, cifra di gran lunga inferiore rispetto alle 52.577 delle scorse elezioni. Per non parlare del povero Lassini, sopravvalutato alla grande in campagna elettorale: con sole 872 preferenze anche lui ha fatto la figura del pirla.
Ovvio, non solo a Milano ci sono state le votazioni. Non mi soffermo sulle città di Bologna e Torino, nelle quali si sapeva che la sinistra avrebbe avuto la meglio, in quanto da sempre roccaforti rosse. Unica nota per cui spillare due parole è il successo dei grillini: bella notizia. Ma l’altra vera sorpresa, cavolo, è stata Napoli. Ma chi si aspettava, nella terra degli abusi edilizi e dei pacchetti di voti confezionati dalla camorra, l’exploit di un tipo “law and order” come De Magistris? Sorpresone. Guadagnatosi l’insperato ballottaggio, adesso se la vedrà con Lettieri, il candidato delle destre berlusconiane. A dir il vero, su De Magistris, mi aspettavo un importo non di certo vicino alle due cifre. Ma tant’è: ha sbaragliato e ha messo in imbarazzo quella combriccola male assortita, propriamente denominata PD. La quale non poteva certamente aspettarsi di sbancare il botteghino, dato che la schifosa condizione di Napoli, immersa dai rifiuti, va imputata anche e soprattutto al malgoverno quasi ventennale della sinistra, targata Bassolino e Jervolino. Quindi, specie a Napoli, il partito democratico non può proprio cantare vittoria.
Finisco con un augurio: spero che a Napoli un tipo come De Magistris possa avere la meglio e dunque recapitare ordine e legalità. Mica facile: eppure la speranza è l’ultima a morire. Se in quelle lande, una volta sedutosi sullo scranno di primo cittadino, Gigino decidesse finalmente di esibire il pugno di ferro contro le illegalità diffuse, gli abusi, la camorra endemica, ci sarebbe proprio da festeggiare. Magari con l’ausilio, dal primo giorno di mandato, dell’esercito. Caro Gigino, se diventassi sindaco mi aspetterei una Napoli formato caserma.
Andrea Costanza
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