La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Società

Il lungo cammino verso le nozze gay

Scritto da – 30 Ottobre 2014 – 18:35Nessun commento

NOZZE GAYI rituali mattutini di una coppia che convive sono identici in tutto il mondo. Il primo che si alza prepara il caffè per entrambi, mentre la moka è sul fornello inizia a lavarsi, disturbando con il rumore del getto d’acqua il sonno dell’altro che, borbottando, entra in cucina e prende i biscotti dalla credenza, per iniziare al meglio la lunga giornata lavorativa. Sempre di corsa ci si veste e si esce insieme, dopo un veloce bacio di saluto e un “buona giornata amore” detto alla svelta, salvo tornare ancor più di corsa in casa perché si sono dimenticate le chiavi dell’auto. Se a prepararsi per la giornata sono Marco e Lucia lo stato italiano vede di buon occhio la situazione, se invece la stessa scena avviene tra Stefano e Filippo le istituzioni alzano le mani non sapendo come inquadrare la faccenda. In Italia attualmente non c’è alcuna legge che regolarizzi le cosiddette unioni civili, cioè relazioni stabili e durature tra persone che vivono insieme e vorrebbero godere di pari diritti rispetto alle coppie sposate. La situazione si complica ulteriormente perché all’interno del calderone delle unioni civili finiscono sia le unioni tra persone di sesso diverso che per scelta o impossibilità non contraggono matrimonio, sia le unioni tra le persone omosessuali, innescando polemiche spesso di una sterilità imbarazzante. Storicamente, causa anche la vicinanza, sia fisica che ideologica, con la Chiesa e i suoi dogmi, nel nostro paese si è sempre guardato di cattivo occhio alla legislazione che parifichi il trattamento tra coppie etero e coppie gay, e le pressioni anche indirette affinchè non si approdi ad una legge in tal senso sono state tali da far sì che l’Italia sia rimasto l’unico paese nell’Unione europea a non essersi ancora espresso al riguardo. Immobilismo politico che più di così si muore.

I detrattori della tanto agognata legge utilizzano spesso argomenti francamente deboli: i più frequentemente invocati sono il presunto indebolimento che ne trarrebbe l’istituzione della famiglia “tradizionale” e l’odiosissimo ritornello “quindi se domani decido di amare un cane lo stato mi permette di sposarlo?”. È come dire che se al ristorante il mio commensale prende una frittura di pesce toglie sapore alla mia fiorentina. La confusione di fondo che si commette è quella di paragonare l’istituto giuridico a quello religioso: nessuno si permette di contestare la sacralità del matrimonio cattolico concepito come unione tra uomo e donna, ma non si vede il motivo per cui coppie che non rientrano in questo schema non dovrebbero poter usufruire dei diritti e vantaggi giuridici di un matrimonio civile. Lo stato italiano, fino a prova contrario, è laico e in tal modo dovrebbe approcciarsi nella discussione delle leggi che regolamentino la convivenza dei cittadini sul suo suolo. Perfino il recente Sinodo ha discusso del matrimonio tra omosessuali, ed è diventata ormai storica la frase del Papa “Chi sono io per giudicare un gay?”. Se una struttura secolare come la Chiesa cattolica si accorge del fenomeno e decide di discuterne per poterlo affrontare al meglio, sembra ancora più incredibile l’assenza di interesse da parte della classe politica. E’ una indiretta conferma che i diritti civili possono essere assicurati o addirittura concessi al popolo solo se non ci sono istanze più urgenti da affrontare, e in un periodo di grave crisi economica come questo si trova sempre qualcosa di più importante da mettere sul piatto. Ma la società invece sente l’enormità della questione, la doverosità di affrontarla, e scende in piazza.

È di poche settimane fa la notizia che i primi cittadini di alcune città si sono ribellati ad una direttiva del Ministro degli Interni Alfano emessa per impedire loro di registrare matrimoni contratti all’estero da coppie omosessuali nel loro comune. Il problema giuridico è complesso, perché l’orientamento prevalente della giurisprudenza è quello di impedire la trascrizione di matrimoni celebrati all’estero da soggetti dello stesso sesso, imponendo il limite dell’ordine pubblico poiché in Italia non c’è una legge che regolarizzi la cosa. Questo orientamento però è stato disatteso recentemente dal Tribunale di Grosseto, che nell’aprile di quest’anno ha ordinato la trascrizione nei registri civili del matrimonio di due omosessuali contratto a New York nel 2012. Il punto centrale della questione è che la legge italiana non vieta una unione di questo tipo, ma semplicemente non si esprime al riguardo, né per accettarla né per respingerla. Questa sentenza ed i frequenti interventi della Corte costituzionale in materia imporrebbero al legislatore italiano di accelerare la discussione, attivarsi al più presto per evitare aporie di questo tipo; il fatto che sia possibile contrarre matrimonio all’estero ma né registrarlo né tantomeno celebrarlo in Italia è motivo di grande imbarazzo a livello internazionale.

L’Unione europea da tempo spinge affinchè gli stati membri si diano una legislazione per regolarizzare la situazione di questi cittadini, che non possono essere considerati di serie B per il loro orientamento sessuale; tra i principi fondamentali dell’Unione troviamo quello per cui tutti i cittadini hanno gli stessi diritti, indipendentemente dal sesso o l’orientamento sessuale (tra l’altro cardine della nostra Costituzione all’art 3, piccolo promemoria per i parlamentari italiani) nonché l’art 9 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea firmata nel 2000 che prevede il diritto di sposarsi e costruire una famiglia. La quasi totalità degli stati europei si è uniformata a tali principi: la Francia ha introdotto il PACS (Patto Civile di Solidarietà), sia per omosessuali che eterosessuali, in cui il matrimonio è equiparato ad un contratto da cui derivano diritti e obblighi per i coniugi; la Spagna ha aperto il matrimonio alle coppie gay già nel 2005; la Gran Bretagna ha utilizzato le “civil partnership”, unioni che hanno conseguenze legali simili a quelle discendenti dal matrimonio, talmente sentite e sponsorizzate che il cantate Elton John è stato uno dei primi cittadini britannici a volerne usufruire; la Germania adotta il metodo della “convivenza registrata” dal 2001, ad esclusivo uso delle coppie omosessuali che non ha gli stessi effetti del matrimonio ma riconosce diritti simili. In Italia, ovviamente, tutto tace.

Se perfino Berlusconi ha recentemente aperto alle unioni omosessuali, sbilanciandosi addirittura nella preferenza del modello tedesco rispetto agli altri, non si capisce come la sinistra italiana possa farsi sottrarre uno dei suoi cavalli di battaglia storici da partiti che fino a qualche anno fa professavano l’assoluta intangibilità dello status quo e organizzavano i “family day”. I primi disegni di legge presentati in materia risalgono al 1986, quando la lotta veniva portata avanti accanto all’Arcigay e ai movimenti LGBT. A causa delle cadute dei governi che si sono succedute negli anni e del fatto che i diritti civili sono sempre stati materia di becero scambio politico in cambio di voti sulla fiducia del governo alle camere, le proposte di legge si sono arenate nella lenta macchina della burocrazia parlamentare, fino ad arrivare all’inverosimile: nel settembre 2008 Brunetta, allora Ministro per la Pubblica Amministrazione, ha proposto un riconoscimento sia per le coppie etero che per le coppie gay, chiamato DiDoRe (DIritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi), la proposta è stata assegnata alla Commissione Giustizia che in ormai 6 anni non ha ancora trovato il tempo per discuterla.

Matteo Renzi sembra essersi voluto far carico della gravosa situazione, prospettando una soluzione in tempi rapidi. Come al solito, però, le parole e le promesse sono ciò che riesce meglio alla classe politica rispetto ai fatti concreti. Era al lavoro un team di parlamentari che ha presentato il ddl Cirinnà, coordinato dalla senatrice PD da cui prende il nome, ma il tutto è stato bloccato perché lo stesso premier ha dichiarato di voler affrontare la questione in prima persona, ma solo dopo aver concluso l’iter delle riforme costituzionali. Slittano le riforme costituzionali, previste per la fine di settembre, e slittano anche le unioni civili. È assurdo che il riconoscimento giuridico che garantirebbe pari diritti e dignità a tutti i cittadini, senza discriminazioni, fatichi così tanto a diventare legge. In questo paese, è sempre troppo presto per regolarizzare situazioni di fatto, bloccate da decenni.


Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.