La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Scuola e Università

Università: noi giovani portatori sani di malattia

Scritto da – 3 Dicembre 2010 – 01:27Nessun commento

Insegnamenti che tacciono. E’ questa l’ultima notizia apparsa sul sito della facoltà di Lettere e Filosofia di Bari, il menù a tendina segnala l’avviso datandolo 08/10/2010. Voci su questo ulteriore gesto di protesta contro il DdL Gelmini circolavano già da un po’ di tempo nei corridoi universitari: dopo la drastica riduzione dell’offerta formativa ecco che alcuni insegnamenti, impartiti da ricercatori che, negli anni precedenti, si erano resi disponibili a svolgere compiti di didattica aggiuntiva, decidono di “tacere”. Scenario comune in tutte le facoltà: sono circa 600 gli insegnamenti in bilico all’Università degli studi di Bari, 180 nelle facoltà di Ingegneria del Politecnico. Tacere per poi? Esplodere in una rivolta contro il sistema che sembra non accogliere le richieste di presidi, docenti, ricercatori e in primis degli studenti, motori delle università italiane? La scelta del vocabolo non sarà stata poi così casuale, adesso tacciono, domani parleranno.

I protagonisti della vicenda, i ricercatori, con un gesto tanto eclatante quanto drammatico hanno dato vita il 14 ottobre in Piazza Umberto a un falò, ultimo atto di questo difficile iter. «Occorre sensibilizzare ancora una volta l’opinione pubblica» dice Paolo Fioretti, ricercatore della facoltà di Lettere e Filosofia «saranno i nostri curricula scientifici e didattici ad alimentare il fuoco». Ci sono stati passi in avanti, i ministri Tremonti prima, Gelmini subito dopo, hanno messo sul tappeto proposte per venire incontro ai ricercatori: sblocco dei turn over, sistema di riattivazione dei concorsi e altre promesse che fino a questo momento non presentano garanzie finanziarie che permettano la loro traduzione in fatti concreti. Ma accanto a queste parole date, si è verificato un atto che potrebbe essere definito intimidatorio: richiesta della ministra dei nomi dei ricercatori non disponibili all’anno accademico. Ora, chiederne il numero per poi tradurlo in percentuali, sarebbe stato un atto dovuto e atteso dai ricercatori stessi ma la richiesta dei nomi fa pensare all’esistenza di una sorta di registro: i buoni da una parte e i cattivi dall’altra. E’ una idea aberrante, un segno inquietante del clima in cui si sta consumando la protesta, testimoniato anche dall’aumento di stipendio previsto per i ricercatori (circa 100 euro) che sembra portare con se l’espressione “rimettetevi in carreggiata”.

Sono state organizzate  assemblee in tutte le facoltà per illustrare ancora una volta le difficoltà in cui prende inizio questo sfortunato anno accademico e affinché noi studenti potessimo comprendere fino in fondo lo stato di precarietà in cui versa il nostro futuro. Il nostro futuro. A Lettere e filosofia è la preside, la prof. Grazia Distaso che, il 12 ottobre, invita docenti, ricercatori, dottorandi, studenti e personale amministrativo a prendere parte a questo importante momento di democrazia; ma il clima di rassegnazione è imperante, diffuso ormai ai massimi vertici. Mancano professori universitari, ricercatori, dottorandi e studenti.  L’aula c, che ospita l’assemblea, è piena per un terzo. Prendono parte al confronto solo pochi docenti, il prof. Bronzini e il prof. Fiorentino che con una lucidissima analisi non risparmia un mea culpa dell’università italiana e della facoltà di Lettere e Filosofia incapace a tempo debito di elaborare una proposta di riforma, necessaria da tempo, per poter cambiare quel sistema di governo farraginoso che ha portato allo scempio in cui versano le università italiane. La drammaticità di questa riforma è nella mancanza di un progetto culturale, si vuole solo risparmiare ed ecco che allora il futuro si traduce in un oggetto di plastica, lo si vende, lo si baratta e lo si compra.

 Al Politecnico è il rettore, il prof. Nicola Costantino, che invita tutto l’apparato universitario a partecipare il 18 ottobre all’assemblea da lui indetta nell’Aula Magna. Moltissimi i professori che decidono di prendere parte al confronto; sono presenti anche i presidi di facoltà eccetto il prof. Claudio d’Amato Guerrieri, preside della facoltà di Architettura. La situazione di agitazione ha catalizzato fortemente l’attenzione degli studenti, che diversamente dal solito sono presenti molto numerosi; partecipano anche membri del personale tecnico amministrativo. Il discorso del rettore Costantino è una chiara presa di posizione a favore della protesta e di critica verso gli organi superiori, la CRUI e il CUN, accusati di non aver svolto il loro ruolo critico e propositivo ma di essersi accontentati delle vaghe promesse di revisione dei tagli della L. 133/2008; tagli peraltro definiti “insostenibili” dallo stesso Governo che li ha messi in atto.

Il rettore ha puntato il dito sul corpo docenti, che negli anni non ha prestato la giusta attenzione ai provvedimenti governativi (L. 133/2008, L. 1/2009; DdL 1905, nota 160) ma ha sottovalutato la situazione e rassicurato gli studenti. Ha aggiunto che il Politecnico, grazie ai suoi docenti e ricercatori, assicura un’alta qualità della didattica e un impegno concreto nella ricerca, punti di forza di questo polo universitario, che garantisce altissimi livelli di successo occupazionale: 88,5% contro il 60% circa della media degli Atenei meridionali (dati ISTAT a tre anni dalla laurea). 

In attesa di capire cosa succederà dopo la mancata approvazione del DdL Gelmini per insufficienza di fondi, sperando che ci sia una forte azione a livello centrale oltre che piccole e isolate manifestazioni delle singole facoltà, proviamo a consolarci con una frase di Nuto Revelli: «Ah, la gioventù è una malattia dalla quale si guarisce presto!».

Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.