Il ritorno degli Zar
«Chi tocca un Russo è un uomo morto!» Con queste parole ha tuonato qualche tempo fa il Presidente russo in carica, Medvedev, ricordando al mondo intero che la Russia ha rialzato la testa. Discorsi del genere non si sentivano dalla caduta dell’Unione Sovietica e dalla successiva “liberalizzazione” e disgregazione della potenza comunista. Questo ritorno ad una vecchia impostazione della politica russa, questo rimbombo di toni da “uomo forte” non sono altro che il risultato di una miscela potenzialmente esplosiva che mischia, da una parte la crisi economica che investe il mondo, e dall’altra il tipico freddo autocontrollo del potere russo. Un mix di zarismo e stalinismo che sta trasformando uno Stato periferico in una superpotenza mondiale, col fine di sfruttare le crisi degli “imperi” occidentali ed alzare la posta in gioco nei confronti del capitalismo globale. Ora la Russia detta le regole: invade la Georgia, se ne infischia del potere scricchiolante degli Usa ed alza la voce, sfoggiando sicurezza e compattezza.
LA RUSSIA DI PUTIN
Laureato in Giurisprudenza, iscritto al Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS), soldato, amante delle arti marziali, poi agente segreto del KGB, infine primo Ministro sotto il governod i Boris Eltsin. Vladimir Vladimirovic Putin è abituato a seguire gli ordini ma anche ad impartirli, è l’uomo della disciplina e per alcuni quello della provvidenza. Ha saputo costruirsi amicizie ed isolare i nemici, ha saputo prendere tutti i “treni” diretti verso le stanze segrete del potere, puntuale e impeccabile. Putin ha costruito la sua immagine in modo estremamente minuzioso; ha saputo essere l’uomo giusto, al posto giusto, al tempo giusto. Putin decide, Putin controlla, Putin comanda. Non è più il politico al servizio dello Stato, ma è lo Stato al servizio del potere. E ciò risulta risulta estrememamente “rivoluzionario”, ma allo stesso tempo eccessivamente antico. Tutto è cambiato ed il mondo forse non se ne è ancora accorto. In un libro di Leonardo Coen, intitolato Putingrad, viene delineata la figura carismatica ed enigmatica di Putin ripercorrendo le azioni che lo hanno portato a rappresentare l’uomo dell’anno nel Time del 2007: «Putin non ha avuto scrupoli ad usare il pugno di ferro per riportare sotto il grande ombrello statale le società considerate di “interesse nazionale”. Le aziende controllate dal Cremino rappresentano il 35 per cento del Pil russo e i loro attivi superano abbondantemente i 400 miliardi i dollari: lo Stato è tornato padrone, limitando fortemente le tendenze neoliberiste che avevano sconquassato l’economia russa negli anni Novanta». La Russia rialza la testa, riprende parola, incute timore: questa è la Russia di Putin.
LE ARMI INTERNAZIONALI DELLO STATO RUSSO
Quando Gorge Bush tentò di intimorire la Russia annunciando sanzioni economiche e ripercussioni politiche, Putin rispose freddamente: “Gli Stati Uniti avranno anche i migliori computer del mondo, ma noi possiamo spegnerli in una sola mossa”. Questa frase riassume in sè la vera arma russa per il controllo globale: l’energia. Mosca è tra i maggiori detentori di risorse energetiche naturali (gas e petrolio) e controlla un territorio enorme con i suoi 25 gasdotti ed oleodotti. Nel frattempo l’Unione europea è affamata di gas e la Russia decide, non senza nulla in cambio, di fornirlo oppure no: tutte le strade di approvvigionamento sono controllate dallo “zar” Putin ed è lui che decide, in cambio di potere e stabilità. Non a caso egli si è laureato con una tesi sull’utilizzo politico delle infrastrutture energetiche, i gasdotti e gli oleodotti per intenderci, e ora farà di tutto affinché saltino i progetti che avessero pure la lontana intenzione di scavalcare Mosca nel trasporto e nel controllo dell’energia.
Intanto, mentre l’Europa cerca un comune accordo per superare la potenza russa, l’Italia e la Germania giocano la partita su più tavoli (entrambe corteggiano la compagnia russa Gazprom) e così l’Europa rimane divisa e la Russia domina. Ciò spiega il potenziale (e forse già effettivo) dominio russo nel mondo: il libero mercato divide perché tutti vogliono una fetta più grande delle altre, Mosca invece statalizza e accentra. L’Europa arretra, la Russia avanza.
IL CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE
Putin non si è dimostrato magnanimo nemmeno di fronte agli oppositori politici interni e davanti ai giornalisti non “allineati”. L’uccisione della giornalista Politkovskaya, giurata avversaria del potere putiniano non è stato esclusivamente una “punizione” per chi si è opposto, ma soprattutto un avvertimento per chi avesse intenzione di farlo. Il controllo di uno Stato fortemente anti-democratico passa anche attraverso quello dell’informazione e dell’asservimento dei servizi mediatici, passando per l’utilizzo sistematico dei servizi segreti. Esemplare è stato quanto accaduto in una trasmissione televisiva di qualche mese fa dove, inaspettatamente, è intervenuto un giornalista non “ comodo” alla consueta informazione: le parti in cui è intervento il giornalista sono state completamente tagliate e, in non pochi fotogrammi, con un espediente grafico, qualcuno ha tolto il viso dell’incursore ma non le sue gambe. Quei fotogrammi hanno fatto il giro del mondo, ma non tutti hanno il coraggio di parlarne.
IL POTERE SI NUTRE DI INTERESSI
Il Presidente italiano di Confindustria, Emma Marcegalia, ha chiesto esplicitamente al Governo Berlusconi di intervenire per aumentare gli investimenti in Russia. Non sappiamo se il buon Silvio intercederà per lei con il suo “amico” Vladimir, staremo a vedere, ma nel frattempo sono cresciute le esportazioni e le importazioni in territorio moscovita e tutto questo nel nome (sempre ed ovviamente) dell’interesse privato dei grandi gruppi industriali italiani. A parole si possono attaccare sistemi economici, Stati e persone, ma quando si parla di fatti e nel piatto ci sono gli interessi di pochi, come d’incanto le polemiche vengono accantonate e tutto ritorna ad essere fraterno e gentile. La Russia può rappresentare un partner economico non di poco conto e l’impresa italiana lo sa benissimo: per questo tenta di ritagliarsi fette di mercato, pur accettando il fatto che da questo morboso interesse di allargarsi dipende l’accrescersi del potere politico di Mosca.
Adamo Mastrangelo
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