#FoodPornMania: nuove frontiere televisive
C’era una volta la vecchia televisione: quella fatta di varietà, paillettes luccicanti e divi da ammirare. Un miraggio per la gente comune che poteva limitarsi giusto a guardare, al massimo sognare quell’ambiente patinato e irraggiungibile, sulla linea sottile tra reale ed irreale, che per cinquanta anni ha inevitabilmente influenzato usi e costumi degli italiani.
Ecco però gli anni 2000 e l’avvento vorticoso del Web 2.0: questa volta è la Tv, come del resto tutti gli organi d’informazione, a essere travolta da un’aura di innovazione, velocità e semplicità. In un battito di ciglio, le stars dell’ambiente musicale – cinematografico – sportivo hanno ceduto il posto a un nuovo, indiscutibile protagonista: il cibo. Basta un giro di zapping sulle varie emittenti televisive per poterlo ammirare in tutti i suoi colori, forme, dimensioni.
La nostrana Antonella Clerici, spesso attribuitasi il merito di aver introdotto la cucina nella televisione italiana in tempi non sospetti, riconoscerà senza troppa esitazione che la sua lodevole impresa, se privata della spinta della rete e delle TV d’oltroceano, sarebbe stata vana.
È infatti sulla scia di noti format stranieri che nel nostro Paese si sono affermati programmi di grande successo, a partire da “Masterchef”, con i suoi temuti giudici Cracco, Bastianich e Barbieri. Il talent è stato proposto recentemente anche in chiave junior, dove, a fare da sfondo sono la materna apprensione di Lidia Bastianich e l’affabile romanità di Alessandro Borghese. L’affascinante (e un pochino snob) chef Cracco, è poi alla guida del cooking show “Hell’s Kitchen” – un nome che è tutto un programma -, basato sulla versione britannica condotta da Gordon Ramsay, in onda su Sky e sempre ascrivibile alla categoria talent.
Trasmissioni meno elitarie come “Cuochi e Fiamme” di Simone Rugiati e “Cucina con Ale” di Borghese propongono invece una sfida tra due cuochi non professionisti nel primo caso, di un concorrente con lo chef nel secondo, prevedendo un democratico e continuo ricambio dei partecipanti.
A prescindere dai casi appena descritti in cui prima attrice è perlopiù l’alta cucina, c’è chi (soprattutto donne), come la nota giornalista Benedetta Parodi, propone una cucina alla portata di tutti. I suoi tutorial in chiave “family” si basano su una suddivisione delle ricette per occasioni e rappresentano un efficiente corso accelerato anche per coloro che non avrebbero mai immaginato di mettersi ai fornelli. È un po’ quello che accade con “Giallozafferano” di Sonia Peronaci: poste le sue basi sul web e alimentata la moda di postare sui social network le foto dei cibi preparati, la blogger culinaria più famosa d’Italia, è successivamente sbarcata sul canale Fox di Sky.
Insomma, si è affermata una sorta di dittatura del cibo. Un ritorno alle origini, alla tematica più elementare e naturale possibile, che la Tv di un tempo, incentrata sull’irraggiungibile, sulla raffigurazione di un mondo utopico e splendente che esercitava un fascino costante sul mortale telespettatore, mai e poi mai avrebbe avuto il coraggio di trattare.
Una riflessione sorge spontanea: qual è il ruolo del cibo all’interno della televisione attuale? Forse è stato già detto tutto? Troppo? Magari sono esaurite le tematiche? O probabilmente la proposta di motivi così “modesti” vuole essere una strategia della classe dirigente per distrarre (come avviene attraverso il calcio) un’Italia sempre più impegnata a vantarsi su Facebook (e con tanto di #hashtag), delle proprie imprese culinarie e sempre meno disposta a farlo per scendere in piazza a rivendicare i propri diritti?
Oppure, la mania del #foodporn potrebbe non essere semplicemente una tendenza passeggera né un mezzo politico-economico, bensì una strumentalizzazione culturale, in un momento di crisi come quello attuale, di ciò che in fondo noi italiani abbiamo saputo sempre fare bene: cucinare.
Una rivendicazione, attraverso il mezzo più strettamente di massa, del pregio più grande in assoluto del popolo italiano il quale, in fondo a volerla dire tutta, non è poi solo “spaghetti, pizza e mandolino”, ma molto, molto altro.
[…] C’era una volta la vecchia televisione: quella fatta di varietà, paillettes luccicanti e divi da ammirare. Un miraggio per la gente comune che poteva limitarsi giusto a guardare, al massimo sognare quell’ambiente patinato e irraggiungibile, sulla linea sottile tra reale ed irreale, che per cinquanta anni ha inevitabilmente influenzato usi e costumi degli italiani. Ecco però gli anni 2000 e l’avvento vorticoso del Web 2.0: questa volta è la Tv, come del resto tutti gli organi d’informazione, a essere travolta da un’aura di. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]