L’anomalia dell’ingordo egoarca
Immaginatevi questa scena. Una maestra decide di far svolgere ai suoi alunni un compito in classe. Un alunno un po’ rompiballe, armato di carta e penna, si accinge a fare il suo dovere. D’improvviso la maestra, tutta incazzata, lo guarda e gli dice: “Male, signorino! Orrendo! Disgustoso! Ti meriti un brutto voto!”. L’alunno, giustamente, ci rimane di sasso e si domanda attonito: “ma che diamine? neanche il tempo di rappezzare e concludere il compito che la maestra mi silura un votaccio?”. Secondo voi, una volta stropicciatosi gli occhi, l’alunno avrebbe il diritto di consegnare alla maestra un bel recapito con su scritto nome e cognome di un esimie psichiatra? Ne avrebbe tutto il diritto. Provate ad associare questa storiella con quanto è successo ad Annozero. Il direttore generale della Rai, Mauro Masi, ha chiamato ad inizio trasmissione per sgridare l’alunno dissenziente. Che avrà mai compiuto quel bricconcello di un Santoro? «Mi dissocio… da una trasmissione che potrebbe violare le regole». La maestrina baffuta vuol dissociarsi e devolvere reprimende senza prima aspettare il manifestarsi della violazione? Anche Masi è da rinchiudere in un manicomio? Ma no poveretto, che rinchiudere, che manicomio. Mettetevi nei suoi panni: deve o no compiacere il suo benefattore politico denominato Silvio Berlusconi? La telefonata di Masi ad Annozero è stata una goffa e insulsa dimostrazione di come si vuole intimidire chi accenna al dissenso: in questo caso, il direttore generale della rai ha minacciato sanzioni per violazioni di leggi prima che queste si fossero attuate. Michele Santoro conduce una trasmissione scomoda e, al contempo, contestabile: tuttavia, per via dei ricavi pubblicitari, porta considerevoli introiti alla Rai e solo per questo un editore, in un’economia di mercato concorrenziale e non autocratica come la vorrebbe l’egoarca, non se ne disfarebbe mai.
Viviamo in un’anomalia mondiale. Solo in un paese nel quale il mercato e le regole non contano, abbiamo un egoarca che possiede e gestisce un impero economico tale da svilire la concorrenza e inquinare il consenso politico. La più grande impresa culturale di questo paese è gestita da un mondo partitocratico consideratosi editore e quindi padrone, nella quale raccomandati e vecchi politici trombati sguazzano per opera di clientele di basso rango.
L’anomalia diventa ancor più indigesta quando è un egoarca, voglioso di circondarsi da melliflui ruffiani e padrone di tre reti private, a dettare voce in capitolo nella Rai. Abbiamo a che fare con un impresario che gestisce il paese come se fosse un giardino di sua diretta pertinenza, la cui tenaglia arrogante e ingorda si presenta quando c’è da intimidire chi si pone di traverso rispetto ai suoi inconfutabili voleri. Soprattutto in un momento come questo, la sua figura viene infangata per via di “quisquilie” giudiziarie. Le falene succhia sangue lo impensieriscono e c’è da capirlo. L’egoarca è immerso in uno scandalo sessuale, dal quale personaggi di terz’ordine si capacitano della sua ricattabilità e che la puntata di Annozero si prometteva di approfondire. Tuttavia c’è da capirlo : abituato a circondarsi da schiere di sgherri adulatori, non riesce proprio a concepire l’esistenza di pareri che dissentono dal suo vociare autoritario. Al Sultano, dunque, non conviene un’informazione libera, trasparente, indenne da controlli di qualsivoglia natura e adibita a cane da guardia del potere. Quando potremo porre fine al conflitto di interessi radiotelevisivo e incominciare a pensare di privatizzare, una volta per tutte, quella nave in malora che è la Rai?
Andrea Costanza
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