Madrid, in piazza per i Diritti
Il giorno della “Huelga General” a Madrid piu di 100 mila persone si sono ritrovate unite da bandiere che prendevano i colori di uno stato massacrato dalla crisi economica, da maglie che portavano le parole di un popolo che si mostra fragile e deluso. Riunito in piazza, per le maggiori vie della capitale madrilena si sono snodate file di protestanti, vecchi, bambini e giovani che hanno marciato per l’intero pomeriggio in silenzio. Si sollevava una voce all’unisono solo attraverso i cori affogati nell’ira.
Il motivo ti tale sciopero non è semplice da intendere, certo spunto di questo è stato la negoziazione di un cambio nella riforma del lavoro, però non si puo negare il lato psicologico, oltre che economico, che si respirava tra le file dello sciopero, di chi ha voluto ribellarsi all’ abitudine che si genera tra chi dice “non possiamo piu far nulla, nessuno ci ascolta”, la rassegnazione, la piu infame di tutte le malattie che conduce all’ozio della mente e del corpo, e anche all’accettazione di tutto ciò si presenta. L’abitudine che priva della voglia di opporsi. Di un popolo che non puo piu far altro, che con le spalle al muro e senza i beni necessari non puo permettersi di abbassare lo sguardo di fronte propri diritti negati.
L’incidenza della Huelga è stata di gran lunga superiore a quella che si affrontò nel 2010 contro il governo Zapatero.
Il messaggio che il popolo di Madrid ha cercato di inviare è stato quello secondo cui ormai si è giunti ad un punto di non ritorno, di chi subisce ogni giorno disagi e ne ricava forza, di chi non si è fatto negare la gioia di lottare. Di chi, continua ad andare avanti mostrandosi fragile e deluso ma esigendo ciò che la carta dei diritti fondamentali della costituzione europea gli dice di pretendere; dignità alla vita e alla integrità della persona, proibizione della schiavitù e del lavoro forzato, libertà all’istruzione e al diritto di lavorare, diritti del bambino, degli anziani e dei disabili, diritto di accesso ai servizi di collocamento, tutela in caso di licenziamento ingiustificato, condizioni di lavoro giuste ed eque.
La Spagna del 28 marzo scorso ha dato modo di poterla immaginare con la voglia di cambiare ed apprendere dai propri sbagli. Con la voglia di crescere. I sindacati dei lavoratori hanno dato tempo al Governo Rajoy fino al 1 maggio per negoziare cambi all’interno della riforma del lavoro, per una riforma piu giusta e vicino alle persone.
Volenterosi di cambiare una realtà che sta divenendo troppo pericolosa per il futuro dell’uomo, questi cittadini di uno stato che non li rappresenta piu, hanno assistito il giorno seguente alle dichiarazioni di un Governo sordo al loro richiamo, che ha definito la Helga General come troppo debole. Meschinamente e continuando a negare l’evidenza, si palesò agli occhi di tutti un esecutivo che non cerca un confronto ma una solida opposizione in chi dovrebbe servire.
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