La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Gran Bretagna: i diritti delle “Skype Families” alla Corte Suprema

Scritto da – 7 Marzo 2016 – 11:33Nessun commento

BritCit CampaignRegno Unito: è tempo di acceso dibattito attorno alla possibile fuoriuscita del paese dall’Unione Europea e delle eventuali ripercussioni che una decisione tanto drastica potrebbe avere sulle economie inglese ed europea. Inscritto nel processo decisionale vi è però un punto cardine imprescindibile, posto sotto i riflettori negli ultimi anni: la questione dei migranti. Nel paese il dipartimento per l’immigrazione è celebre per la sua rigorosità circa la concessione di visti agli stranieri ed il suo Primo Ministro David Cameron si è trovato, a più riprese, a parlamentare con il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, in modo da cercare con tutti i mezzi a sua disposizione di ridurre il copioso flusso di migranti che approdano sulle bianche scogliere di Dover. Sull’onda del tumulto mediatico causato dalle consultazioni e dalle diverse prospettive in gioco, si è fatta più forte la voce di una particolarissima fazione sociale: le cosiddette “Skype Families”. Il termine è nato in seguito alla modifica della legge sull’immigrazione del luglio 2012, con la quale l’Home Office (il dipartimento governativo responsabile dell’immigrazione) ha posto limiti severi riguardanti il ricongiungimento delle famiglie formate da cittadini inglesi e da un coniuge di cittadinanza di un paese non facente parte dell’UE. Queste restrizioni si applicano nel momento in cui il cittadino inglese non è in grado di percepire un reddito minimo di £18,600, soglia che aumenterebbe a £22,400 in presenza di un figlio privo di cittadinanza britannica, a cui sono da aggiungere ulteriormente £2,400 per ogni altro figlio. Questo provvedimento ha avuto l’effetto di separare numerose famiglie, che si sono viste per l’appunto costrette a ricorrere assiduamente a Skype per poter comunicare con i propri cari all’estero.

Questi limiti, afferma l’Home Office, sono stati stabiliti in seguito a una consultazione con l’Independent Migration Advisory Committee (Comitato Consultivo Indipendente sulle Migrazioni), rispecchiando la soglia di reddito minimo sotto la quale una famiglia non sarebbe più in grado di accedere ai servizi e benefici derivanti dal reddito, in modo tale da non danneggiare il resto dei contribuenti. Si tratta però di parametri estremamente rigidi ed applicati in modo altrettanto inflessibile. Una significativa parte di critici della regolamentazione prende di mira proprio l’impossibilità di prendere in considerazioni fattori come le potenzialità di reddito future o l’aiuto da parte di terzi, dal momento che ad essere esaminata è inderogabilmente la situazione economica al momento della richiesta.

Le critiche più accese riguardano però la lesione del diritto alla famiglia in primo luogo e, in seguito, il distacco della soglia di reddito richiesta rispetto alle possibilità date dal salario minimo. Questo significa che le misure colpiscono una cospicua parte di cittadini, lavoratori a tempo pieno e con numerose difficoltà economiche. Inoltre, a causa di esse, oltre 15 000 bambini crescono e vivono lontano da uno dei genitori. Tra le storie più conosciute, vi è quella riportata da una giovane madre, il cui figlio è arrivato alla convinzione che suo padre viva nello smartphone su cui, ogni giorno, vede il suo viso in videochiamata. La donna afferma di vivere, in pratica, una vita da madre single, cosa che rende impossibile soddisfare le richieste per avviare le pratiche di ricongiungimento. In molti casi, soprattutto quando sono coinvolti i figli delle “coppie Skype”, si può infatti considerare come la presenza dell’altro coniuge potrebbe portare ad un miglioramento della situazione economica effettiva della famiglia ed un conseguente raggiungimento della soglia di reddito minima, oltre che ad un incontestabile innalzamento della qualità della vita dei coniugi.

Contro la regolamentazione si sono avviate diverse procedure legali, sostenute da vari enti ed associazioni, il più importante dei quali è il movimento BritCit, fondato già nel 2012 da Sonel Mehta, che da allora si occupa di raccogliere consensi e di mobilitare l’opinione pubblica a favore di una revisione delle misure imposte dall’Home Office. Nel 2015 la questione è stata portata in Corte d’Appello, la quale ha però dichiarato legittime le restrizioni imposte ne 2012. Proprio in vista del referendum per il Brexit si è avuto negli ultimi mesi uno slancio rinnovato nella campagna a favore delle “Skype Families”: il 19 e 20 aprile prossimi la questione sarà sottoposta alla Corte Suprema.
La speranza di ottenere delle concessioni ed alleggerimenti alle limitazioni imposte si allontana però significativamente nella corsa ai ripari del Brexit: pur di fare si che il Regno Unito resti al suo interno, i rappresentanti dell’UE sarebbero disposti a porre ulteriori barriere a questo particolare e delicato settore dell’’immigrazione. Questa tendenza minaccia quella che, fino ad ora, è stata l’unica scappatoia dalle intricate maglie della legge, un sistema chiamato Surinder Singh. Tale pratica permette infatti alla famiglia di trasferirsi prima in un paese europeo diverso dalla Gran Bretagna, in modo tale da potere in seguito valicarne le frontiere e ottenere più facilmente un visto di soggiorno grazie alla libera circolazione concessa dallo spazio Schengen. Essendo anche quest’ultimo oggetto di un’estrema ambiguità da parte dei paesi membri, lo spazio di libertà di cui ancora possono godere le “Skype Families” si va facendo sempre più stretto. Ciò è preoccupante soprattutto davanti alla possibilità paventata dai negoziatori in causa che l’Unione Europea, per evitare la secessione britannica, possa irrigidire le regole di immigrazione riguardante la concessione di visti e permessi di soggiorno nei paesi membri al fine di evitare il ricorso alla sopracitata Surinder Singh.

Il dibattito è ancora aperto e ciò che più avrà influenza in questo ambito sarà sicuramente l’atteggiamento europeo verso questa pratica. Se è vero che occorre porre un sistema di controllo, se è naturale che il sovraccarico di lavoratori stranieri alteri l’economia locale, non bisogna però dimenticare che la posta in gioco è l’unità familiare, che andrebbe il più possibile garantita. Anche e soprattutto per evitare che altri ragazzini pensino di avere come genitore uno schermo ad alta definizione.

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