La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » esteri

Brexit: scenari del referendum inglese

Scritto da – 28 Giugno 2016 – 09:00Nessun commento

brexit referendumE’ ufficiale: la Gran Bretagna, dopo il referendum del 23 Giugno, è fuori dall’Unione Europea. E’ stato scritto un pezzo di storia importantissimo. Da anni all’interno della Gran Bretagna (e non solo) si discuteva sulla permanenza o meno nell’UE, e finalmente il popolo inglese ha preso una decisione. Una decisione presa sul filo di lana, grazie al 51,9% dei votanti; una scelta fatta in larga parte dagli Over 65, i quali hanno votato in massa per il Brexit, mentre gli Under 25 hanno fatto la scelta opposta, votando quasi totalmente per la permanenza in Europa.

Ma dobbiamo avere il coraggio di dirlo: bravi! Che bravi questi inglese. Finalmente qualcuno che si ricorda dell’antico spirito nazionalista; finalmente qualcuno che si ricorda di come i mercati nazionali fossero fiorenti e liberi prima dell’UE; finalmente qualcuno che si ricorda come le frontiere nazionali riuscissero, prima dello scellerato trattato di Schengen, ad arginare terrorismo e crisi sociali. Bisognerebbe vivere in paesi simili, e dovremmo impegnarci tutti quanti affinché si realizzi lo stesso referendum anche in Italia, come ha già prontamente annunciato Salvini.

Però, permettetemi di dirvelo, secondo me quest’uscita è un po’ una vittoria a metà. Io credo si debba andare oltre il Brexit.

Parliamo del nostro bel paese. Bisogna uscire dall’Europa, questo è certo. Vi ricordate come si viveva bene prima dell’euro? Ricordate la potenza italiana in campo economico e militare nei secoli scorsi? Come? Non ve la ricordate? Beh nemmeno io a dirla tutta, però qualcuno dice che era così, e quindi dobbiamo fidarci. Dunque, dicevamo, uscire dall’Unione Europea è il primo passo. Bene!

Però … C’è sempre un però. Ad esempio, c’è il però legato alle varie realtà nostrane. Per carità, l’Italia è un bel paese, però non è che io, da romano, vada d’accordo proprio con tutti. A me quelli del nord, con la loro saccenteria e le loro vocali aperte, mica fanno impazzire. E poi, a dirla tutta, neanche quelli del sud mi stanno troppo simpatici. Sono caciaroni, urlano sempre, e si trasferiscono in massa nella mia bella città. Dunque, sai cosa vi dico? Voglio uscire anche dall’Italia. Formeremo la Repubblica Romana. Ah, che bellezza! Quella si che mi renderebbe felice. Dunque faremo un bel referendum per far si che i romani abbiano nuovamente il potere decisionale. Bene!

Però … C’è un altro però. Uno, ad esempio, è legato a Roma nel suo complesso. Per carità, io amo la mia città. Quanta storia, quanta cultura, quanti monumenti. Ma i romani mica son tutti uguali. Io, personalmente abito a Roma sud. Vuoi mettere con Roma nord? I pariolini, quelli di Collina Fleming, quelli di Ponte Milvio, con i loro vestiti sciccosi e la puzza sotto il naso. No, non scherziamo, noi non abbiamo nulla a cui spartire con quella gente. Sai cosa facciamo? Un bel referendum. Ma si, uno di quelli importanti, stile Brexit, nel quale chiediamo l’indipendenza da Roma nord. E formiamo la Repubblica di Roma Sud. Bene!

Però … questo non è tutto. Ad esempio, c’è il però riguardante quelli di Roma sud. Perché mica siamo tutti uguali. Io con i coatti di Garbatella o i ricconi dell’Appia Antica, mica voglio avere nulla a che spartire. La soluzione è semplice: referendum. Ci distacchiamo e formiamo la Repubblica Del Condomio Di Casa Mia. Suona anche bene!

Però… C’è l’ennesimo però. Posso essere davvero soddisfatto? Io con i miei vicini litigo spesso, lo devo ammettere. Mica si può andare d’accordo con tutti. Quello del piano di sopra continua ad annaffiare le piante facendo cadere l’acqua sui miei panni stesi, e quello del primo piano continua a parcheggiare la macchina occupando due posti invece che uno. Mica riesco a vivere così felicemente con tutta questa gente nella mia Repubblica. Quindi, sai che si fa? Referendum. Voglio formare la Repubblica Di Casa Mia.

Quel che dobbiamo capire ora è: è davvero questa la soluzione? La crisi sociale ed economica che pervade l’Europa da molti anni, è risolvibile col ritorno alle realtà prettamente nazionali? Il Brexit aiuterà la Gran Bretagna ad essere nuovamente una potenza mondiale autonoma? Difficile dirlo. Per ora, sappiamo solamente che Irlanda del Nord e Scozia hanno chiesto di indire un nuovo referendum per staccarsi da Londra. Un po’ come la favoletta raccontata qui sopra.

Molti hanno etichettato il voto britannico come un voto contro l’UE e contro la crisi attuale. In realtà, chi ha valutato in questo modo il referendum, ha capito ben poco. A tutti noi piacerebbe pensare che il coscienzioso popolo referendario abbia voluto lanciare un messaggio a tutti gli europei: “Sveglia”. Ma le cose non stanno così, per molti motivi. In primis perché l’Inghilterra non ha mai vissuto la crisi così come è stata vissuta nel resto d’Europa, in particolar modo nel sud e nei così detti paesi PIIGS; non è stato un voto contro l’usurpazione di sovranità, visto che l’Inghilterra non aderisce a moltissimi trattati europei; non è stato un voto di protesta contro la moneta unica, visto che la sterlina è viva e vegeta e di Euro non se ne è mai parlato in Gran Bretagna.

Il voto britannico, è stato principalmente un voto di pancia. Un voto che, per giunta, è stato capito da ben poche persone, visto che oggi alcune regione britanniche chiedono ancora i soldi all’UE. L’Europa ha commesso tantissimi errori. Quell’idea di Europa idealizzata dai padri fondatori, Altiero Spinelli su tutti, è lontana anni luce dall’Europa che siamo costretti a vivere ogni giorno. Un’Europa in mano a banchieri ed industriali; un’Europa che lascerebbe volentieri morire i propri cittadini, piuttosto che dargli una mano; un’Europa che preferisce pronunciare diktat, piuttosto che unirsi ed aiutarsi a vicenda; un’Europa che spara ai gommoni di uomini, donne e bambini che fuggono da fame e violenza. Quest’Europa non piace a nessuno di noi.

Ma allo stesso tempo, quest’Europa la si può “combattere” solamente dall’interno. Si può modificare il suo apparato istituzionale e politico, solamente restando ai propri posti e combattendone i poteri forti. Si può tornare a sognare un’Europa vera, solamente trasformandola in un’Europa dei popoli, e non di chi detiene il potere economico.

Oggi la Gran Bretagna ha deciso di gettare la spugna. Speriamo che nessuno di noialtri faccia lo stesso.


Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.