The Iron Lady
Avete mai provato a fare qualcosa di divertente, liberatorio e dolce; e subito dopo, invece, fermarsi a pensare, riflettere e giudicare? Con la sua ultima pellicola, la regista Phillida Lloyd è riuscita perfettamente in quest’intento.
Nel 2008 esordì con la freschezza del film Mamma mia!, adattamento di un noto musical basato sulle canzoni degli svedesi Abba, che vantava una protagonista prestigiosa: il due volte premio Oscar, Maryl Streep. Quest’anno le due artiste sono tornate insieme con una pellicola completamente diversa: The Iron Lady, che tratta la vita del primo ministro britannico, Margaret Thatcher. La vicenda si svolge ai giorni nostri, con una confusa protagonista, ormai anziana e stanca, tormentata dall’infinità di ricordi rigurado avvenimenti, che la vedevano come una donna forte, indistruttibile, con una potentissima forza di volontà, “una donna di ferro”. Margaret, però, vive la sua anzianità in maniera tutt’altro che conforme al suo carattere politico, tanto che continua a parlare e ad interagire con il marito Denis, ormai morto da otto anni, magistralmente interpretato dal premio Oscar Jim Broadbent. Denis Thatcher si dimostra una persona allegra, felice, forse l’unica che riusciva, da vivo, a rendere calma la moglie, anche durante la sua lunga carriera politica, e che, anche da morto, continua a tranquillizzarla e le viene in aiuto, invitandola alla riflessione. Margaret, infatti, vive placidamente nel suo mondo, convinta di avere ancora dei doveri, non dando ascolto a ciò che le viene detto e, in un turbinio di frequenti epifanie, ripercorre spesso la sua vita passata.
Una vita intensa mostrata dalla sua giovinezza: dal matrimonio con Denis, alla prima entrata in parlamento, passando dall’ascesa nel partito conservatore alla prima vittoria da primo ministro, fino a giungere alla guerra delle Isole Falkland, agli altri due mandati e, infine, alle sue dimissioni. In questo viavai di ricordi, viene anche mostrato il carattere di Margaret: freddo, distaccato, altezzoso e, soprattutto, specialmente nell’ambito familiare, egoista. L’anziana Margaret vive, quindi, in queste due fredde realtà, che, però, riusciranno ad essere distaccate, anche questa volta, solo dal suo temperamento.
Il film risulta facile, forte e al tempo stesso commovente, riuscendo ad accontentare qualunque critico. Non riflette troppo sulla società che la Thatcher ha creato e che molti hanno già descritto, ma, grazie a forti e giuste immagini di repertorio, neanche la ignorano. Critica la figura del celebre ministro inglese, rilevandone però la forza d’animo e lo spirito con cui affronta qualunque avversità. Critica la figura della donna in politica, che, per fare carriera, diventa cinica e spietata, ma, al tempo stesso, esalta la figura della donna in quanto tale, che, dopo aver lottato le mille fazioni sessiste, lei sola, in mezzo a tanti uomini ipocriti e codardi, riesce più volte a fare la differenza. In quest’interpretazione, Maryl Streep affronta un altro straordinario personaggio da trattare nelle sue mille sfaccettature, riuscendo benissimo nel compito, tanto da vincere il suo ottavo Golden Globe e la sua diciassettesima candidatura all’Oscar e, se anche non dovesse vincerlo, sicuramente le verrà riconosciuto il merito di aver interpretato, per la prima volta, un personaggio che, con il suo temperamento e modo di agire, è riuscito ad entrare nella storia.
Francesco Farioo
[…] Avete mai provato a fare qualcosa di divertente, liberatorio e dolce; e subito dopo, invece, fermarsi a pensare, riflettere e giudicare? Con la sua ultima pellicola, la regista Phillida Lloyd è riuscita perfettamente in quest’intento. Nel 2008 esordì con la freschezza del film Mamma mia!, adattamento di un noto musical basato sulle canzoni degli svedesi Abba, che vantava una protagonista prestigiosa: il due volte premio Oscar, Maryl Streep. Quest’anno le due artiste sono tornate insieme con una pellicola completamente diversa: The. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]