La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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I media dell’Egeo, storie di straordinarie amministrazioni…e la Democrazia?

Scritto da – 13 Giugno 2013 – 17:12Un commento

Per aver chiara la situazione sarà pertinente un esempio, un classico esempio: l’immagine più eclatante della “notizia” è quella data dall’allarme, come se stesse scoppiando la guerra nucleare, targato CNN, FOX NEWS e chi ne ha più ne metta, seguita dalla fatidica scritta “breaking news”, che fa alterare il flusso sanguigno ai telespettatori, creando audience e…ingannandoli. Chissà se sarà passata sotto tale colorito contesto la notizia, anzi no, il dramma della chiusura della TV di stato greca ERT e del licenziamento di 2800 persone, nell’ambito della Troika assassina e le multe verso le tv turche “minori” colpevoli di aver filmato la parte sana della democrazia, la protesta, la dialettica, il dibattito – vedi in particolare il “terzo filtro” del modello di propaganda di Noam Chomsky: la scelta delle fonti da parte dei media. Poniamo che la democrazia è identificabile con la libertà di parola e tutto ciò che consegue, poniamo che nella democrazia, il pluralismo mediatico (tralasciando, ad esser buoni, le problematiche relative alla concorrenza spietata dei privati!) è necessario, quanto il pluripartitismo e l’associazionismo rispettoso della democrazia stessa, poniamo che ci possono essere casi, i quali, per motivi diversi, fanno venir meno queste considerazioni: la conseguenza è un pesante colpo alla schiena della democrazia.

La Grecia, Stato non più sovrano, al collasso economico, sta dimostrando come sia dietro l’angolo quello democratico (in verità già avvenuto) e come quest’ultima sia al guinzaglio della struttura economica, vogliamo dire europea? No, mondiale. L’aridità dell’iperuranio economico si rintraccia nelle dichiarazioni, susseguenti alla chiusura dell’emittente statale ellenica, rilasciate da parte della Commissione dell’Unione Europea: ”Non e’ stata la Commissione Ue a chiedere la chiusura della tv pubblica greca ERT, una decisione pienamente autonoma che va vista nel contesto di modernizzazione dell’economia greca per rendere efficiente il settore pubblico”. Abbiamo bisogno di ulteriori spiegazioni, di un’esegesi del testo? Si tratta di dichiarazioni di una freddezza disarmante, una follia, un’assurdità che va oltre l’inimmaginabile: come si può parlare di negazione della libertà d’informazione per motivazioni economiche?

L’U.E. è sempre pronta a puntare il proprio indice verso i regimi che non “garantiscono i diritti fondamentali”, ma quando si tratta di motivazioni economiche vengono meno anche gli stessi diritti di cui siamo padri ed “esportatori”: così, anche di fronte al venir meno del velo di maya del premier turco Erecep Tayyip Erdogan, le parole spese sono state poche, anzi tendenti alla nullità, dato il minimalismo dei contenuti. Questa volta i “malumori”, dato il contesto politico della Turchia, sono più espressamente politici e la reazione è stata da autoritarismo puro. Le parole chiave, sono state: “terroristi, maledetto twitter, maledetti social network, i mali della democrazia”. Non contento, il premier turco ha sollevato la solita storiella del complotto esterno, della stampa estera e delle lobbies; ma suvvia, ci si aspetta qualche altra argomentazione da parte di una vera democrazia, tutt’al più se lo Stato in questione è membro della NATO e candidato a far parte dell’Unione Europea.

Le conseguenze a tali scemenze sono state blasonate azioni, quali l’arresto di alcuni giovani (tra i 20 e i 30) che avevano osato scrivere dei tweet in favore della protesta e dei legali dei manifestanti. Sulla stessa scia il Consiglio supremo della Radio e della Tv turca, organismo di controllo di nomina governativa, ha multato le  tv che hanno trasmesso le proteste: la motivazione? ”Hanno danneggiato lo sviluppo fisico, morale e mentale di bimbi e giovani”.

Essere ridicoli sta andando di moda per il governo turco che incoscientemente sta fornendo ulteriori motivi di protesta ai dimostranti, come se non ne avessero già avuti; la tendenza alla riduzione della libertà di stampa è stata da tempo sollevata in Turchia, poi è stata la volta di Gezi Park: la conseguenza è l’evidenza di una situazione politica non proprio paradisiaca. Questi due esempi evidenziano la rottura tra diritti e potere, tra democrazia e sfera economica…viene evidenziata quindi la rottura o quantomeno un forte indebolimento della dialettica democratica, hegelianamente intesa; una vera democrazia sa conciliare le istanze, sa riferire le problematiche e sa tenere ben saldi i collegamenti o “feedback” tra istituzioni delegate e popolo. Evidentemente, ragioni economiche nel primo caso e ragioni legate ad una democrazia non ancora matura nel secondo, prevalgono su ciò che deve essere indiscutibile al giorno d’oggi, a parole, ma lo è nell’atto pratico, tanto da venir sistematicamente violato.

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