Che cos’è la felicità?
Se lo chiede il Professor Paolo Gallina, Docente di Meccanica Applicata, dell’Università di Trieste. E in verità se lo sono chiesti un po’ tutti gli uomini di intelletto da che esiste il mondo (da Giacomino Leopardi, passando per Bertrand Russell, per arrivare ai più recenti Albano e Muccino). Non che quelli senza intelletto non lo sappiano, per carità, ma sono convinto che preferiscano godersela – la felicità- invece di masturbarsi mentalmente con astruse elaborazioni filosofico-matematiche. Il Professore, cui fa da alter ego tale Mirko Galimberti (un po’ come Zeno Cosini per lo Svevo nazionale) rastrella attimi preziosi della sua esperienza per sorreggere le varie formule ed illuminare l’argomentazione, condotta con serissimo rigore scientifico. Ad essere un po’ meno serioso è, meno male, il tono con cui veniamo iniziati alla disciplina, e che non ha nulla a che vedere con le pallose lezioni di Analisi o di Matematica Generale (sospiro di sollievo), ben note a molti studenti universitari! Per fortuna ho fatto Lettere… È un libro divertente, scritto con una verve brillante, arguta e sottile. Non risulta, e qui viene fuori la bravura del Nostro, un libro senza pretese. Alcune pagine riecheggiano passi famosi di illustri predecessori. Una, la prima a che ho còlto (a ciascuno si accenderà una lampadina diversa), è quella che contiene l’assunto che la felicità sia legata al tempo, e che essa abbia a scemare in pochi attimi, subito dopo la sua conquista. Come si fa a non pensare alla definizione leopardiana di felicità? Il passero solitario, magistralmente, sosteneva pressappoco questo concetto: [la Felicità] essendo uno stato transeunte, inafferrabile, non più di una nuvola di fumo, non è mai presente, ma sempre legato ad un’attesa di una gioia proiettata nel futuro, la cui speranza di possesso ci concede brevi attimi di non dolore o di non noia. Questa idea, espressa in modi che farebbero orrore al Poeta di Recanati, sono meglio esemplificabili attraverso una formula matematica. (Vedi il libro per sapere la formula).
In conclusione, possiamo dire che da sapiente divulgatore, il Prof. Gallina (chi porta cognomi del genere è destinato ad avere un grande humor) tenta l’impresa difficile di scrivere un saggio a sfondo matematico, su un tema che non ha nulla di razionale (provate a spiegare cosa stia provando la Santa Teresa del Bernini, se ci riuscite). Sommando questi due fattori potete farvi un’idea dello spirito generale dell’opera. A condire il tutto, last but not least, vi è lo stile, sarcastico, auto ironico, pungente e dissacratore (fin dalla didascalia d’apertura). Lasciamoci istruire, dunque.
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