La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Bossi-Fini, la Legge che uccide

Scritto da – 9 Ottobre 2013 – 11:592 commenti

Da alcuni anni, da quando esattamente mi occupo di attualità o in maniera più generica mi esprimo con parole stampate su carta, ho spesso sentito che un giornalista “vero” dovrebbe, usando il condizionale, mostrarsi neutrale nel raccontare le altrui vicende; che si parli di politica, sesso, religione, sarebbe dunque consono non esporsi più di tanto. Questa è una tesi che non ho mai sostenuto, perchè dovrei scrivere in maniera del tutto anonima senza far capire al lettore su quale sponda del fiume mi trovo? Non c’è nulla di male nello schierarsi, nel prendere una posizione, mi son detta. E così, in base a questa teoria, mi trovo a narrare con sgomento una vicenda avvenuta pochi giorni fa e prima che l’argomento sia ampiamente inflazionato, ad esporre limpidamente ciò che penso a riguardo.

Mi prendo la responsabilità di parlare di quello che è successo a Lampedusa, da un altro punto di vista, mettendo l’accento su una legge (che mi vergogno pure a definire tale), ovvero la Bossi-Fini, varata dal parlamento italiano nel corso della XIV legislatura, quando sotto il governo Berlusconi, i due firmatari da cui la legge prende il nome, ricoprivano rispettivamente le cariche di vicepresidente del Consiglio dei ministri e di ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione, col compito di regolamentare le politiche sull’immigrazione; come se la questione, già altamente delicata di suo, potesse essere sistemata da una norma che io personalmente, definisco barbara ed incivile.

Ora, quello che mi preme è analizzare la legge da un punto di vista prettamente sociale, antropologico se vogliamo; ma giuridicamente posso enunciare questo: la Bossi-Fini renderebbe possibile perseguire chiunque presti soccorso, in mare, a dei clandestini naufraghi; secondo l’enunciazione di queste parole, ciò che è avvenuto a Lampedusa, diventa così un naufragio “politico” oltre che “umano”.

Una legge con licenza di uccidere su cui si è espresso anche il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, riferendosi alla vicenda avvenuta l’08 agosto del 2007, quando in Italia, furono processati per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, dei pescatori che salvarono 44 naufraghi provenienti dall’Africa e destinati a morte certa; avendo poi portato queste persone al porto di Lampedusa, i due capitani si videro sospettati di essere scafisti e dopo un primo processo, furono condannati a quaranta giorni di carcere, previo sequestro degli strumenti di lavoro col quale sfamavano i loro congiunti. Bossi e Fini, firmando il testo unico che prevede quindi il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per chiunque porti sul suolo italiano dei migranti senza visto d’ingresso, hanno condannato degli innocenti, la cui sola colpa è quella di lottare per voler fuggire dalla miseria e da una realtà così austera che li costringe ad abbandonare le proprie radici, il proprio paese, la propria famiglia.

Le leggi a volte sono inique, non condannano chi lo merita, ma stroncano vite come in una sorta di pena di morte tout court e senza processo; poco importa se stai cercando un futuro diverso per te e per i tuoi figli, poco importa se quello a cui aspiri è solo un po’ di dignità o se ti aggrappi alla speranza di poter vivere serenamente, lontano dalla fame, dalla miseria, dalla guerra. Sfuggono dai loro paesi con necessità primarie che vorrebbero soddisfare in altri territori, confidando in una umanità latente ed in sistemi politici fallaci che li tratta come effetti collaterali. La Bossi-Fini non vuole neanche che tocchino terra; è come esser terrorizzati da questi clandestini\profughi\immigrati che vengono a minare il nostro finto benessere.

Queste persone sono morte per la cecità europea e per il menefreghismo individuale di chi è egoisticamente impegnato a salvaguardare i propri interessi, tralasciando completamente quei valori che la società cristiana enuncia e tramanda da secoli. La “nostra” è una politica dell’odio legata all’anticostituzionalità del razzismo, una politica che insulta chi ha il coraggio di fuggire dalla disperazione; un insulto rivolto, a parer mio, anche agli italiani; a tutti i siciliani d’Argentina ed ai campani di New York; è un affronto agli italiani che fanno il gelato a Londra o cucinano la pizza a Parigi.

La legge Bossi-Fini è un insulto ai morti di Lampedusa, è un insulto all’umanità, ma soprattutto è il baluardo di chi ha la memoria troppo breve per ricordare che gli italiani erano e sono, un popolo di emigranti.

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  • […] Da alcuni anni, da quando esattamente mi occupo di attualità o in maniera più generica mi esprimo con parole stampate su carta, ho spesso sentito che un giornalista “vero” dovrebbe, usando il condizionale, mostrarsi neutrale nel raccontare le altrui vicende; che si parli di politica, sesso, religione, sarebbe dunque consono non esporsi più di tanto. Questa è una tesi che non ho mai sostenuto, perchè dovrei scrivere in maniera del tutto anonima senza far capire al lettore su quale sponda del fiume mi trovo? Non c'è nulla di male nello. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]

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