La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Pompei e le rovine della cultura: Bondi sotto accusa

Scritto da – 8 Giugno 2011 – 18:03Nessun commento

Il 6 novembre 2010 la Domus dei Gladiatori di Pompei, un edificio di quasi duemila anni, crolla. L’antica palestra di Pompei, che custodiva trofei ed armature militari, sopravvissuta all’eruzione del 79 d. C., crolla sotto il peso della pioggia e dell’incuria. Immediatamente la polvere sollevata dalle macerie si confonde con il polverone mediatico: l’evento, definito da Napolitano una “vergogna nazionale” porta, qualche giorno dopo, alla mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Cultura Sandro Bondi. Mentre l’Italia è impegnata a puntare il dito contro ministri, soprintendenti (sì, ma quali? se ne sono succeduti tre in un anno) o commissari di turno, lo scandalo muove l’opinione internazionale. “The Art Newspaper” riconosce nella vicenda il sintomo di un malessere generale dell’Italia: <<la soluzione richiede un atto di volontà politica. L’eredità italiana è drammaticamente sottofinanziata: la nazione europea con il patrimonio più ricco riserva uno dei budget più bassi alla sua conservazione. E’ tempo che i politici imparino a rispettare gli esperti, dei quali l’Italia abbonda, e dia loro l’autorità e le risorse per salvare il sito>>. Un patrimonio ricco e fragile come Pompei richiede infatti investimenti massicci, competenze specifiche, un’appropriata struttura manageriale e monitoraggio costante. La situazione di degrado e la gestione scriteriata del sito, lasciato in balia dei cani randagi e delle catene di fastfood – qualche mese fa proprio Orizzonte Universitario denunciava la presenza di un gigantesco Autogrill tra gli scavi archeologici – è la spia di un male profondo.

Prima di pensare alle soluzioni, come si sarebbe fatto in qualunque altro paese, l’Italia vuole il castigo. Vengono mosse a Bondi due mozioni di sfiducia individuale. La prima è dell’11 novembre, puntualmente concentrata sull’evento del crollo, da parte di Pd e Idv, la seconda, del 20 gennaio, ha un approccio più generale nei confronti dell’operato del ministro ed è presentata dai gruppi dell’area di centro (Udc, Fli, Api). Entrambe vengono respinte: Bondi si difende affermando che le mozioni strumentalizzano contro di lui un evento dipendente da problemi di lungo periodo, ennesimo tentativo per <<dare una spallata al Governo>>. Il castigo di un solo capro espiatorio avrebbe comunque distolto l’attenzione dal fatto che il male è in realtà diffuso e strutturale, una metastasi collettiva. Ministro “senza portafoglio” nel vero senso della parola, Bondi è la vittima debole di una politica economica di drastici tagli alla cultura (- 33%, cioè lo 0,18 % del bilancio statale) impermeabile al significato di beni storici, insensibile alla sopravvivenza di una porzione irrilevante della popolazione italiana, incapace di vedere nella cultura anche un’industria. Non è una giustificazione. Ricostruiamo l’operato del ministro dei Beni e delle Attività Culturali, per valutare vizi e virtù del suo mandato.
Si comincia dalle buone azioni: l’apertura del Maxxi a Roma, con lo stanziamento di 30 milioni di euro e della nuova Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini, la nomina di commissari straordinari per affrontare alcune situazioni di crisi, come Pompei, Uffizi, Brera, diversi teatri lirici. La lista delle colpe è un po’ più lunga, a partire dalla situazione di Pompei: dopo la decisione del commissariamento nel luglio 2008, con l’adozione di procedure sul modello “Protezione civile” mortificanti per le competenze scientifiche e amministrative, il ministro dichiara conclusa la fase d’emergenza nel 2010, nonostante il sito richieda un’attenzione straordinaria costante, come poco dopo dimostrano i drammatici crolli. Più in generale, il sostegno di Bondi alla teoria di una presunta capacità di autofinanziamento della cultura sottovaluta i compiti primari dei poteri pubblici, non sostituibili da meccanismi di mercato. Ancora, al ministro si deve il ridimensionamento del personale del Mibac, da 23mila nel 2008 a 11mila nel 2011. La riduzione delle risorse per lo spettacolo, dimezzate in due anni, porta alla paralisi le fondazioni lirico-sinfoniche. Ancora, la riforma del ministero indebolisce ulteriormente la struttura per la difesa del paesaggio: Ilaria Borletti Buitoni, presidentessa del Fondo per l’Ambiente Italiano, ricorda a proposito che da trent’anni si sovrappongono riforme che rendono inefficiente una struttura di tutela del paesaggio che l’Europa ci invidiava e sottolinea come <<servivano i disastri per parlare di ambiente>>. In generale, l’incapacità del ministro Bondi di far valere la propria iniziativa in seno al Governo rispetto a ministri più potenti di lui, come Tremonti, rende la cultura vittima di una politica economica miope. Non serve dire che la sua apatia rispecchia il degrado dell’intera classe politica, che non perde occasione per dimostrare incapacità e volgarità nel dialogo, arroganza irridente verso le attività intellettuali, comportamenti privati – ma pubblici – raccapriccianti. Con Pompei crollano le fondamenta di un paese culturalmente in declino. R.I.P.?

 

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