La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Scuola, troppi tre mesi di vacanze?

Scritto da – 1 Aprile 2015 – 15:29Nessun commento

polettiIn attesa dell’approvazione della riforma della Buona scuola, da tempo annunciata, il mondo della formazione è nuovamente in fermento. Ieri, 23 marzo 2015, il premier Matteo Renzi parlando agli studenti della prestigiosa università romana, la Luiss School of Government, ha affermato che per quanto riguarda la scuola, l’Italia si gioca «una delle chance di essere superpotenza mondiale». Nello stesso giorno una considerazione del Ministro del lavoro Poletti, intervenuto a un convegno a Firenze, ha aperto un nuovo fronte di dibattito. «Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato – ha ipotizzato il ministro del Lavoro – a fare formazione. Una discussione che va affrontata».

È bastata quest’affermazione per scatenare un vivo dibattito a cui molti si sono sentiti in dovere di partecipare.

Qualcuno ha ipotizzato che, dietro le parole del ministro Poletti, si nascondesse in realtà un disegno politico per sfruttare gratuitamente il lavoro dei giovani. In prima linea le associazioni studentesche, che definiscono «allucinanti» e «deliranti» le parole di Poletti. «Sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione», dice Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.

Anche il Codacons è assai perplesso per il riferimento di Poletti all’impegno lavorativo dei ragazzi nel periodo di vacanza: «Più che spingere gli studenti a lavorare d’estate, il Ministro dovrebbe spingere le aziende ad assumere giovani e a creare occupazione attraverso provvedimenti specifici».

Sulla stessa lunghezza d’onda è la Cgil: il suo timore è quello che il ministro Poletti attraverso i decreti attuativi del Jobs Act, stia facendo «una riforma dell’apprendistato che dequalifica l’alternanza scuola lavoro e i percorsi formativi in obbligo di istruzione».

Ma l’intervento del Ministro dell’istruzione Stefania Giannini, da Madrid, ha chiarito che l’intento di tale riforma sarebbe un altro: «Fare esperienza di lavoro durante la scuola è utile non solo per diminuire la dispersione e facilitare l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, ma anche per orientare le scelte di chi andrà all’università», aggiungendo che nel ddl sulla Buona scuola «è già previsto che attività di stage si possano fare anche nei periodi di sospensione dell’attività didattica, estate inclusa. »

Chiarisce le idee su quella che è la situazione europea il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna.

«Gli studenti italiani non hanno un surplus di vacanze» rispetto ai coetanei degli altri paesi, assicura Di Menna, e in effetti il nostro anno scolastico conta circa 200 giorni, mentre la media in Europa è di circa 175 giorni, ma questo varia a seconda delle ore passate in classe.

In Europa sono quattro i periodi di sospensione delle lezioni: le vacanze autunnali (da un minimo di due giorni a un massimo di due settimane, ad esclusione di alcune nazioni tra cui l’Italia ); Natale (tutti i ragazzi fuori dalla scuola per due o, più raramente, una settimana); le vacanze invernali (o di Carnevale: da due giorni alle due settimane di Francia e Polonia) e Pasqua (una settimana in Italia, due nel Regno Unito, in Portogallo, Grecia e Francia). Ogni Paese poi ha le sue sospensioni: in Francia ogni 6/7 settimane ci si ferma per due settimane. Le “Petites Vacances” dividono la Francia in due fasce A e B, che alternano ogni anno il periodo, per evitare un eccessivo affollamento nelle località di villeggiatura.

Ci sono poi alcuni giorni di sospensione aggiuntive legate alle festività religiose e alle feste nazionali. In alcuni Paesi, come in Italia, i giorni sono decisi a livello regionale, in altri sono stabilite dai Comuni, mentre in Irlanda e Regno Unito sono le scuole a scegliere.

Le vacanze estive sono più brevi nei paesi in cui gli studenti hanno periodi di sospensione delle lezioni più frequenti durante l’anno scolastico. Appena sei le settimane a disposizione dei ragazzi delle scuole di Regno Unito e Germania; otto per la Norvegia, sette per la Danimarca. In Italia sono raggruppate nei mesi estivi e la proposta del ministro Poletti, di dedicare parte del tempo delle vacanze degli studenti italiani a lavorare, sembra un po’ ingenerosa confrontando la distribuzione. Infatti la somma finale delle vacanze in tutti i paesi europei sarebbe la stessa, 120 giorni.

D’altro canto una ridistribuzione dei giorni di vacanza, appare un provvedimento sicuramente auspicabile, se non necessario, e l’idea di un avvicinamento al mondo del lavoro già in giovane età, potrebbe influire positivamente sulla scelta che coinvolge il cammino professionale da intraprendere una volta finiti gli studi. Il dibattito resta aperto.

Camilla Donà delle Rose


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