La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Hasankeyf: Museo a cielo aperto o ultima frontiera del diving?

Scritto da – 1 Agosto 2014 – 09:56Nessun commento

Se il fine giustifica i mezzi, le elezioni amministrative del 30 marzo 2014 hanno segnato la netta riaffermazione del primo ministro Recep Taiyp Erdogan e dell’AKP. Nonostante questo è vero anche che l’esito delle urne pone i vincitori di fronte a degli obblighi inderogabili i quali, letti in chiave di sviluppo socio-economico futuro, delineeranno l’impegno sociale e politico della Repubblica turca per i prossimi anni. Nel panorama nazionale la vittoria per soli otto voti dell’AKP ad Hasankeyf, in un area dominata dalle vittorie del Bdp, è un risultato ambiguo che cela al suo interno non poche domande e costringe la scena internazionale ad un percorso di autocritica riguardo all’operato sin qui svolto in merito alla costruzione della diga di Ilisu. Nel momento in cui le turbine verranno attivate infatti, delle cave e dei canyon di Hasankeyf non rimarranno che un patrimonio culturale destinato al diving.

Dalla nuova Hasankeyf intanto, agglomerato urbano in costruzione a pochi chilometri dal sito naturale nel quale verranno dirottati i circa 3000 abitanti, la speculazione economica ha già stimolato l’immaginario collettivo con attività commerciali tipiche di mete esotiche dove palme e chiringuitos lasciano la scena a pecore e rocce.  Ad oggi i lavori di costruzione della diga sono pressoché terminati e dopo un veloce sguardo rubato dall’ufficio di uno degli ingegneri impegnati nella costruzione, la deadline del 30 giugno sembra essere sempre più fattibile come termine ultimo di una diatriba aperta per la prima volta dal governo turco nel 1950. Oltre cinquant’anni quindi, nonchè lunghissime diatribe tra i vari governi e investitori locali ed internazionali, separano la posa ideale della “prima pietra” dall’attuale concretezza del cemento armato. Parlando con John Croofot, attivista di “Hasankeyf Matters” impegnato nella difficile lotta di consapevolizzare sull’importanza dell’eredità storica del sito , “quella della diga è una questione spinosa che vede l’economia vincere sui diritti umani e sulla salvaguardia di un paradiso terrestre che trova nella sua posizione geopolitica una lama a doppio taglio”. É infatti proprio sull’importanza geopolitica dell’area che si gioca la partita. Da una parte il controllo delle risorse idriche del Tigri e del conseguente assoggettamento di milioni di curdi a complicate strategie di leadership, dall’altra il tentativo del governo di riaffermare un primato nell’area duramente indebolito da Gezi Park e dagli ultimi episodi di corruzione, rappresentano forse gli aspetti più importanti attualmente in scena.

“La nostra idea di salvaguardia si discosta dallo scontro in campo aperto. Quello sul quale ci siamo concentrati è la promozione delle bellezze di Hasankeyf nonché il tentativo di sviluppare nuove attività turistiche compatibili con le caratteristiche territoriali e culturali locali. Una passeggiata tra i canyon non è da meno alla salita al castello ed ha il pregio di portare alla macchina fotografica paesaggi fino ad oggi rimasti in ombra. Infine non bisogna dimenticarsi che non tutti al governo vedono di buon occhio il progetto della diga e stimolare l’appetito di coloro che ancora nutrono qualche riluttanza, è senza dubbio una scelta migliore rispetto ad una dura e sorda opposizione”. Le parole di John aprono quindi la strada verso il riconoscimento da parte dell’Unesco che da anni campeggia in Parlamento in attesa di sottoscrizione.

Quanto emerso dai seggi elettorali è un risultato forse viziato da alcuni errori in sede di voto o forse è la reale proiezione di un volere popolare ancora riluttante a concepire ed accettare una fine ormai prossima. Abbandonandosi per un attimo alla pancia, mere questioni di compravendita rappresentano ad oggi gli ostacoli più impellenti. É quantomeno ovvio che il prezzo di 100.000 lire turche fissato per i nuovi alloggi sia incompatibile con la somma di 50.000 lire proposte per l’acquisto delle attuali abitazioni. E se è vero che la peggior minaccia per una dittatura militare è il potere militare stesso, è eloquente quanto il capitale liquido rappresenti la peggior minaccia al proseguo della diga di Ilisu.

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