Festa della donna: le zone d’ombra della nostra società
L’8 marzo è una di quelle giornate, come San Valentino o il 27 Gennaio, in cui le banalità si sprecano. Il web, ovvero il bar sotto casa versione 2.0, si inonda di ridondanti prese di posizione, solitamente divisibili in due categorie: gli entusiasti e i super cinici. I primi si impegnano sin dalle prime ore del mattino a cercare su Google una citazione di grande ispirazione, la quale diventa, per 24 ore, il loro motto di vita. I secondi sono i teoretici del complotto, i critici del consumismo, i miscredenti del sentimento che scherniscono chiunque abbia una parvenza di coinvolgimento nelle celebrazioni della società in cui vive. In tutto questo, il grande assente è il raccoglimento. Manca una riflessione, individuale e condivisa, circa il tema in questione. E qual è il tema in questione quando si parla di festa della Donna? Innanzitutto, è importante ricordare a cosa servono queste giornate. È vero che sono solo un simbolo ed è vero che vengono strumentalizzate per fare grandi discorsi e per vendere qualche cioccolatino in più. Tuttavia, anche i simboli a volte sono importanti, perché possono servire da memorandum, da punto di riferimento per capire cosa sta cambiando nella nostra società e come. A volte, questi servono per mantenere vivo il ricordo di una tragedia, per impedire di crescere delle generazioni senza memoria. Altre servono a ricordare l’importanza di un tema, o a celebrare un sentimento. Credo che nel caso della festa della Donna, per rendere questo giorno fruttuoso, sarebbe utile interrogarsi circa le zone d’ombra che la nostra società indubbiamente lascia in materia di parità dei diritti di uomini e donne. Così, in onore del raccoglimento, ho deciso di pormi una domanda: se la mentalità della società Occidentale si potesse materializzare in un solo individuo, questo, che persona sarebbe?
Innanzitutto mi sono detta che, sicuramente, sarebbe un uomo, e sicuramente sarebbe un uomo bianco e occidentale. Probabilmente sarebbe cattolico e probabilmente sarebbe un liberale. Insomma, non è facile nel 2016 sostenere posizioni dichiaratamente illiberali e misogine, ci vuole del piglio. Dunque egli direbbe sicuramente che secondo lui, le donne, devono avere gli stessi diritti dell’uomo a partecipare alla vita politica del Paese. Egli infatti, sarebbe un grande sostenitore delle quote rosa: uno strumento per ridurre la donna ad una categoria protetta, in modo tale che non possa mai davvero competere con gli uomini. Allo stesso modo egli sosterrebbe che le donne hanno eguali capacità e, proprio per questo motivo, meritano di avere pari opportunità di ricoprire alte posizioni dirigenziali. Ovviamente, in maniera subordinata a quello che è il loro compito ultimo: procreare. Dunque, lo capiranno le signore dipendenti se fa loro firmare le dimissioni in bianco prima dell’assunzione, o se darà loro uno stipendio sempre un po’ più basso rispetto a quello dei colleghi. In fondo è giusto che sia l’uomo a provvedere alla propria famiglia, è così sin dall’età della pietra. Direbbe che le donne, con il loro corpo, possono fare quello che vogliono. Salvo poi essere contrario ad aborto e maternità surrogata, incolpare una donna del proprio stupro a causa del suo abbigliamento o giudicarla male se ha una vita sessuale che lui ritiene libertina. Direbbe che le donne vanno trattate con cortesia e gentilezza, ma se volesse insultarne una, alluderebbe sempre alla sua sessualità e raramente al carattere. Troppo spesso, senza rendersene conto, sarà volgare nel valutarne l’aspetto come non sarebbe con un uomo.
Forse questa è una visione troppo pessimista, troppo concentrata sulle zone d’ombra. Tuttavia esse esistono e finché lo faranno, seppur in maniera latente, seppur celate, impediranno il reale progresso e la reale realizzazione di quegli ideali che l’otto marzo serve a ricordare.
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