La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Informazione

Calciopoli, gli “scivoloni” di Marco Travaglio

Scritto da – 24 Marzo 2011 – 00:228 commenti

Spopolano su Youtube alcuni video di Marco Travaglio che si avventura in considerazioni poco felici sul tema Farsopoli. Premessa: il giornalista torinese è uno dei pochi che ancora parlano di “cupola”. Detto questo, vediamo di capire il perché ci deve (a noi lettori affezionati) delle spiegazioni su questi ripetuti scivoloni. In un primo video, inizia col dire che :”Di balle smascherate questa settimana ce ne sono veramente parecchie. Vi ricordate Calciopoli? Calciopoli era molto chiara. I legali di Moggi sventolarono con grande clamore quella telefonata tra Facchetti e il designatore arbitrale Paolo Bergamo in cui, dicevano gli avvocati di Moggi, Facchetti diceva a Bergamo “metti dentro Collina”…”. Ma i legali di Moggi sventolavano con grande clamore quella telefonata tra Facchetti e Bergamo semplicemente perché il pm Giuseppe Narducci – colui che un giorno si era presentato a Roma per un incontro letterario accompagnato da un certo Massimo Moratti e il tenente colonnello Auricchio – aveva dichiarato a tutto il mondo che “piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo”. Liquidando così la tesi secondo la quale, nell’ambito dei rapporti illeciti tra dirigenti di squadre di calcio, designatori e arbitri emersi dall’inchiesta Farsopoli, ci si trovava invece di fronte a ”sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti”. Ebbene, le sollecitazioni non le faceva Moratti di persona (almeno non al telefono) ma Facchetti si, e si da il caso che Facchetti fosse il presidente onorario dell’Inter, non il magazziniere. Insomma, in società contava parecchio. Continua Travaglio :”Perizia del tribunale, perizia definitiva ovviamente perché non è una consulenza di parte. Il perito che cosa ha scoperto? Che la frase su Collina la dice Bergamo e quindi tutto il can can che è stato fatto da Moggi e dai suoi trombettieri sparsi nei vari giornali era completamente basato sul falso”. Balle, la perizia dimostra che “Collina” lo pronuncia Bergamo, punto. Ergo, quella frase, cari signori, deve essere attribuita a Facchetti. Nel senso che il nome di Collina lo pronuncia Bergamo, ma il “metti” lo intima Facchetti. Altrimenti vorrebbe dire che è Bergamo – il designatore arbitrale – che dice a Facchetti “metti dentro Collina”. Il che è illogico oltre che falso. Secondo Travaglio forse è Facchetti il designatore arbitrale? Ma ci è o ci fa? L’avvocato Trofino, legale di Moggi, è stato chiaro: “L’abbiamo etichettata come la madre di tutte le intercettazioni solamente perché si era sempre sostenuto che l’Inter non avesse mai fatto sollecitazioni sui designatori arbitrali”. Come si fa a non ammettere che Facchetti stava comunque imponendo un nome a Bergamo? Se non fosse intervenuto il designatore magari avrebbe fatto un altro nome, ma il risultato non cambia. Questa dicasi “sollecitazione”. O forse voleva dirgli: “Metti il sale che l’acqua bolle”. Può anche darsi, per carità. Però, a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina, diceva Andreotti. Precisava Travaglio nel video: “Ma qui il problema è: l’ha detta Facchetti quella frase o no? Perché se l’ha detta Facchetti bisogna processare l’Inter come le altre società coinvolte in Calciopoli”. Si, l’ha detta Facchetti. Si, bisogna processare l’Inter. 

Altra parentesi : i vari giornali? Quali? Vogliamo sapere chi è che, secondo Travaglio, ha osato avanzare una straccio di dubbio su giornali e televisioni. Ci sembra invece che l’assordante silenzio dei mass-media sia stato più che comprovato. È curioso far notare che i giornali che più di tutti, allo scoppio di Farsopoli, si accanirono contro la Juventus e i suoi dirigenti sono proprio quelli della scuderia Rcs in cui gli Agnelli sono soci, ovvero La Gazzetta dello Sport, il Corriere della Sera e La Stampa di cui sono addirittura proprietari. Infatti, è dal grembo della stessa società torinese che parte Farsopoli. Morti i due patriarchi Gianni e Umberto Agnelli, le fazioni all’interno della famiglia si sarebbero schierate nel modo seguente: da un lato i fratelli Elkann, Montezemolo, Gabetti e Grande Stevens; dall’altra Andrea Agnelli e Giraudo, uno dei manager più vicini ad Umberto Agnelli. Sarebbe bastato che Travaglio andasse ad ascoltare una delle tante intercettazioni pre-Farsopoli tra Moggi e Giraudo oppure quella tra Moggi e Lippi in cui l’ex direttore generale diceva, riferendosi a Gianni e Umberto Agnelli: “Siamo orfani di padre e di madre”.

 Per quanto riguarda “il buon nome di Facchetti”, Travaglio si riferisce allo stesso Facchetti che, secondo una sentenza del Tribunale di Roma, si dopava come tutta la Grande Inter di Herrera? Quello che è morto di cancro?. “Hanno calunniato un morto, perché il povero Facchetti non c’è più. Hanno sputtanato il buon nome di Facchetti”. E no, il “povero” Facchetti si era già sputtanato da solo.

 Ancora: “Ci sono moltissime persone convinte che Moggi sia un perseguitato dalla lobby dei magistrati alleati con l’Inter”. In gran parte falso: nessuno, o quasi, ha mai avanzato dubbi sul lavoro dei magistrati. Anzi, siccome il tempo è galantuomo, ci tocca ricordare che proprio questo mese sono stati i pubblici ministeri (cioè l’accusa) a ricusare per la seconda volta il presidente Casoria pur di rallentare fino a far morire il processo, come già documentato precedentemente su questa testata. Mentre Moggi, al contrario, non vedeva l’ora di poter andare in tribunale a difendersi. Il problema invece è la “giustizia” sportiva che dipende dal potere politico. Il processo sportivo si chiuse in tempo di record: dal primo interrogatorio di Borrelli alla sentenza passarono solo 39 giorni. Per l’occasione, infatti, venne letteralmente abolito un grado di giudizio. L’art. 37 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva imponeva tre gradi di giudizio ma Guido Rossi decise di eliminarne uno: la Disciplinare. Inoltre, il procuratore federale Palazzi ha pronunciato la requisitoria prima dell’inizio della fase dibattimentale del processo, violando così il comma 6 dello stesso art. 37. 

Travaglio parla di “illecito sportivo permanete e stabile”. La Juventus invece è retrocessa per “illecito strutturato”, un reato non contemplato dallo stesso Codice di Giustizia Sportiva. Un reato prima di allora inesistente ma giustificato dai “tre saggi” con la teoria della sommatoria: infatti l’illecito sportivo riguarda l’art. 6 del CGS, la Juventus, al contrario, è retrocessa per più violazioni dell’art. 1. Si, Farsopoli “era molto chiara” già nel 2006.

 In un secondo video Travaglio si trova a Bologna e cita un’intercettazione telefonica tra Moggi e il giornalista Damascelli. Questa:

Damascelli: Oh, comunque De Santis ha fatto il delitto perfetto, eh?

Moggi: Che ha fatto?

Damascelli: eh, c’abbiamo i tre gio…i tre difensori del Bologna fuori, squalificati tutti e tre!

Moggi: … ma… perché, chi c’avevano loro diffidato?

Damascelli: Tutti e tre! Ehm, come si chiama: Petruzzi, Nastase e Gamberini.

Moggi: Uhhh

Damascelli: non male, no?

Moggi: eh, aho… meno male, che ti devo dì?

In occasione di un Bologna – Juventus, la squadra rossoblù si presentava orfana di due difensori che nella partita precedente erano stati ammoniti e quindi, essendo soggetti a squalifica, diffidati e impossibilitati a disputare la partita con i bianconeri. Travaglio afferma: “Damascelli segue Bologna – Fiorentina (5-12-2004). De Santis della scuderia moggiana ammonisce tutti i giocatori diffidati del Bologna. La settimana dopo il Bologna giocherà con la difesa decimata dalla scelta scientifica di un arbitro”. Non solo “De Santis della scuderia Moggi” è un assioma mai dimostrato, tanto meno dalle intercettazioni (non esistono agli atti telefonate fra i due, ma l’arbitro ha dichiarato che i suoi interlocutori telefonici ai tempi erano semmai ben altri. A proposito, indovinate come Moggi apostrofava l’arbitro della sua scuderia al telefono con Giorgio Tosatti all’indomani della partita Juventus – Inter (0-1) arbitrata da De Santis il 20 Aprile 2005: “figlio di puttana”. Così parlava Moggi: “Ci ha fatto squalificare pure mezza squadra sto figlio di puttana, oltre che non darci un rigore sacrosanto. Se perdiamo lo scudetto è lui uno dei responsabili”. Ma soprattutto l’intercettazione citata da Travaglio sembra addirittura scagionante, con Moggi che cade palesemente dalle nuvole e si dimostra disinteressato alla questione. 

A proposito delle così dette ammonizioni “preventive”. In una tabella pubblicata nell’informativa dei carabinieri del 2 Novembre 2005 si legge che i bianconeri hanno usufruito di questo “vantaggio” in 16 giornate su 38 per un totale di 24 calciatori. Ma non viene fornito nessun dato comparativo con le altre squadre della serie A. Dato che forniamo di seguito riportando il numero di giocatori squalificati grazie alle ammonizioni “preventive”: Atalanta 22, Brescia 19, Reggina 18, Inter, Lecce, Livorno e Juventus 17, Messina 16, Cagliari e Sampdoria 15, Lazio, Parma, Siena e Udinese 14, Chievo 13, Milan 12, Bologna 10, Palermo 9, Fiorentina e Roma 8. Ma vediamo quante volte, in quella stagione, ogni squadra ha usufruito dell’espulsione di un giocatore avversario: Cagliari 11, Brescia e Roma 9, Fiorentina, Lazio, Lecce, Livorno e Reggina 7, Milan, Chievo, Palermo e Sampdoria 6, Inter, Messina, Parma, Siena e Udinese 5, Atalanta 3, Juventus 2.

 Ora, il problema diventa più serio se uno si domanda: o il sottoscritto scrive fesserie, oppure scrive cose sensate su un argomento che conosce benissimo. Nel secondo caso se vengono scritte o dette cose inesatte o contrarie da Marco Travaglio, che significa? Che anche sul resto delle cose che dice e scrive Travaglio si corre questo rischio?

Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

8 commenti »

  • S.M. ha detto:

    errata corridge: riga 47
    S.M.

  • Fabio Ferrari ha detto:

    se Travaglio sbaglia su questo specifico argomento significa semplicemente che sbaglia su questo specifico argomento. La credibilità e il lavoro di Travaglio non possono certo essere messe in discussione da queste (se verificate) palesi inesattezze. Certo, proprio ad onore e a sostegno dello straordinario lavoro fatto dal giornalista torinese in questi anni a tutela del nostro diritto di essere informati in modo corretto e veritiero, speriamo che risponda alle tue osservazioni.

    • Drugo ha detto:

      eh..no!! Il Travaglio (visto che fa tanto il saputello) deve sapere esattamente di quel che parla o che scrive!! Quindi la sua reputazione (proprio perché è palesemente fazioso) è minata per l’eternità! p.s per di più non ha sbagliato (come tanti vogliono far pensare) solo una volta ma molto di più e di proposito!! VERGOGNA!!

  • S.M. ha detto:

    Speriamo. Travaglio è noto per la meticolosità con cui tratta gli argomenti di cui scrive, ed è proprio per questo che non si capisce come possa nutrire queste convinzioni.
    Per quanto riguarda i documenti, in rete sono disponibili tutte le carte ufficiali dei tribunali: trascrizioni delle deposizioni, atti delle procure, informative dei carabinieri, verbali degli interrogatori, intercettazioni inedite, arbitrati, ricorsi e naturalmente le sentenze. Serve solo una buona dose di pazienza e tutto diventa chiaro.

  • miki foggia ha detto:

    Riportato:
    AURILIO PRIORESCHI
    “Dalla Juve nessun illecito”

    di Maurilio Prioreschi *

    Egregio Direttore, il quotidiano da Lei diretto ha pubblicato in prima pagina
    un articolo di Marco Travaglio dal titolo “Pallonari e pallisti”, dedicato
    alla vicenda “Calciopoli”.

    Sono rimasto francamente sorpreso, essendo nota la dimestichezza con la quale
    il Dott. Travaglio si muove tra atti processuali e pandette, nel leggere
    circostanze e fatti oggettivamente falsi che l’ar ticolista ha cercato di
    spacciare come essere accaduti.

    Mi riferisco anzitutto all’affermazione “secondo cui non basta telefonare ai
    designatori per commettere illecito: occorre che le pressioni arrivino agli
    arbitri e li condizionino.

    La qual cosa Palazzi non è riuscito a provare per nessun club, eccetto la
    Juve”. So di dare una delusione allo “juventino” Travaglio, ma né il dott.
    Palazzi né altri hanno mai accertato la circostanza che lui ha riferito. Anzi,
    la giustizia sportiva che nel 2006 si è occupata della vicenda, ha ritenuto
    responsabili Moggi e Giraudo di una serie di violazioni dell’articolo 1
    (“slealtà sportiva”), ma ha escluso l’illecito sportivo che pure era stato
    contestato da Palazzi. Mi rendo conto che il Dott. Travaglio è più avvezzo con
    il diritto penale che con quello sportivo, ma spero che finalmente anche lui
    riesca a comprendere che Luciano Moggi non è stato sanzionato dalla giustizia
    sportiva per aver truccato incontri di calcio.

    La seconda delusione che sono costretto a dare al Suo vicedirettore è la
    seguente: se avesse letto con più attenzione la richiesta di archiviazione del
    Dott. Palazzi, avrebbe notato che per l’Inter il procuratore federale ha
    contestato proprio l’illecito sportivo e il condizionamento diretto sugli
    arbitri da parte della società.

    Sul punto, è sufficiente ricordare la visita di Facchetti all’arbitro Bertini
    prima della partita di Coppa Italia Cagliari-Inter del 12 maggio 2005, quando
    l’allora presidente dell’Inter, prima dell’incontro, è entrato nello
    spogliatoio per ricordare all’arbitro il suo score di quattro pareggi, quattro
    vittorie e quattro sconfitte nelle gare arbitrate della squadra nerazzurra, e
    l’imbarazzo di Bertini per tale condotta del Facchetti, come emerge da una
    intercettazione telefonica. Una delle tante “sfuggite” agli inquirenti.

    Per non parlare poi dei rapporti di Facchetti con l’arbitro Nucini (il famoso
    “cavallo di Tro i a “), arbitro in attività, a favore del quale l’allora
    dirigente dell’Inter si è prodigato per trovare un posto di lavoro, anche con
    chi poi ha assunto l’incarico di amministratore delegato della società.

    Sarebbe quindi opportuno che il Dott. Travaglio, evitasse di fare pronostici
    di proscioglimento che, alla luce di una attenta e competente lettura delle
    carte, sono alquanto azzardati. Faccio presente infine che: contrariamente a
    quanto scritto non ci sono nel processo intercettazioni di Moggi e Giraudo del
    tenore di quelle di Facchetti. Ricordo, che gli inquirenti napoletani
    ignoravano persino l’esisten za delle telefonate degli altri dirigenti
    calcistici, ed è solo per questo motivo che non è stata fatta alcuna
    valutazione sotto il profilo della rilevanza penale.

    Sarebbe quindi il caso che il giornalista, si documentasse meglio (. . . ).

    Dimenticavo: meglio avvocati e giornalisti à la carte che un giornalista a
    menu turistico.

    Ovviamente, conoscendo la Sua correttezza, non ritengo di dover richiamare
    l’art. 8 della legge 47 dell’8 febbraio 1948 per far pubblicare questa
    risposta avendo la certezza che Lei lo farà.

    * avvocato, difensore di Luciano Moggi

  • S.M. ha detto:

    Francamente non so cosa pensare riguardo alle opinioni di Travaglio su Farsopoli. Riguardo questa vicenda, a mio parere troppo sottovalutata da tutto il popolino italiota, Travaglio non riesce proprio a parlare di FATTI, ma si limita a sparare sentenze che non vanno nel merito della questione. Chissà perché…. L’unica spiegazione plausibile è che sia accaduto qualcosa fra Travaglio e Moggi. Insomma, c’è qualcosa sotto.
    Personalmente condivido in pieno la lettera di Prioreschi, che fra l’altro ho avuto l’opportunità di conoscere e mi è sembrato, oltre che un serio professionista, una persona intelligente. Ai posteri, caro miki foggia.
    Il tempo è galantuomo…
    S.M.

  • S.M. ha detto:

    Per onestà intellettuale, posto la risposta, o meglio l’arrampicata sugli specchi del rancore, di Travaglio:
    Punto uno: la radiazione dal mondo del calcio? Decisa da un organo sportivo, ergo POLITICO. Legittimità e credibilità della decisione per me, cittadino italiano? ZERO.
    Punto due: Condanna per violenza privata. Che c’entra con la “cupola”? Il signor Moggi pagherà per aver commesso violenza privata. A me, cittadino italiano, non frega niente.
    Punto tre: rinvio a giudizio per associazione per delinquere? Calma, caro Travaglio, calma… Il processo Gea, a tal proposito, si è chiuso con una sentenza (quella per violenza privata) che ha fatto cadere l’accusa, stesso capo d’imputazione del processo di Napoli, di associazione per delinquere.
    Punto quattro: Travaglio, che stravede per le sentenze della Caf e della Corte federale, sapraà sicuramente che:
    La Corte di giustizia federale della Figc (nome COMPLETO E MENO FUORVIENTE DELLA “CORTE FEDERALE”) nel 2007 si è fusa con la CAF dando origine alla Corte di Giustizia Federale. E cosa è la Corte di Giustizia Federale? Un organo di giustizia sportiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio. E chi sono i componenti della FIGC? “Della Federazione Italiana Giuoco Calcio fanno parte 7 componenti:
    la Lega Nazionale Professionisti Serie A
    la Lega Nazionale Professionisti Serie B
    la Lega Italiana Calcio Professionistico
    la Lega Nazionale Dilettanti
    l’Associazione Italiana Calciatori
    l’Associazione Italiana Allenatori Calcio
    l’Associazione Italiana Arbitri”
    E chi è il presidente? Giancarlo Abete, il vice di Franco Carraro all’epoca di Farsopoli. E questo sarebbero organi di GIUSTIZIA dotati di legittimazione? Per me, cittadino italiano, altro non sono che organi POLITICI.

    “Ma le sentenze dicono l’opposto”

    di Marco Travaglio

    Sono felice che anche l’ennesimo avvocato di Moggi, come i suoi numerosi
    predecessori, non abbia perduto il buonumore, nonostante le scoppole che il
    suo assistito continua a rimediare dinanzi alla giustizia sportiva e ordinaria
    (radiazione dal mondo del calcio, condanna a Roma in appello per violenza
    privata, rinvio a giudizio a Napoli per associazione per delinquere
    finalizzata alla frode sportiva). Tralascio le ironie sulla mia juventinità
    (proprio perché sono juventino maledico il giorno in cui Umberto Agnelli
    chiamò a dirigere la società un signore che era stato appena ritenuto
    responsabile di aver fornito prostitute alle terne arbitrali nelle partite
    Uefa del Toro e 11 anni dopo riuscì a trascinare la mia squadra nel fango e in
    serie B per la prima volta nella storia) e le definizioni di “giornalista da
    menu turistico” (diversamente da molti “colleghi”, non mi sono seduto a tavola
    con Moggi). E vengo ai fatti.

    La Juventus di Moggi fu retrocessa e penalizzata per violazione sia dell’art.
    1 (“slealtà sportiva”) sia dell’art. 6 (“illecito sportivo”) perché Moggi & C.
    non truccavano singoli incontri di calcio: truccavano direttamente interi
    campionati. Cito dalla sentenza della Caf (primo grado) depositata il
    14.7.2006: Moggi e Giraudo “sono stati ritenuti responsabili di un solo
    episodio di illecito sportivo; tuttavia l’illecito è caratterizzato
    dall’attuazione di una condotta continuativa nel corso di tutto il campionato,
    programmata al fine di realizzare l’intento di procurare alla Juventus un
    vantaggio in classifica, mediante il controllo diretto o indiretto della
    classe arbitrale… e costituisce, quindi, fatto disciplinarmente più grave di
    quello che si realizza mediante la condotta diretta alla alterazione di una
    singola partita”.

    CITO DALLA sentenza della Corte federale (secondo grado) depositata il
    4.8.2006, che conferma quella della Caf con uno sconto sulla penalizzazione: a
    Moggi “era necessario inchinarsi per sopravvivere nel mondo della Serie A”. Lo
    dimostrano “una serie di reticoli all’interno di un’atmosfera inquinata” da
    cui si desume che Moggi e Giraudo avevano “piena e concreta attitudine a
    falsare la classifica attraverso una continua opera di condizionamento del
    settore arbitrale” vista “la natura, l’intensità, l’ambiguità e la non
    trasparenza” dei loro rapporti con i designatori arbitrali. In particolare,
    Moggi è colpevole “alla luce sia dell’affermata responsabilità per gravi
    episodi di illecito sportivo, sia della protrazione nel tempo –
    sostanzialmente corrispondente allo svolgimento del campionato 2004/2005 –
    della sua condotta strutturalmente rivolta al conseguimento dello scopo di
    alterazione della competizione per effetto del condizionamento della classe
    arbitrale, sia, infine e con particolare rilievo, alla luce della completa
    realizzazione in termini effettuali dell’illecito disegno, che ha incrinato la
    pubblica fiducia nella lealtà delle competizioni spor tive”. Già, perché “il
    condizionamento del settore arbitrale costituisce sistema comportamentale
    idoneo all’alterazione del campionato”, con condotte “stabili e durature” che
    fanno della Juventus un caso a parte fra tutti i club sanzionati per
    Calciopoli: le condotte di Giraudo e Moggi “sicuramente possiedono il
    carattere altamente inquinante della sistematicità e della stabilità
    organizzativa: l’aggregazione di tutti questi disdicevoli elementi è
    addebitabile, tra tutti gli incolpati, solo alla Juventus, il ne rende
    incomparabile, in negativo, la posizione rispetto a ogni altro”.

    In attesa di leggermi gli scritti di Bartolo da Sassoferrato Lucerna juris,
    ho preferito dare un’occhiata alla sentenza del 15 giugno scorso, con cui la
    Commissione Disciplinare della Federcalcio ha radiato Moggi, Giraudo e l’ex
    vicepresidente Figc Innocenzo Mazzini: i loro comportamenti furono di
    “intrinseca gravità” ed ebbero “conseguenze aberranti” suscitando “un
    rilevante allarme sociale”. Quanto alla brillante idea di Moggi di difendersi
    accusando di “condotte analoghe altri tesserati, in ipotesi tuttora da accer
    tare”, non fa venir meno la gravità dei suoi.

    Casomai ciò non bastasse, ecco la sentenza del gup di Napoli Eduardo De
    Gregorio che nel 2009 ha condannato Giraudo con rito abbreviato a 3 anni di
    reclusione per associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva (in
    combutta con Moggi e altri). Nelle motivazioni depositate il 26 aprile 2010,
    si legge che la Juventus di Moggi e Giraudo truccò i campionati avendo “a
    disposizione più arbitri”, tra i quali Pieri e Dondarini: “La compagine
    esercitò uno stringente potere sulla categoria, influendo sulla progressione
    di carriera dei singoli, con la designazione a partite di prestigio o al
    contrario con la sospensione dall’attività o l’affidamento prevalente di
    incontri di poco rilievo… L’altra faccia della medaglia era costituito dal
    potere di interdizione espresso in più occasioni da Mogg i”. Per esempio per
    punire l’arbitro Morganti, “responsabile, ai suoi occhi, di aver applicato la
    regola sulla sospensione per impraticabilità di campo di un incontro in cui la
    squadra del Messina (sotto l’ala protettrice di Moggi, secondo l’imputazione)
    era in vantaggio”. O Collina e Rosetti, “esclusi per un turno per concorde
    volontà punitiva di Moggi e Bergamo durante il dialogo notturno del 9
    febbraio”. O ancora gli assistenti di Reggina-Juve del 6.11.2004, “che da quel
    giorno e per motivi largamente spiegati non parteciparono più a gare dei
    bianconer i”. Senza dimenticare gli assistenti Babini e Coppola “che non
    furono mai scelti per dirigere partite della Juventus”.

    UNA DELLE PROVE decisive a carico di Moggi (e dunque anche di Giraudo) è, per
    il giudice, la fornitura su vasta scala a designatori e arbitri di schede Sim
    estere, dunque “criptate”, che “costituivano il mezzo necessario agli imputati
    per colloquiare in modo sicuro con riguardo, in special modo, alle griglie
    arbitrali nonché, in prossimità di partite di calcio, con gli arbitri che
    dovevano dirigerle. Nel periodo in cui fu in vita l’associazione a delinquere,
    fu accertata la disponibilità e l’uso di 29 schede straniere da parte di
    alcuni dei coimputati… Il possesso e il conseguente uso di schede segrete
    deve essere considerato. . . come sintomo, assieme ai precedenti, di
    appartenenza all’associazione e del vincolo associativo tra i possessori e gli
    usuari”. Sia Paparesta sia Bergamo ebbero a disposizione quelle Sim, come han
    dichiarato il padre dell’arbitro e il designatore. E – ricorda il giudice –
    “lo stesso Moggi, nel suo pur lungo interrogatorio, non ha trovato elementi ed
    argomenti per negare il fatto di aver parlato di rilevanti cose calcistiche
    con più coimputati e con grande frequenza usando schede non identificabili.

    Quale fosse il contenuto dei colloqui tra imputati facendo uso delle utenze
    riservate non è dato, ovviamente, sapere a causa di detta caratteristica.
    Tuttavia è molto utile segnalare il discorso tra Moggi e Bergamo avvenuto
    nella notte del 9 febbraio 2005 ed ascoltato dalla polizia giudiziaria solo
    per l’impruden – za di quest’ultimo che chiamò il primo dal suo telefono
    casalingo senza sapere che fosse sotto controllo. In questa conversazione i
    due parlarono con chiarezza e senza problemi della composizione delle griglie
    e delle scelte arbitrali che i designatori dovevano fare dopo due giorni.
    Dunque in una delle pochissime occasioni in cui fu disvelato l’argomento dei
    dialoghi avvenuti tramite telefoni ‘coper ti’, fu palese che i conversanti
    parlarono di temi che, nel rispetto dei reciproci ruoli, non avrebbero dovuto
    condividere, concordando le ‘fasce’ entro cui effettuare il sorteggio e le
    scelte stesse degli arbitri per le partite del turno successivo di campionato”.

    MILLANTERIE? Parole in libertà? Tutt’altro: “Quanto all’ef ficienza del
    sodalizio, va sottolineato che esso raggiunse tutti gli scopi già programmati
    e quelli che, nel corso degli eventi, si propose di conseguire”. Scopi anche
    estranei alle sorti della Juve, vedi campionato 2004-2005: “Attraver so
    diversificate attività illecite, la compagine riuscì a determinare l’esito del
    campionato sia con riguardo all’assegnazione della vittoria finale della
    Juventus (scopo principale), sia con riguardo alla retrocessione cui
    illecitamente fu sottratta perlomeno la Fiorentina”, dopo che i “r ibelli”
    Della Valle si erano prostrati a Moggi: così in serie B fu spedito il Bologna.

    “I componenti del gruppo che amministrava di comune accordo il campionato di
    calcio – conclude il gup – ebbero lo scopo comune di programmare e compiere
    una serie indeterminata di delitti… Essi organizzarono le frodi sportive non
    solo con riguardo a incontri della società juventina, ma furono aperti a ogni
    altra occasione illecita, come durante l’impresa di salvataggio della
    Fiorentina, cui parteciparono Giraudo e Moggi in modo determinante.
    L’iniziativa, in sé illecita, poiché realizzata con le attività fraudolente, a
    sua volta ebbe per voluta conseguenza l’aumento del prestigio e della forza
    del gruppo nei confronti dell’intero settore e in specie degli esponenti di
    quella società che in precedenza erano ad essi contrari”.

  • asd ha detto:

    ..Facchetti che, secondo una sentenza del Tribunale di Roma, si dopava come tutta la Grande Inter di Herrera? Quello che è morto di cancro?..

    Dopava?

    Giacinto Facchetti, all’epoca presidente dell’Inter, presentò denuncia di diffamazione insieme a Massimo Moratti, ma perse la causa perché il giudice non ritenne che le parole pubblicate nel libro di Ferruccio Mazzola potessero essere considerate oggetto di diffamazione. Questo giudizio è stato erroneamente interpretato come se le accuse del libro fossero vere, mentre il processo non verteva sulla veridicità delle parole del libro, ma sul loro carattere diffamatorio. Nessuna delle affermazioni contenute nel libro di Ferruccio Mazzola è stata considerata legale, tra l’altro, per la mancanza di prove e per il fatto che siano passati 40 anni tra i presunti fatti e la loro divulgazione.
    Quindi dove sono le prove? Questa si chiama diffamazione e mi auguro che qualcuno della famiglia Facchetti legga questo articolo per farti arrivare una bella querela caro giornalista (o meglio ultrà dei drughi). Concludo con questa sentenza dove realmente c’è una condanna per frode sportiva per aver fatto abuso di farmaci http://www.economia.unina2.it/suneco/front/showbindata/clazzAttachmentBinDataDAO/1338/CASS.%20DOPING%20JUVENTUS.pdf

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.