La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

Leggi l'articolo completo »
Società

immersione esistenziale del tessuto del sociale

Politica

Dagli alti ideali ai bui sottoscala del Parlamento. Spaccato sulla sfera Politica di una Italia in declino

Scuola e Università

Vita tra le mura d’Ateneo: l’orizzonte universitario

Cultura

Arte, Musica, Letteratura. Dalle Humanae Litterae, il pane dell’Anima

Informazione

Dalla televisione alla carta stampata. Le mille sfumature del giornalismo.

Home » Politica

Il mondo spara italiano

Scritto da – 1 Settembre 2010 – 18:11Nessun commento

“Anche i miei risparmi contribuiscono a sostenere l’export italiano di armamenti…”.  Questo pensiero non è, in genere, tra i primi che si generano nella lettura del  proprio estratto conto. Eppure, è anche grazie all’inconsapevole collaborazione di molti risparmiatori italiani che  il nostro  paese  raggiunge il settimo posto della classifica mondiale dei maggiori esportatori di armi stilata dal Sipri, Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, nel 2008. “Pertanto, con la presente La invito a confermare o smentire le mie affermazioni relative al coinvolgimento della banca da Lei  rappresentata” continua la lettera che la “Campagna di pressione alle banche armate”- portata avanti dal 1999 dalle riviste Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace  –  invita i correntisti ad inviare ai direttori di quegli istituti di credito che fanno da intermediari nella compravendita di armi. Una  compravendita  non  solo  legale, ma anche autorizzata dallo Stato Italiano: come imposto dalla legge 185 del 1990,  infatti, tutte le transazioni bancarie riguardanti materiale di armamento devono essere notificate al Ministero del Tesoro, che in 30 giorni deve concederne l’autorizzazione (art.27 Norme sull’attività bancaria).

Vantaggi reciproci

Produttori, commercianti e compratori di armi si appoggiano agli istituti di credito per  intuibili esigenze commerciali: presenza internazionale, fluidità e sicurezza nei pagamenti, possibilità di avere anticipi e crediti.Dal canto loro, le banche non si tirano indietro: l’investimento nel business armiero è fruttuoso, sicuro, garantito. Fruttuoso, perché l’export di armi è in costante crescita dal 2005, così come i relativi compensi di intermediazione, che nel 2008 sono stati autorizzati per un valore  complessivo di 66 milioni di euro. Sicuro, perché che la maggior parte dei contraenti sono Stati:  il rischio di bancarotta è ridotto al minimo.Garantito, in quanto le autorizzazioni costituiscono una sorta di portafoglio ordini per l’industria armiera italiana e perciò un impegno a lungo termine. Non stupisce, quindi, che  nel 2008  il numero di autorizzazioni sia aumentato del 83% (1120 contro le 667 del 2007),  accompagnato da una crescita del valore delle stesse pari al 222 %, per un giro di affari  superiore a 3 miliardi e 700 milioni di euro.  Durante la  crisi del mattone si tocca letteralmente ferro.

Banche armate

La legge 185 stabilisce, inoltre, che il Presidente del Consiglio  riferisca al Parlamento  il resoconto delle operazioni autorizzate riguardanti  tutti gli istituti di credito operanti sul territorio italiano.E così, nel Documento E della “Raccolta delle relazioni sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo delle importazioni, esportazioni e transito dei materiali di armamento” presentata al parlamento il 31 marzo 2009  ricompare, dopo l’anomala e contestata assenza dal Rapporto che anticipa la divulgazione della relazione annuale,  la  tabella delle “Banche armate”.

Prima della classe per valore di importi   autorizzati è Banca Nazionale del Lavoro, che passa dai 63 milioni di euro del 2007, ad un miliardo e 253 milioni , aggiudicandosi come gruppo Gruppo Bnp Paribas, di cui fa parte insieme a Bn Paribas,  il 36,33% del totale delle operazioni autorizzate.Seconda, Deutsche Bank con  519 milioni; terza, la francese Societé Generale, con sole 7 operazioni,  ma del valore complessivo di 424 milioni. Per quanto riguarda le italiane, alle alte posizioni vi è un ritorno se non inaspettato, almeno disatteso. “Intesa Sanpaolo, in coerenza con i valori e i principi espressi nel Codice Etico, ha emanato una policy che, nell’ambito dell’operatività dell’intero Gruppo nel settore degli armamenti, prevede la sospensione della partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma, pur consentite dalla legge 185/90”  scrive il Gruppo Intesa SanPaolo, in data 10 luglio 2007, nel suo sito web alla voce Sostenibilità.  Tuttavia, nel 2008 esso registra  90 operazioni, per un valore complessivo di oltre 177 milioni di euro. “Si tratta di transazioni relative a operazioni sottoscritte e avviate prima dell’entrata in vigore del nostro codice di comportamento e che dureranno ancora a lungo”, è la spiegazione che fornisce Valter Serrentino, responsabile dell’Unità Corporate Social Responsibility di Intesa-San Paolo.           

È buona cosa rispettare gli impegni presi. E questo vale per il 105 milioni di importi segnalati, ovvero che si riferiscono ad anni precedenti al 2008. E il resto?Minori,  ma pur sempre conflitti. La legge 185 (art.1 comma 6a ) vieta l’ esportazione di materiali di armamento verso paesi “in stato di conflitto armato”.     Chiaro il principio, vago il  riferimento, dal momento che non vi è un’univoca definizione del termine. L’Uppsala Conflict Data Program, scientificamente riconosciuto come fonte attendibile di dati per l’analisi dei conflitti, definisce un conflitto armato “una contesa legata ad una incompatibilità che riguarda governo e\o territorio nella quale l’impiego della forza delle armi tra due parti, di cui almeno una è il governo di uno stato, risulta in almeno 25 morti legate agli scontri in un anno”.  Secondo l’istituto svedese, Conflitti Minori sono in atto in 9 dei paesi verso i quali è stata autorizzata la vendita di armi: Algeria, Filippine, India, Pakistan, Perù, Israele, Thailandia, Stati Uniti (Governo vs Al-Qaeda) e Turchia. Ed è proprio quest’ultimo il primo della lista dei destinatari di armi italiane, con un ammontare di importi autorizzati che supera il miliardo di euro.

E’  vietata l’esportazione anche verso i paesi “la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione”. Un articolo  la cui inflazionata citazione risulterebbe funzionale,  in questo contesto, se arricchita di un concessivo:  l’ “Italia pur ripudiando la guerra, produce ed autorizza l’esportazione di  materiale di armamento per un valore complessivo superiore ai tre miliardi di euro”.

Una mano lava l’altra

Altra restrizione imposta dalla legge 185 è che non si possono esportare armamenti a quei paesi che “ricevendo dall’Italia aiuti ai sensi della Legge 49/87 (“Nuova disciplina della cooperazione dell’Italia con i paesi in via di sviluppo”), destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese”.  Una enunciazione che evoca una consecutio logica implicita: se un paese “in via di sviluppo” ha  la disponibilità economica sufficiente all’acquisto di armi, non dovrebbe, allo stesso tempo, necessitare dell’aiuto economico della cooperazione italiana, e viceversa.

Dei 70 paesi autorizzati all’esportazione nel 2008, almeno 28 risultano destinatari di aiuti della Cooperazione italiana allo Sviluppo (in riferimento alla voce del suo sito web, “Principali Iniziative in corso finanziate dal Ministero degli Affari Esteri”, dal momento che non è ancora disponibile la Relazione al Parlamento 2008).  Non essendo precisata la spesa massima superata la quale si rischia di  incorrere in un “eccesso di difesa”, non si può affermare l’ illegalità di tali autorizzazioni.

Ma comparando i dati della cooperazione italiana e quelli della relazione 2008 sull’ esportazione di armamenti, emergono dei paralleli di non poco, seppur soltanto speculativo, interesse.

Da un lato, l’Italia partecipa con un dono di  870 mila euro agli interventi dell’Unesco “di tutela e ricostruzione del patrimonio culturale per promuovere la ripresa del dialogo nel contesto di conflitto”, dall’altro vende al Kosovo “agenti tossici, chimici o biologici, gas lacrimogeni, materiali radioattivi”per 23.800 euro.

L’Italia da all’India 32 milioni circa per iniziative di “Approvvigionamento idrico”, “trattamento dei rifiuti “  e “Lotta alla povertà e alle peggiori forme di sfruttamento minorile”; L’India ne da all’Italia  172  acquistando armi , munizioni, bombe, siluri, razzi, missili, apparecchiature per la direzione del tiro, navi da guerra, aeromobili, apparecchiature elettroniche, apparecchiature e tecnologia per la produzione, software e tecnologia per sviluppo.

L’Italia interviene in Libia finanziando con 7 milioni e 850 mila euro  la “Riqualificazione del centro di riabilitazione ortopedica” di Bengasi; la Libia interviene nell’economia italiana acquistando bombe, siluri, razzi, missili ed accessori e aeromobili di produzione italiana per un totale di  poco più di 93 milioni.

Mentre l’Italia si preoccupa con 5 milioni di euro di “Assistenza alle PMI del settore calzaturiero attraverso la creazione di un centro tecnico servizi” in Indonesia, questa ricambia interessandosi con 3 milioni a munizioni bombe, siluri, razzi, missili, accessori  e apparecchiature made in Italy.

“Non sappia la tua mano destra quello che fa la tua mano sinistra”, si disse molto tempo fa. Ma non era esattamente questo che si intendeva.

Forse potrebbe interessarti:

Facebook comments:

Lascia un commento!

Aggiungi il tuo commento qui sotto, oppure esegui un trackback dal tuo sito. Puoi anche iscriverti a questi commenti via RSS.

Sii gentile, rimani in argomento. Lo spam non sarà tollerato.

È possibile utilizzare questi tag:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Questo sito web supporta i Gravatar. Per ottenere il proprio globally-recognized-avatar, registra un account presso Gravatar.