La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Gattopardismo all’italiana

Scritto da – 1 Dicembre 2011 – 17:322 commenti

Nel lontano 1994 avevo 6 anni e stavo iniziando a leggere a scrivere. Mai più pensavo che un intero Paese completamente stuprato da Tangentopoli, fosse in grado di riconsegnare le chiavi del potere in mano a quel sistema mafioso al quale oggi, dopo anni di silenzi e di palesi omissioni, possiamo imputare la morte della democrazia come la insegnavano a scuola.  La lista è lunga e possiamo farla cominciare il 12 dicembre 1969, giorno della strage di piazza Fontana, e chiuderla alle 17.58 del 23 maggio 1992, giorno della morte di Giovanni Falcone. In tutti questi anni nulla è cambiato e le parole di Giuseppe “Peppino” Impastato, morto ammazzato per mano mafiosa il 9 maggio 1978, sono solo un mucchio di lettere che nessuno vuole pronunciare.

In tutti questi anni, e ne sono passati 17 da Tangentopoli, non siamo stati capaci di far nulla. La storia recente racconta a quei pochi che ancora credono in  quell’utopia primitiva secondo la quale la corruzione, il riciclaggio, il falso in bilancio, l’istigazione a delinquere e i reati ad essi connessi siano da estirpare, che hanno clamorosamente perso la battaglia. Il presente ci ricorda che la mafia oggi, non rimane più nell’ombra e che non deve neanche servirsi del sangue per attirare l’attenzione. Semplicemente utilizza le massime istituzioni italiane come se fossero bagni pubblici, e il tutto con il pieno appoggio dei nostri eletti.

Oggi viviamo in un Paese omertoso, e nessuno se ne cruccia ma al contrario se ne serve. La corruzione è talmente normale, che non fa più scandalo sapere che Marcello Dell’Utri è nuovamente stato condannato per concorso in associazione mafiosa. I massimi organi di informazione stillano parole con il contagocce dalle quali un intero paese completamente amorfo, dovrebbe indignarsi perché un partito xnefobo, razzista e anticostituzionale è al governo perché ha raggiunto la quota di maggioranza tra i votanti e mentre “salvaguardia” il nostro benessere, si siede a tavola con insospettabili boss mafiosi. Viviamo in un paese che ha paura della propria ombra e che non ha più i mezzi culturali e linguistici per esprimersi. Viviamo in un Paese ad un passo dal fallimento che muove miliardi di euro al giorno, ma in nero. Viviamo in un paese che ha costruito la bara al proprio futuro, che scorta gli affiliati di casapound dimenticandosi del fascismo e carica uomini, donne e bambini in Val di Susa. Li bastona non perché stanno contestando la deturpazione del territorio ma perché con le loro voci potrebbero catapultare l’attenzione sul vero dramma: chi si aggiudicherà l’appalto. Viviamo in un paese nel quale un’associazione come Libera, non riceve sovvenzione statali per la lotta che sta portando avanti con tenacia e convinzione.

Intanto la montagna di merda scorre felicemente indisturbata da Nord a Sud nella totale omertà.

Qualcuno adesso dovrebbe spiegare agli italiani che con la “caduta” di Berlusconi non è finito niente, che la Fiat porta il lavoro in America e che il Vaticano chiede ancora l’otto per mille, ma si dimentica di non pagare le tasse e di avere beni immobili per un valore stimabile attorno ai 6000 miliardi. (stimabile perché anche nella parola del signore, l’omertà e l’omissione la fanno da padrone). E quindi cari concittadini, non vi preoccupate,  stanno solo cambiando gli attori, presto tutto tornerà come prima.

Questo non è il mio Paese. Questa non è più la mia Italia.  Questa non è la mia Italia perché per avere un futuro sono costretto a lasciarla. Questa non è la mia Italia perché quando leggo i giornali esteri, mi vergogno di essere italiano.

Marcello Canepa

 

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2 commenti »

  • […] Nel lontano 1994 avevo 6 anni e stavo iniziando a leggere a scrivere. Mai più pensavo che un intero Paese completamente stuprato da Tangentopoli, fosse in grado di riconsegnare le chiavi del potere in mano a quel sistema mafioso al quale oggi, dopo anni di silenzi e di palesi omissioni, possiamo imputare la morte della democrazia come la insegnavano a scuola.  La lista è lunga e possiamo farla cominciare il 12 dicembre 1969, giorno della strage di piazza Fontana, e chiuderla alle 17.58 del 23 maggio 1992, giorno della morte di Giovanni. […] Leggi l'articolo completo su Orizzonte Universitario […]

  • Claudia Clerici ha detto:

    Complimenti Marcello, bell’articolo. Quello che spiace alle persone della mia generazione è dovere ammettere che i giovani desiderino andare all’estero per potere “vivere”. Ho una figlia della tua età e desidera “emigrare” per due motivi : motivo 1: lavorare (dato che in Italia non è possibile trovare lavoro) e a retribuzioni “umane” per non farsi identificare come BAMBOCCI – motivo 2 non riesce ad identificarsi in questa Italia senza arte ne parte. Il mio rammarico personale è vedere che molti giovani si adagiano e seguono il gregge mentre quelli che vorrebbero essere la nuova linfa se ne vanno perchè si sentono voci acclamate in un deserto. Fate le vostre esperienze all’estero ma portate la vostra forza e il vostro intelletto in Italia che ce n’è un gran bisogno

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