La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Libera Terra: la lotta contro i mulini a vento della Calabria ribelle

Scritto da – 27 Settembre 2012 – 16:09Un commento

Agli occhi disillusi dell’italiano medio, quella di Antonio, Giacomo, don Pino, Samuele, Riccardo e dei tanti altri lavoratori di Valle del Marro – Libera Terra non apparirebbe una battaglia diversa da quella di don Chisciotte contro i mulini a vento. Si tratta fondamentalmente di un problema di prospettiva. La cooperativa Valle del Marro opera all’interno della Piana di Gioia Tauro: una terra estrema, palcoscenico di contrasti geografici e sociali. Nasce nel 2004 in virtù della legge 109 del 2006 sul risarcimento sociale alle attività criminali di natura mafiosa. Per iniziare a produrre, ha dovuto superare l’iniziale ritrosia delle autorità politiche locali, timorose di schierarsi contro la ndrangheta locale dando l’assenso per l’assegnazione dei campi. Durante la mia permanenza, ho avuto l’impressione che le persone che vi lavorano o vi collaborano vedono la ndrangheta come Don Chisciotte vedeva i suoi rivali: giganti, battibili solo con un lento, faticoso e tenace superamento delle difficoltà. Per loro, vale comunque la pena intraprendere la “spaventevole e non mai immaginata avventura”.

Ma c’è un’altra visione dell’organizzazione criminale, che anche lo Stato ha contribuito negli anni a diffondere e radicare nell’immaginario collettivo e che pretende di essere più realistica della prima: metaforicamente, quella del mulino a vento, il quale è parte integrante del territorio su cui poggia le fondamenta, perciò assolutamente non sradicabile.

Qualcuno osserverebbe che solo la seconda visione risponde al vero. Non a caso, è il sano di mente, Sancio Pancia, a dire: “Guardi bene la signoria vostra che quelli che colà si discoprono non sono altrimenti giganti, ma mulini da vento”. Ciononostante, io non credo che esista una versione più valida o più vera dell’altra della concezione della mafia. La verità, avrebbe detto Nietzsche, è prospettica. Di certo, però, esiste una verità guidata dal criterio morale che orienta il nostro agire: è questa la verità che si porta dentro chi combatte le Rivoluzioni di oggi e di ieri, così come chi molto più semplicemente sceglie di fare onestamente il proprio lavoro, senza pizzi e senza raccomandazioni.

Si tratta allora di capire quale prospettiva il Paese voglia adottare, e con “Paese” intendo tanto le istituzioni quanto, e soprattutto, la società civile. La storia del nostro Paese spiega perché la prospettiva più comunemente adottata sia quella della diffidenza nei confronti della lotta alle mafie. Gli eventi storici ci hanno condizionato, spingendoci a perpetrare l’etica dell’ “E’ cos’ e nient’”. Invece di essere sussidio all’esercizio della cittadinanza attiva, lo Stato ha rinnovato ciclicamente l’immagine del sud come di una terra bisognosa. Invece di favorire lo sviluppo lotta di riscatto dei cittadini e la formazione di un ceto dirigente in grado di autogovernarsi, ha permesso la persistenza di antiche logiche clientelari di cui si è appropriata la mafia. Per questo, la prospettiva della disfatta è la più ovvia e scontata. Non è vero in senso assoluto che il senso civico al sud non sia mai esistito. Purtroppo, quanto c’era di buono è stato fatto morire lentamente.

La cultura dell’eguaglianza si è manifestata fin dal periodo dell’Unità d’Italia, con i tentativi di riforma agraria. Questi ultimi furono ostacolati in ogni modo, perché il nuovo corso non tollerava che fossero toccati gli interessi dei latifondisti. C’è stata conquista senza liberazione sociale. Così, invece di stimolare la solidarietà orizzontale si è finito per intensificare i rapporti di ossequiosità tra protettore e beneficiato, tipicamente mafiosi. L’azione collettiva del Meridione si ripresenta nella stagione del 1949-1950, e mai più successivamente. E’ la reazione alla sospensione dell’efficacia dei decreti Gullo, una mossa della coalizione politica al potere per assicurarsi il voto delle élites meridionali. La rivendicazione dei diritti viene silenziata nel sangue: su tutti gli episodi, ricordiamo la strage di Melissa del 29 ottobre 1949. E’ stato tolto ogni incentivo a lottare per il bene della collettività.

Tutto ciò, a livello culturale, non ha fatto altro che alimentare l’individualismo degli italiani. Ne è rappresentativa la domanda che moltissimi dei miei conoscenti mi hanno rivolto, avendo saputo la mia partenza per una settimana di lavoro presso la cooperativa Valle del Marro: “Cosa ne ricavi? Ti pagano?”. L’emblema dello Stato che serve e si serve della mafia in Calabria è il porto di Gioia Tauro: costruito nel 1994 con danni notevoli  ai terreni agricoli circostanti e destinato a diventare la base per il traffico illegale di armi e stupefacenti della ndrangheta, che ne controlla e ne influenza gran parte dell’attività economica, come si legge nel rapporto del 2008 della Commissione Parlamentare antimafia. La controparte è l’immagine degli uliveti secolari bonificati e poi coltivati da Valle del Marro.

Ad oggi, è essenziale che le poche cooperative in lotta contro la mafia non siano lasciate sole, perché un’altra occasione non venga sprecata. Servono soprattutto finanziamenti reali. Se lo Stato, ovvero le persone che lavorano negli apparati politici, amministrativi e giudiziari, sostenessero in modo univoco e sostanziale l’attività di queste realtà imprenditoriali, l’ago della bilancia si sposterebbe dal lato della mafia a quello della legalità. Il sistema istituzionale, sussidiando le iniziative del sistema sociale, può fare la differenza.

Per quanto determinata, la volontà di queste persone da sola non basta e la loro energia rischia di essere dispersa. Napolitano ha dichiarato: “Chi si preoccupa per l’antipolitica, risani in profondità la politica! Far vincere la legge si può! Ce lo hanno dimostrato Falcone e Borsellino 20 anni fa”. Eppure, non basta santificare i martiri per convincere l’Italia a cambiare prospettiva e per fare in modo che quella di Libera e Valle del Marro non sia l’ennesima battaglia contro i mulini a vento.

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