La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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La piazza di Emercency

Scritto da – 11 Aprile 2011 – 23:09Nessun commento

Il primo sabato di questo mese, un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione di Emergency per ribadire il suo no alla guerra, dopo l’inizio dei bombardamenti Nato in Libia per sostenere i ribelli che vogliono rovesciare il regime di Gheddafi. “Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. Ogni “guerra umanitaria” è in realtà un crimine contro l’umanità.”, queste le parole contenute nell’appello dell’Ong fondata da Gino Strada e guidata dalla figlia Cecilia che ha coordinato l’evento.
Su Youtube è possibile rivedere alcuni degli interventi sul palco. Vauro, Moni Ovadia, Edy Angelillo, Blas Roca Rey hanno letto testi contro la guerra scritti dai più importanti intellettuali e scienziati del nostro secolo come Albert Einstein, Voltair, Howard Zinn, Nelson Mandela, Bertold Brecht. Ma anche la musica ha avuto il suo spazio con le chitarre acustiche della Casa del Vento e il rap di Frankie Hi-nrg e Assalti Frontali. Gli intermezzi satirici sono stati curati da Dario Vergassola e Andrea Rivera.

Durante la manifestazione siamo riusciti ad intervistare Moni Ovadia, che in questi giorni è al Teatro dei Comici con lo spettacolo “Il registro dei peccati”. Alla domanda su cosa pensasse a proposito della rimessa in discussione del pacifismo come valore assoluto da parte di alcuni esponenti della sinistra, come ha fatto Paolo Flores D’Arcais nelle pagine de “Il Fatto”, ha risposto così:”Non entro nel merito delle idee, ma faccio una semplice domanda, dov’era l’Onu in Cecenia? Non hanno avuto il coraggio di andare contro la Russia, si va sempre contro il più debole, è questa la logica. Cosa faranno, interverranno anche in Siria? Piuttosto che la guerra, andavano mandati in caschi blu per gestire la situazione e impedire il massacro dei civili, ma finché l’Onu rimane un organismo debole, fatto di veti, la guerra per il petrolio verrà sempre spacciata come intervento umanitario. Come al solito la sinistra si è spaccata, segno che dalle esperienze dell’Afghanistan e dell’Iraq non abbiamo imparato nulla. Per quanto mi riguarda il buon senso mi dice di non crederci, di non credere a questa logica che è la stessa che ci hanno venduto per giustificare la sospensione dei diritti all’interno della Fiat. Se domani il mercato diventa più aggressivo, che si fa, gli si mette la palla al piede e gli si da un piatto di minestra? In Italia abbiamo dei riformisti che hanno paura, non c’è più la radicalità del pensiero giusto. Il New York Times ha defnito Naom Chomsky il più grande pensatore vivente, citato quanto Marx e il Vangelo. Quante volte lei ha visto Chomsky in televisione?”

Tante e variopinte erano le bandiere che sventolavano a Piazza Navona. Da Sinistra Ecologia Libertà a Alternativa, il movimento fondato dal giornalista Giulietto Chiesa, ma anche Libera contro le Mafie e l’Anpi erano presenti alla manifestazione. Unico assente Di Pietro e l’Italia dei Valori, mentre tra i sindacati solo la Fiom ha aderito e il segretario Maurizio Landini è stato calorosamente applaudito durante la lettura della “Guerra che verrà” di Brecht. Qualche minuto prima che salisse sul palco, siamo riusciti a rivolgergli qualche domanda:

Oggi la Fiom è l’unico sindacato ad essere sceso al fianco di Emergency.
Non ci siamo posti questo problema, era giusto esserci per la pace, per i diritti, per la democrazia. Siamo contro la guerra anche perché rappresenta il principale strumento per difendere un modello di sviluppo economico che sfrutta le fonti energetiche, che mette in discussione l’esistenza stessa del pianeta. Crediamo inoltre che si sia un legame tra chi lotta per i diritti del lavoro e chi combatte per la democrazia.

Qual’è la situazione della Fiat oggi, dal punto di vista dei lavoratori?
Lo sciopero generale del 6 maggio insieme alla Cgil sarà un’altra data importante è quello che vorrei fosse chiaro è che quello che succede alla Fiat è un problema di tutti. La volontà dei vertici è chiara, usare la crisi per cancellare i diritti. Stiamo cercando di unificare le lotte scendendo in piazza insieme agli universitari, ai precari e l’obbiettivo è quello di creare un nuovo modello di sviluppo. Come è logico non accettiamo gli accordi che attualmente ci sono stati proposti e non escludiamo il ricorrere a vie legali perché quello che ci è stato presentato va contro la Costituzione, contro i diritti dei lavoratori e contro la democrazia. Chiediamo quindi il rispetto nei confronti delle fabbriche.

Cosa ne pensa della tentazione di Montezemolo di entrare in politica?
Quello che mi interessa principalmente è recuperare i cittadini e le persone affinché possano tornare ad avere un ruolo di vera partecipazione all’interno della politica e delle istituzioni. Mi preoccupa il dato del 50% dei cittadini che al momento di andare a votare decide invece di astenersi. Penso che chi decide di impegnarsi in politica e candidarsi per avere un ruolo all’interno delle istituzioni deve rappresentare gli interessi dei cittadini, di chi lavora e quindi gli interessi del paese. Se Montezemolo intende fare tutto questo bene, altrimenti bisogna intraprendere un percorso per recuperare il ruolo civile delle persone.

Gino Strada chiude gli interventi, in sottofondo “Imagine” di John Lennon arpeggiata dalle chitarre della Casa del Vento. Stanco e provato, ma ancora con la voglia di lottare dopo un pomeriggio intero passato a rilasciare interviste. “È la guerra, quelli che non la vivono da sotto non possono parlar di guerra. Quanti ministri italiani hanno visto la guerra? Quanti ministri italiani sono stati in Afghanistan, non nelle nostre basi militari, nessuno e parlano tutti a vanvera, nemmeno sanno dove sia l’Afghanistan”, dice a un giornalista di Libera Tv, mentre la situazione di Lampedusa la commenta così:”Non è una situazione drammatica, cinquemila persone non può esssere definita come situazione drammatica, perché non vengono ospitati dalla Chiesa? La situazione si risolverebbe in un attimo, si sta facendo come al solito la psicologia del terrore per portarci all’odio verso l’altro”. Come molto spesso accade, l’amarezza si mescola alla speranza ma come diceva Giuseppe Fava, giornalista ucciso dalla Mafia, a cosa serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?

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