La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Arroccati nel Palazzo dell’incomunicabilità

Scritto da – 22 Dicembre 2010 – 09:28Nessun commento

Martedì, mentre in Parlamento si consumava l’ennesimo scempio delle istituzioni e in piazza si scatenavano gli scontri, abbiamo capito in che paese viviamo. Un paese dove da sedici anni imperversa sulla scena politica un uomo che l’Italia se l’è letteralmente comprata (profetico fu “Guz” Rutelli e il suo:”il paese non è né de destra, né de sinistra, il paese è de Berlusconi!) Comprati sono quei tre voti che gli hanno permesso di respingere la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione più i finiani. Comprata è una certa stampa che ogni giorno difende la sua persona arrivando a pubblicare foto, nomi e indirizzi mail dei presunti traditori del capo, usando un linguaggio violento e al limite della decenza. Non portano avanti nessuna idea politica, sono solo uno strumento di propaganda elettorale continuna e ininterrotta. Si vendono i deputati per un mutuo, si vendono i giornalisti per le poltrone da direttore di Tg. Quindi quanto ci vuole perché un semplice elettore dia il suo voto in cambio di un posto di lavoro? Cetto la Qualunque docet, mentre le inchieste della magistratura e di alcuni giornali fanno luce sul sistema delle clientele a Roma, che va avanti da anni nel nostro paese e sta conoscendo in questi ultimi mesi il secondo crack, dopo quello di venti anni fa. Cambiano le sigle dei partiti, qualche nuovo protagonista, qualche vecchio riciclato poi rimesso in pista e che proseguino le danze. Trasgredire le regole senza vergogna, fotti l’altro prima che l’altro possa fottere te.

 Nel frattempo una nutrita parte della piazza esplode. Le sirene delle camionette, lo sfascio delle vetrine e dei bancomat fanno talmente rumore che tolgono l’attenzione al fatto che con il ddl Gelmini, l’università viene affidata ai privati facendo venire meno il ruolo civile dell’Università pubblica, si introducono i prestiti d’onore che fanno comodo solo alle banche e la fine dell’erogazione delle borse di studio. Tolgono l’attenzione ai terremotati dell’Aquila, ancora in mezzo alle macerie e che chiedono giustizia per i ragazzi che alloggiavano nella casa dello studente, andati lì per costruirsi un futuro, non per morire a causa delle irresponsabilità di chi ha costruito e di chi ha lasciato costruire. E infine la tolgono agli operai, che con le fabbriche che chiudono perdono dignità e lavoro. Tutto questo sparisce, e il Governo si occupa così di reprimere altre possibili rivolte magari costruendoci sopra una campagna elettorale.

 E’ ovvio che ti senti male a vedere i video e a leggere le cronache dei giornali che ti raccontano nel dettaglio gli scontri, vedendo gli accanimenti gratutiti sui fermati con calci e manganellate mentre dalle finestre la gente urla di smettere, che altrimenti lo ammazzano. Ovvio che hai paura di una seconda Genova, e la paura può quindi diventare una forma di controllo, ve lo ricordate il Ministro della Paura di Albanese? C’è solo la strada su cui puoi contare, la strada è l’unica salvezza (cit.), per strada ascolti opinioni diverse tra chi è contro il rilascio dei fermati (che secondo le cronache si erano trovati in mezzo senza partecipare agli scontri), chi sostiene che la strada della rivolta oramai è l’unica per farsi ascoltare, chi continua ad essere contro la violenza. 

Responsabile di questa tensione sociale è prima di tutto il governo, che adotta un linguaggio violento e l’alimenta, infatti in successione, Gasparri, Maroni, e Alemanno hanno proposto arresti preventivi, introduzione del Daspo e allargamento della zona rossa, proposte che di fatto vanno contro il diritto di manifestare sancito dalla Costituzione. E’ chiaro, anche ai più sordi e ciechi, che siamo nel momento culminante di un’emergenza democratica. Se le forze di opposizione vogliono rendersi davvero responsabili, dopo anni di connivenza (Violante, Parlamento anno 2003:”Berlusconi sa benissimo che non gli sarebbero state toccate le televisioni nel 94, in caso di cambio di governo, lo sa lui e lo sa l’onorevole Letta”), dopo essere stati complici di un regime di fatto, facciano il loro compito, ascoltando anche le istanze ragionevoli dei movimenti e del popolo che dovrebbero rappresentare.

 L’analisi della situazione così com’è ce l’ha data Di Pietro sturando le orecchie a un agitato La Russa, se continua ad esserci un governo che usa il potere per il potere la fine che facciamo è quella che farà la Spagna presto o tardi. E il rischio è che a rivoltarsi ci saranno anche quelli che la crisi la pagano da tempo e in silenzio, che pagano le tasse senza usufruire dei servizi che lo stato continua a tagliare delegando al privato che fa solamente i suoi interessi, senza contare quelli che usufruiscono dello scudo fiscale, quando c’è chi con il proprio stipendio deve sfamare una famiglia e dare un futuro migliore ai propri figli. Non c’è una crisi politica, come negli anni ’70, qui siamo di fronte a una crisi economica, che colpisce sia a destra che a sinistra e il pane serve a tutti.

 Per concludere, le parole dell’ex leader del Movimento Studentesco Mario Capanna che appoggia la  tesi di Roberto Saviano, non condivisa da alcuni studenti che hanno risposto in rete allo scrittore. Così Capanna intervistato dal Tg2:”Saviano centra un punto nodale, gli scontri, le battaglie di piazza favoriscono la strategia della tensione. Una robaccia già vista più di quarant’anni fa che culminò con la strage di Stato di Piazza Fontana. Non deve più ripetersi. Dall’altra parte c’è un disagio vasto diffuso che coinvolge milioni di giovani e di persone. Questo disagio va organizzato e bisogna far sì che i movimenti acquisiscano durata nel tempo. Gettando dunque la forza delle idee sul piatto di questa politica che oramai è ridotta a finzione e simulazione.” E’ una strada ancora possibile da intraprendere.

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