L’università si scaglia contro la Gelmini: la manifestazione di Roma
“E’ stata una bellissima giornata”, così commentava un ragazzo del collettivo di Lettere intervistato da un giornalista dell’Adnkronos, l’obbiettivo è stato raggiunto, l’approvazione del ddl Gelmini è slittato a martedì dopo che nella votazione dello scorso giovedì il governo è andato di nuovo sotto al momento dell’approvazione dell’emendamento Granata, accompagnato dagli applausi. La mobilitazione degli studenti era già partita da mercoledì con il sit in davanti a Palazzo Madama, sede del Senato, che è poi sfociata in uno scontro con le forze dell’ordine che si è concluso con gli arresti di due studenti. Quindi tutte le facoltà hanno proclamato lo stato di occupazione per chiederne l’immediato rilascio.
All’entrata della facoltà di Lettere si stagliava un sei per tre con scritto:”Lettere occupata, liberate gli studenti arrestati!”Nell’atrio venivano sistemate delle scatole e delle cassette di legno che simboleggiavano le macerie dei lavori in corso per la distruzione dell’università pubblica. Quasi tutte le aule sigillate e dichiarate inagibili con un nastro bianco e rosso, con dei cartelli che incitavano a recarsi al corteo di ieri, appuntamento a Piazzale Aldo Moro per raggiungere Montecitorio. I ragazzi che hanno passato la notte in facoltà sono stati all’incirca una quarantina, i sacchi a pelo già pronti mentre fuori il freddo e la pioggia imperversavano, dall’atrio si diffondevano le note dei Doors, dei Nirvana e della canzone del Maggio di Fabrizio De Andrè, le cui parole si ritrovavano in un cartello attaccato vicino all’Aula III:“anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. “Dopo tanti anni un po’ di musica decente”, mi dice una ragazza del Collettivo. Prima di andarmene, salgo al dipartimento di Storia completamente deserto e al buio vista l’ora, le aule sono state sigillate anche qui:”Mentre tu fai lezione, l’università pubblica muore” e ancora:”Aula chiusa, sviluppiamo il nostro senso critico, manifestiamo.” Viene da pensare che se la riforma passerà davvero, il buio e il deserto saranno perpetui. Qui, come in tutte le università pubbliche.
Ma la giornata decisiva è stata quella di ieri. Fin dal primo mattino Antonello Venditti è con i ragazzi di Architettura della Quaroni che sono saliti sui tetti per protesta. Durante il resto della giornata si fanno vedere Nichi Vendola e una delegazione di Fli composta dai deputati Granata, Perina, Moroni e Della Vedova. Dopo aver cercato di raggiungere Montecitorio, il corteo degli studenti di tutte e tre le università di Roma si sposta verso lungo Tevere, aggirando Piazza Navona, i cui accessi sono stati bloccati dalle forze dell’ordine, così come intorno al Parlamento. Prima di arrivare a via del Corso e poi puntare verso il Colosseo, il corteo saluta i ragazzi sui tetti della Quaroni, che rispondono con un applauso. Il corteo si scioglie in una corsa verso il Colosseo, alcuni riescono ad entrare, altri vengono bloccati dalle forze dell’ordine, una piccola squadra di Carabinieri in assetto antisommossa mi passa a fianco, come successe due anni fa a Piazza Navona, ma la situazione per fortuna non degenera. Dopo qualche minuto l’occupazione simbolica del Colosseo finisce, così come a Pisa gli studenti avevano occupato la Torre pendente e arriva da Napoli la notizia del rettorato della Federico II occupato. Ma la notizia più importante è quella del rinvio dell’approvazione del ddl a martedì prossimo, per gli studenti è una vittoria e già si preparano le nuove mobilitazioni che verranno annunciate lunedì all’assemblea di facoltà di Lettere indetta per le ore 14. La Gelmini, vista l’ennesima approvazione fallita, lancia i suoi strali:”Se la riforma non passa, l’università pubblica va in banca rotta”, sarebbe interessante vedere questa situazione, magari con gli atenei commissariati, per capire chi da anni mangia alle spalle dei lavoratori dell’università in tutti i settori, dall’amministrativo al tecnico, e a quelle degli studenti. Dettaglio comico, il ministro Alfano e la ministra madrina della riforma, per sbaglio hanno votato a favore dell’emendamento Granata che non stravolge il testo del ddl, ma “in caso di altri emendamenti che lo snaturino potrei anche ritirarlo” e magari pensare alle dimissioni, visto che una “riforma” a cui viene data così tanta importanza, non riesce a passare perché trova Parlamento e società civile contrari. “E’ difficile, è possibile”.
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