La comunicazione politica all’epoca dei social, tra disintermediazione e orizzontalità
5 Ottobre 2023 – 17:07 | Nessun commento

E’ fenomeno orami consolidato, da almeno 10 anni a questa parte, il direttissmo comunicativo permesso ai soggetti politici dai social networks. Da questo punto di vista è possibile parlare di un fenomeno di mediatizzazione della politica o webpolitics, che garantisce una diffusione ad una platea straordinariamente più ampia del messaggio politico.La mobile revolution ha reso poi i social media straordinariamente piu’ diffusi e pervasivi, garantendo inoltre l’immediatezza del messaggio politico.In un metaverso che vede archiviata… Read more

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Mediterraneo e il desiderio di fuggire

Scritto da – 24 Aprile 2013 – 16:59Nessun commento

Recentemente mi è capitato di rivedere Mediterraneo, il film di Gabriele Salvatores del ’91. L’avevo già visto qualche anno fa, più giovane e ingenua, e con qualche speranza in più. Ai tempi ne avevo apprezzato la regia, gli attori, la comicità e anche la storia. Ma credo mi sfuggisse il significato più importante del film, ancora oggi molto attuale. Guardarlo nel 2013, a vent’anni, è sicuramente diverso che guardarlo appena adolescente quando ancora non pensi “sarebbe bello scappare dall’Italia”. Anzi, ricordo anche di aver pensato che non capivo proprio il desiderio di quei personaggi, così distanti da me, di scappare. Ora, a circa un lustro di distanza dalla prima esperienza che feci di quel film, mi appaiono evidenti e lampanti delle analogie con il nostro decennio e mi rifletto nell’immagine dei protagonisti.

Ma forse qualche cenno in più sulla trama aiuterà a capire meglio: 1941, otto italiani sbarcano in un’isoletta del Egeo per stabilire un presidio italiano; capitanati da un professore di latino e greco, il tenente Montini, sono personaggi molto diversi tra loro e chiaramente inadatti al mestiere di soldato. In un primo momento la noia sembra essere il sentimento più forte sentito dagli uomini: non succede nulla, l’isola sembra deserta. Dopo poco tempo i soldati scoprono la popolazione, restata nascosta per tutto quel tempo, e condividono con essa momenti di grande allegria e spensieratezza. Inizialmente tutti convinti di voler tornare in Italia, dopo circa tre anni, quando vengono riportati in Italia da una barca inglese, alcuni di loro lasciano a malincuore l’isola.

In un flashforward di qualche anno dopo, il tenente Montini decide di tornare sull’isola, dove trova Farina, soldato che si era fermato già allora nell’isola, innamorato di una ragazza del posto, e Lorusso, che invece era tornato sull’isola qualche anno dopo la fine della guerra, deluso e amareggiato dalla mancanza di cambiamenti nel suo paese. Tra tutti, Lorusso era il soldato più desideroso di voler tornare in patria, e, in seguito, quello più deluso e nostalgico nei confronti dell’isola.

In un primo momento, questo film mi era semplicemente sembrato una commedia brillante, nel senso che non mi ero soffermata più di tanto sull’empatia che potevo provare nei confronti dei personaggi. Ancora non sentivo il desiderio di fuggire da qui, e non capivo come qualcuno potesse desiderarlo. La crisi era ancora agli inizi e io mi sentivo piena di speranze. Ero davvero convinta che il futuro non dovesse spaventarmi, che il destino di chiunque frequentasse una buona scuola superiore e magari l’università, fosse di trovare un posto nel mondo. Mediteranneo, insieme a Turné e Marrakesh Express, fa parte della cosiddetta Trilogia della fuga, che come suggerisce il nome, è composta da lungometraggi che hanno in comune il tema del viaggio per scoprire una realtà altra da quella che quotidianamente viene vissuta. I protagonisti di queste vicende sono personaggi delusi, anche se mi verrebbe da dire che non tutti sanno di esserlo. Alcuni vivono ancora con una delusione “in potenza”, che aspetta solamente un evento particolare per scoprirsi e rendere infelice l’uomo che ne soffre. Il soldato Lorusso, per esempio, quando arriva sull’isola è ancora convinto di amare il proprio paese, ma quando scopre una vita diversa da quella che è abituato a considerare come “normale”, si ricrede. Già prima del ritorno in Italia sta lasciando un pezzo di sé stesso in quel luogo esotico e meraviglioso. Forse è proprio viaggiando che ci si accorge che ci sono un milione di vite che potremmo scegliere, diverse da quelle che ci propongono qui.

Si dice spesso che ci sono film o canzoni immortali, perché trattano tematiche che sono destinate a non cessar mai d’esistere. Io credo che Mediterraneo sia uno di questi. Girato nel 1991, nel 2013, a distanza di più di due decenni dalla sua data d’uscita, questo lungometraggio è incredibilmente attuale. I soldati siamo noi, noi siamo il tenente Lorusso, che con gli occhi chiusi vive in Italia con ancora qualche speranza, e siamo Farina, già conscio del mondo meraviglioso che c’è al di fuori del nostro stivale e pronto a cucirsi addosso una vita completamente nuova. Siamo Montini, che solamente con la maturità data da qualche anno in più, decide di andarsene e raggiungere l’isola che tanto lo aveva reso felice.L’attualità dell’argomento è impressionante. Si parla tanto di fuga di cervelli e di migrazioni verso l’estero, il momento in cui stiamo vivendo è come un dejà vu del nostro passato di popolo: giovani che scappano da questo paese in cerca di un futuro più brillante, o anche di un futuro e basta; siamo i soldati che arrivati sull’isola si sorprendono dell’incredibile bellezza di un altro paese, e che si rendono conto che l’Italia in confronto è solo una donna di una certa età truccata per sembrare più bella.

 

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