Biopolitica ai tempi delle escort
Raramente il concetto di biopolitica ha occupato articoli di giornale piuttosto che dibattiti all’interno di talk show. Il biopotere, tuttavia, viene quotidianamente esercitato a partire dai media, attraverso gli speciali sulla salute, le rubriche dei telegiornali, fino agli infimi “salotti familiari” e ai consigli utili sull’alimetazione. Tuttavia pur essendo lo spettacolo intriso di biopolitica, non fa informazione su di essa, non è tematizzata al contrario dell’agenda politica ufficiale. La società dello spettacolo, apologa di se stessa, negando di fatto l’uomo è pure elogio invisibile del potere su di esso. Il potere diretto sull’individuo, spesso, è la faccia nascosta dell’azione politica. Al contrario, l’individuo è messo al centro e coinvolto da questioni che poco hanno a che fare con la propria soggettività, si veda la maggior parte delle notizie dell’agenda politica, economiche, culturali, interne al potere e lontane dal cittadino. Tuttavia il cittadino, è maggiormente cosciente su questioni estranee alla sua disciplina, piuttosto che ai temi etici che lo riguardano.
Negli ultimi mesi, il termine biopolitica è ritornato nel dibattito attraverso l’autorevole voce di Stefano Rodotà. L’occasione per rimettere in campo le questioni del corpo dell’individuo è nata dalla riproposta di un’ “Agenda Etica” in Parlamento attraverso il ddl Calabrò (deputato del Pdl). Temi delicati quali libertà di scelta e diritto alla vita, tornano alla ribalta proprio mentre il capo del governo deve difendersi da indecenze e cattivi esempi. L’agenda etica si scaglia contro l’aborto farmacologico, sostiene l’impostazione proibizionista sulla procreazione medicalmente assistita, propone un ddl sul testamento biologico e pone nuovi vincoli legali alla ricerca sulle cellule staminali e alla possibilità di cura per milioni di persone. In particolare, il ddl sul testamento biologico, nega alla persona la piena libertà di scelta rispetto ai trattamenti sanitari da ricevere, in più, considera non vincolanti per il medico le dichiarazioni anticipate di trattamento del malato ed esclude la possibilità di rifiutare la nutrizione e l’idratazione artificiale. Si nega l’articolo 32 che chiaramente esprime i limiti della legge rispetto alla volontà dell’individuo: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Ignazio Marino, chirurgo e senatore del Pd, ribadisce la strumentalità di questa legge, la sua approvazione andrebbe contro evidenze scientifiche e libertà individuali: «è solo una legge strumentale, che non guarda all’interesse del paese, ma serve a rafforzare una maggioranza traballante, con un premier sommerso da scandali internazionali». L’eticità dello Stato si forgia su dogmi etico-religiosi e ad essi si rifà la legislazione. La condanna dell’aborto farmacologico, il cosiddetto aborto a domicilio, rifiutato per una tutela apparente dei diritti della donna, in quanto non più problema sociale ma di diritto privato, avviene proprio mentre cambiano i criteri di selezione delle donne del partito. Il casting è anch’esso a domicilio, questa volta, però, nella villa del Premier. Ci auguriamo che almeno il dogma anti-contraccettivo sia stato superato!
Il ddl si propone di attuare una grande rivoluzione antropologica. Lo Stato, indifferente ai dati dei sondaggi (secondo l’Eurispes il 77,2 % della popolazione è a favore del testamento biologico), in nome dell’etica, sceglie l’accanimento. Il ddl Calabrò è antiscientifico e nega il diritto ad autodeterminarsi, si basa su questioni di vita apparente e formalità legate ad un etica passatista, in una società immersa nel sonno eterno in cui si è costretti a rimanere vivi. Diritto alla salute e diritto all’autodeterminazione si confondono; il progetto di legge, proponendosi come possibilità di scelta, di fatto impone l’obbligo a vita, in un contesto di terrorismo assistenziale. Evidenti sono inoltre gli ammiccamenti al Vaticano, la fede nel potere assoluto che vede riuniti Chiesa e Stato, in un periodo in cui l’alleanza è a rischio dopo gli scandali delle escort. È la fede nel controllo sociale che fonde assieme moralità e legge.
La legge giustifica la violenza, essa stessa si fonda sulla propria negazione, il Presidente è sovrano ed indagato, è potere e sua negazione, portatore di morale e di vergogna.
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