Milano, i Giardini di Porta Venezia
Vi siete mai chiesti quale sia la storia dei Giardini Indro Montanelli (ex Giardini Pubblici di Porta Venezia) nei quali passeggiate mangiando il gelato la domenica? È un storia avvincente che inizia con Manzoni e si chiude con un’elefantessa impagliata. Nei “Promessi Sposi”, ambientati all’inizio del Seicento, Manzoni ci regala una pittoresca descrizione della zona su cui successivamente sorgeranno i giardini, descrivendola come caratterizzata da «orti cinti di siepe, e ad intervalli casucce, abitate per lo più da lavandai». Davanti agli occhi di Renzo che sta entrando a Milano si dipana un territorio ampiamente agricolo e sostanzialmente escluso dalla città vera e propria. È il Settecento austriaco a cambiare in profondità l’area di Porta Venezia: nel 1780 il viceré di Milano Ferdinando d’Asburgo-Este incarica l’architetto Giuseppe Piermarini di trasformare l’area nel primo grande giardino pubblico di Milano con ampi viali alberati e curatissime aiuole geometriche. Tra 1856 e 1862 il giardino viene ampliato adottando uno stile pittoresco e naturalistico. Negli anni ’50 del Novecento uccelli esotici, cervi, scimmie e persino Bombay, un’elefantessa indiana, diventano i graditi ospiti dei giardini pubblici. Se vi capita di fare un salto ai giardini passate a rendere omaggio alla statua di Indro Montanelli e a fare un salutino a Bombay che, dopo la morte, è stata imbalsamata ed esposta nel Museo di Scienze Naturali.
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